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Salvini contro lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035: “È un regalo alla Cina”

“Non vorrei che, dopo il Qatargate, emerga a Bruxelles un Chinagate. Eliminare le macchine a combustione tradizionale entro 12 anni, distruggendo lavoro e industrie europee e italiane per regalarle alla Cina, è un suicidio economico e sociale”: lo scrive Matteo Salvini sui social.
A cura di Annalisa Girardi
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Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e leader della Lega, torna ad attaccare il pacchetto europeo sul clima che prevede lo stop della vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035. "Eliminare le macchine a combustione tradizionale entro 12 anni, distruggendo lavoro e industrie europee e italiane per regalarle alla Cina, è un suicidio economico e sociale", scrive sui social il leader della Lega.

Alludendo poi a un presunto piano per favorire l'economia cinese: "Non vorrei che, dopo il Qatargate, emerga a Bruxelles un Chinagate", prosegue.

Non è la prima volta che il ministro dei Trasporti si oppone alla misura europea, che ha come obiettivo quello di tagliare le emissioni inquinanti in modo da raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. "Fabbriche e negozi chiusi in Italia e in Europa, operai e artigiani senza lavoro e stipendio, e dipendenza a vita dalla Cina. La Lega farà di tutto per fermare questa follia", aveva dichiarato Salvini quando era stato raggiunto l'accordo tra le istituzioni Ue.

"È una decisione storica", aveva commentato invece il presidente della commissione Ambiente al Parlamento europeo, Pascal Canfin, annunciando però, in risposta alle preoccupazioni condivise anche dal gruppi dei Popolari, l'istituzione di un fondo di transizione per i dipendenti del settore. Gli effetti sul mercato occupazionale, infatti, sono la questione più delicata del pacchetto.

Che comunque prevede dei passaggi intermedi. Intanto, entro il 2030, i produttori dovranno tagliare del 55% le emissioni delle nuove auto che vengono immatricolate sul mercato (per i veicoli commerciali la percentuale è ridotta la 50%). Tutte le decisioni, comunque, saranno riesaminate nel 2026 per valutare gli effetti della misura e la sostenibilità degli obiettivi a breve termine.

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