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Sala prova a mediare: a Milano un confronto Renzi – Orlando – Emiliano per le primarie

Il primo cittadino di Milano ha chiesto ai tre sfidanti alla segreteria del Partito Democratico di organizzare un confronto pubblico in città, incentrato non solo sui temi “di sinistra” ma anche e soprattutto sul rapporto tra Milano e il futuro governo. Sala non ha ancora sciolto la riserva e dichiarato a chi darà il proprio sostegno per queste primarie, ma poche settimane fa ha invitato Matteo Renzi a cambiare atteggiamento, rinunciando a circondarsi solo di “yes-man”.
A cura di Charlotte Matteini
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Foto Piero Cruciatti / LaPresse 11-06-2016 Milano, Italia Politics Beppe Sala e Stefano Parisi ospiti dell' Edicola 2.0 Nella foto: Beppe Sala Photo Piero Cruciatti / LaPresse 11-06-2016 Milano, Italy Politics Beppe Sala and Stefano Parisi meeting at Edicola 2.0 In the Photo: Beppe Sala

Il sindaco di Milano, Beppe Sala, discutendo privatamente con i tre candidati alla segreteria del Partito Democratico, ha proposto l'organizzazione di un dibattito in città, evento durante il quale i tre sfidanti dovrebbero parlare non solo del loro progetto per il Partito Democratico, ma affrontare "temi di sinistra" e soprattutto discutere del futuro rapporto tra Milano e il governo nazionale. Il primo cittadino di Milano, non iscritto al Partito Democratico, non ha ancora sciolto la riserva e non ha dichiarato chi sosterrà e se sosterrà qualcuno dei candidati alle primarie del Partito Democratico e probabilmente non si sbottonerà nemmeno a ridosso della data, visto che più volte a sostenuto di dover essere assolutamente super-partes in quanto sindaco di una città importante come Milano: "Schierarmi potrebbe equivalere a dare, in un certo senso, un'indicazione di come si schiera Milano", ha spiegato Sala, facendo intendere di essere più interessato a un ruolo di mediatore, o meglio di megafono del confronto, che non di tifoso.

Non si è mai schierato apertamente, Beppe Sala, ma circa un mese fa, insieme al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, ha firmato un appello chiedendo al dimissionario Matteo Renzi di cambiare atteggiamento per salvare il Partito Democratico e non disperdere il patrimonio di consenso accumulato, accettando inoltre di non circondarsi sempre e solo di "yes-man" fedeli al capo: "L'esito del referendum ha tracciato una linea dopo la quale nulla è più come prima. Anche per lui. È quindi necessario che per riproporsi alla guida del Partito (e, ancor di più, alla guida del Paese), Renzi accetti l'idea di un cambio di passo, di un cambiamento nella qualità della sua leadership politica; è anche sempre più possibile, anche se forse non auspicabile, prospettiva proporzionale a suggerire una maggiore e diversa capacità inclusiva. Il Pd non ha e non avrà certamente la possibilità di governare da solo, ma ha il compito di restare il punto di riferimento del vasto schieramento di chi si riconosce nella sua cultura riformista. Per questo è decisivo per Renzi, non rinchiudersi in gruppi ristretti ma avere la disponibilità a veleggiare in mare aperto con nuovi equipaggi, non necessariamente composti da persone di stretta osservanza del capitano. Anche da questa disponibilità dipende l'aggregazione al suo progetto di tante forze innovatrici, fra le quali ci annoveriamo anche noi, che possono aiutare il Paese a trovare la giusta rotta".

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