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Salvini: “Giustizia è fatta”. Ma quando l’indagato è lui si rifugia dietro l’immunità parlamentare

Matteo Salvini invoca la giustizia per Carola Rackete, la stessa giustizia dalla quale è sfuggito nel caso della Nave Diciotti. Perché Salvini è così: forte con i deboli, debole con i forti.
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"Giustizia è fatta" è questo lo slogan con il quale Matteo Salvini ha accolto l'arresto da parte della Guardia di Finanza di Carola Rackete. Alla violenza con la quale un Ministro dell'Interno si scaglia contro una trentenne che salva vite c'è da aggiungere un tassello che rende questa storia, se possibile, ancora più tragica: Matteo Salvini dall'alto del suo scranno urla e chiede la punizione della legge per gli altri ma quando si tratta di sé stesso invoca l'immunità parlamentare.

È la logica che Salvini applica da sempre, forte con i deboli, debole con i forti. Come i suoi amici e finanziatori del gruppo Atlantia (i Benetton e Autostrade per l'Italia per capirci). Contro di loro si è scagliato il Movimento 5 Stelle all'indomani del crollo del ponte Morandi mentre Matteo Salvini faceva orecchie da mercante e se ne guardava bene dal prendere una posizione contro una famiglia a cui tutto il centrodestra deve tanto.

C'è poi il caso della Nave DiciottiIl Ministro degli Interni è accusato di sequestro di persona e non appena le cose iniziano a mettersi davvero male Salvini fa una cosa che nessun cittadino comune potrebbe fare: invia una lettera al Corriere della Sera. Una lettera in prima pagina in cui invoca l'immunità parlamentare (che poi prontamente otterrà) e lo fa senza avvisare gli alleati di governo.

Salvini è questo: "una tigre di carta", un "guappo di cartone", forte con i deboli, debole con i forti. Non una parola sui 49 milioni di euro sottratti dal suo partito; non una parola sulle collusioni tra parti della Lega e la criminalità organizzata; non una parola sui capi ultras arrestati per spaccio con cui amava farsi fotografare.

Nei suoi post c'è sempre e solo odio verso gli ultimi, i più deboli. Perché sono quelli più facili da colpire, quelli che non hanno mezzi per difendersi. Uomini comuni, a volte anche con problemi psichiatrici, che vengono dati in pasto alla sua macchina della propaganda.

E così propaganda dopo propaganda si arriva alle urla rivolte alla capitana della Sea Watch in questo video: "Ti devono violentare", "ti piace il c..o nero". No Ministro, questa non è giustizia, è odio contro chi salva vite umane, è invocare allo stupro contro una donna. Ma anche stavolta lei non dirà nulla perché questo è il ruolo che si è scelto: quello di chi sta dalla parte dei più forti e mai dei più deboli.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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