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Ritardi liste d’attesa sanità, l’80% degli Italiani rinuncia alle cure: dati in peggioramento nel 2025

Secondo un sondaggio Ipsos condotto per la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fmmg), l’80% degli italiani infatti ha rinunciato alle cure del Ssn più di una volta a causa dei lunghi tempi di attesa per visite ed esami. Tra coloro che rinunciano, l’84% si rivolge a un privato e il 13% rinuncia del tutto a curarsi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Otto italiani su 10 hanno rinunciato più di una volta all'assistenza del Servizio sanitario nazionale a causa delle liste d'attesa- Mentre il medico di famiglia resta un presidio più accessibile, e da cui si può ricevere una consulenza in pochi giorni. Ma il dato più preoccupante è che si registra nel 2025 un significativo incremento della rinuncia alle cure a causa delle liste di attesa.

L'80% degli italiani infatti ha rinunciato alle cure del Servizio Sanitario Nazionale più di una volta a causa dei lunghi tempi di attesa per visite ed esami. Questa percentuale, ricavata da un sondaggio condotto da Ipsos per la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) per la giornata mondiale del medico di famiglia del 19 maggio, è tra l'altro in netto peggioramento rispetto al 65% del 2024.

Tra chi rinuncia, l'84% si rivolge a un privato e il 13% rinuncia del tutto a curarsi. Al contrario i tempi di attesa per un appuntamento dal proprio medico di famiglia sono bassissimi: il 73% dei cittadini viene ricevuto entro una settimana, l'87% entro due settimane, solo il 4% oltre le due settimane.

"Di fronte a una Sanità al collasso, la medicina generale resta l'ultimo servizio ancora adeguato a fornire ai cittadini un servizio gratuito e accessibile senza attese per le piccole urgenze ed entro pochi giorni per le visite su appuntamento –  commenta Fimmg – Le proposte di riforma da parte di alcune Regioni avrebbero lo scopo di trasformare l'efficienza del modello attuale della medicina generale in quello della dirigenza, con la diretta conseguenza di creare le liste di attesa laddove oggi non esistono, come già sta accadendo nei pochi Paesi in cui il medico di famiglia è un dipendente".

Un altro dato significativo per l'Ipsos riguarda i cittadini che hanno rinunciato a curarsi con il Ssn, perché la prestazione di cui avevano bisogno non veniva erogata nella zona in cui vivevano: è accaduto più di una volta al 53% degli italiani contro il 44% rilevato nel 2024. In questo caso il 76% del campione si è rivolto al privato e ben il 20% ha rinunciato del tutto alle cure tra la popolazione generale: un valore che sale al 28% tra le persone in difficoltà economica.

Al contrario, il 78% dei cittadini afferma di essere soddisfatto del proprio medico per la vicinanza dello studio alla propria abitazione, distante non più di 2 chilometri nel 63% dei casi e raggiungibile a piedi dal 41% del campione, in particolare dal 54% nel Sud Italia.

"Anche in questo caso il sondaggio conferma che per i nostri pazienti la prossimità dell'assistenza sanitaria di base è di primaria importanza e che la diffusione capillare dei nostri sessantamila studi medici è garantita su tutto il territorio nazionale", conclude Fimmg che sorta a "salvaguardare questo modello e rinforzare l'offerta dei servizi vicino alle persone".

M5s: "Ssn gestito della destre è fallito"

"Questo è il Paese reale", ha commentato su Facebook il presidente dei senatori del Movimento cinque stelle, Stefano Patuanelli, rilanciando il sondaggio Ipsos. "Mentre quello che chiamano ‘buon governo delle Regioni' fa i capricci anche in Friuli Venezia Giulia con la Lega che rimette le deleghe e la maggioranza che va in frantumi, il Sistema sanitario nazionale gestito dalle destre è fallito".

Pd: "Riorganizzare la medicina del territorio"

"I dati del sondaggio condotto da Ipsos per la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) confermano l'urgenza di intervenire per ridurre davvero i tempi di attesa, visto che ormai l'80% degli italiani ha rinunciato alle cure del Ssn almeno una volta proprio a causa delle file interminabili e del tempo necessario per ottenere una prestazione dovuta dallo Stato. Un dato, peraltro, cresciuto enormemente rispetto al 2024 dove si attestava al 65%", ha detto Ilenia Malavasi, deputata del Pd e membro della commissione Affari sociali della Camera.

"I dati stanno peggiorando e il decreto liste di attesa si è dimostrato un grande bluff, come abbiamo denunciato fin dall'inizio. Abbiamo una grande risorsa che è rappresentata dai medici di famiglia che sono il primo presidio di salute sul territorio e sono in grado di fornire un servizio gratuito e accessibile, in grado di indirizzare i pazienti. Rappresentano la garanzia di un sistema sanitario pubblico capace di assistere tutti in base alle personali necessità. Abbiamo bisogno di investire e rinnovare la nostra medicina territoriale, mettendola nelle condizioni di essere più efficace, con team multi-professionali, con l'infermiere di famiglia ma anche con investimenti tecnologici ed informativi. Tutto questo non si può fare senza il contributo fattivo e la presenza dei medici di famiglia, che devono rappresentare il perno del nuovo sistema territoriale. Tra il 2009 e il 2022 il numero di medici di medicina generale in Italia è però diminuito di circa 7.000 unità, mentre il numero di pazienti per medicoè aumentato. La pandemia ha reso ancora più evidente l'importanza di questa professione e la necessità di renderla attrattiva: oggi il modello della medicina generale non è più sostenibile, ma va riformato in modo equo, garantendo il ricambio generazionale. La medicina del territorio va riorganizzata per garantire un futuro al nostro Servizio sanitario nazionale, per far fronte all'attuale carenza di medici, per combattere la crisi vocazionale che oggi investe la medicina generale e soprattutto per garantire il diritto alla tutela della salute sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione".

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