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Rula Jebreal a Fanpage: “La lezione di Mamdani è che si vince se si migliora la vita delle persone”

La vittoria di Zohran Mamdani a New York potrebbe segnare un cambiamento nella politica americana, grazie alle sue proposte concrete e al linguaggio inclusivo; Fanpage.it ne ha parlato con la giornalista Rula Jebreal per analizzare le implicazioni politiche e sociali di questo risultato.
Intervista a Rula Jebreal
Giornalista, scrittrice e docente universitaria
A cura di Francesca Moriero
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La vittoria di Zohran Kwame Mamdani alle elezioni per il sindaco di New York non è soltanto la storia di un outsider che sconfigge l'establishment democratico e resiste agli attacchi di Donald Trump, ma il segno di una mutazione profonda nel linguaggio politico americano, e forse, più in generale, di un'epoca in cui il potere torna a essere misurato sulla capacità di ascoltare la vita quotidiana delle persone. Mamdani, 34 anni, socialista, nato in Uganda e cresciuto nel Bronx, ha vinto infatti scommettendo su temi concreti: il diritto alla casa, il costo degli affitti, il salario minimo, la giustizia sociale. Ma la sua campagna non è stata solo economica, è stata anche, e soprattutto, un esperimento culturale e civile, fondato su inclusione, pluralismo e solidarietà. In un'America ancora attraversata da profonde disuguaglianze e fratture identitarie, il suo messaggio ha parlato con forza alle nuove generazioni, ai lavoratori precari, alle comunità migranti e a chi, in questi anni, non si è più riconosciuto nella politica tradizionale.

La sua elezione arriva in un momento di grande tensione internazionale e di risveglio progressista interno: in diverse città americane, i candidati democratici hanno puntato su piattaforme sociali e redistributive, vincendo anche in Stati storicamente repubblicani. Per capire la portata di questo risultato e il suo possibile impatto sulle dinamiche globali, Fanpage.it ne ha parlato con la giornalista e scrittrice Rula Jebreal, che da anni analizza i legami tra politica americana, movimenti sociali e diritti umani.

La vittoria di Zohran Mamdani rappresenta un cambiamento strutturale nella politica americana o resta un episodio simbolico?

I democratici hanno vinto non solo a New York, ma nello Stato repubblicano del New Jersey e in Virginia… Oltre alla modifica della legge elettorale in California e il coraggio dei candidati democratici che hanno parlato di lotta alla povertà e hanno messo al centro del loro programma politico la dignità e i diritti di tutti i cittadini, la pace, la giustizia e la difesa del diritto internazionale.

Risultati che insomma indicano un cambiamento profondo nella politica americana. Mamdani ha infatti unito proposte concrete, come affitti e salari, a un linguaggio inclusivo e multiculturale. Può essere un modello replicabile anche altrove?

Certamente, l'America ha sete di leader che parlino ai giovani e soprattutto che parlino con i poveri, con gli ultimi, gli invisibili, quelli che la politica ha tradito e ha abbandonato. Questa è la più grande lezione: si vince facendo la sinistra, governando per migliorare la qualità di vita delle persone e non per difendere lo status quo marcio.

Quanto dovremmo guardare a ciò che accade a New York per comprendere anche le dinamiche europee o italiane, in particolare sul piano delle politiche urbane e sociali?

I democratici hanno perso le elezioni presidenziali un anno fa perché hanno lasciato che i loro finanziatori dettassero l'agenda politica e hanno ignorato la volontà popolare dalla base… 22 milioni di dollari sono stati spesi per affossare Mamdani, nonostante ciò ha vinto perché non ha ascoltato i finanziatori, ma la base elettorale, la volontà popolare che voleva un cambiamento epocale. Più pace, più giustizia, lotta alla povertà. I newyorkesi sono indignati che il governo centrale invii 30 miliardi a Israele nel 2024, mentre molti non riescono a pagarsi l'affitto e non hanno accesso alla sanità.

Quali saranno, secondo te, le sfide più difficili per Mamdani nei prossimi anni?

La sua vittoria è un ripudio di Trump e del trumpismo. Trump farà di tutto per ostacolare e sabotare il programma politico di Mamdani, perché il suo successo politico significherebbe il fallimento politico di Trump. Ma io temo anche per la sua vita: tantissimi filo-israeliani, armati e radicalizzati, continuano a minacciarlo.

Cosa dobbiamo aspettarci allora concretamente da Donald Trump?

Vendetta contro New York. I finanziamenti del governo federale saranno rallentati o dirottati. Incitamento all'odio e alla violenza contro Mamdani. L'uso della giustizia come arma contro gli avversari politici.

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