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Riforma del lavoro, Maurizio Sacconi: “Il governo non subisca veti”

L’ex Ministro del lavoro ribadisce la necessità di modificare l’articolo 18. E sull’imminente riforma del lavoro sentenzia: “Per il governo sarà la prova del nove”.
A cura di Alfonso Biondi
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L'ex ministro del lavoro Sacconi

Sull'articolo 18 l'esecutivo presieduto da Mario Monti dovrà procedere "senza consegnare a nessuno il potere di veto". Ad affermalo è l'ex Ministro del lavoro Maurizio Sacconi che, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, dice la sua sull'imminente riforma del lavoro, definendola "la prova del nove" per il governo. Per Sacconi la strada imboccata, quella del confronto costante con le parti, è quella giusta, ma bisognerà che il governo decida in piena autonomia.

"L'articolo 18 inibisce le assunzioni"- Sull'articolo 18 l'ex Ministro dimostra di avere le idee chiare: a suo parere sarà necessario "lasciare il diritto al reintegro nel posto di lavoro sui licenziamenti discriminatori mentre in tutti gli altri casi il lavoratore va adeguatamente indennizzato in un contesto di maggiore tutela di disoccupati". E a Bersani- che, intervenendo alla manifestazione “Dal Sud con le donne, ricostruiamo l'Italia”, aveva affermato di non aver mai incontrato un imprenditore che avesse detto "mi fermo o non mi fermo in Italia per l’articolo 18"- risponde che "tutti organismi sovranazionali degli investitori esteri, delle organizzazioni d'impresa ritengono tale articolo una fortissima inibizione ad assumere e a farlo con contratti di qualità".

Licenziamenti disciplinari cuore del problema- Il nocciolo della questione per Sacconi sono i licenziamenti disciplinari. L'ex Ministro spiega che oggi il datore di lavoro è di fatto costretto a rinunciare a" licenziare dipendenti infedeli o incapaci perché consapevole che il giudice reintegrerebbe il lavoratore, magari con 7-8 anni di ritardo, e dovendo pagare tutti gli arretrati". Ecco perché, a suo dire, il sistema attualmente in vigore non conviene a nessuno. Il Ministro, a precisa domanda dell'intervistatore, dice che l'articolo 18 non dev'essere abolito, ma corretto. E aggiunge: "Come si è visto sulle liberalizzazioni le resistenze conservatrici si sono rivelate una tigre di carta". E sull'arbitrato volontario sui licenziamenti, strada che aveva già imboccato il governo Berlusconi, afferma: "Può certamente favorire soluzioni rapide delle controversie, ma non basta".

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