Ricci (Pd) a Fanpage: “Nelle Marche la destra sa solo nascondersi dietro Meloni, per questo vinceremo”

Matteo Ricci è il candidato presidente delle Marche per la coalizione di centrosinistra alle elezioni regionali 2025. I sondaggi dicono che è in svantaggio di pochi punti contro il presidente uscente, Francesco Acquaroli di Fratelli d'Italia: la partita è aperta. Rispondendo alle domande di Fanpage.it, Ricci ha chiarito ha attaccato il suo rivale che in campagna elettorale ha scelto di "nascondersi dietro l'immagine di Giorgia Meloni" invece di "metterci la faccia". Ha ribadito la volontà di riconoscere lo Stato di Palestina e tagliare i rapporti commerciali delle Marche con Israele. E ha chiarito che la vicenda giudiziaria in cui è coinvolto non l'ha danneggiato, nonostante gli attacchi "con violenza e metodi quasi ‘squadristici'" della destra.
Le elezioni nelle Marche sono quelle dall’esito più incerto, stando ai sondaggi pubblicati finora, e si terranno per prime, il 28 e 29 settembre. Pensa che il risultato avrà un impatto ‘a catena' anche sulle altre regionali?
Il destino delle Marche è nelle mani dei marchigiani. Lo abbiamo detto fin dall'inizio e non smetteremo di ripeterlo. La data non ci spaventa, anzi, abbiamo sempre detto che eravamo pronti a votare anche a Ferragosto. Si è parlato molto di noi come dell'Ohio d'Italia, ma la verità è che per il governo di Giorgia Meloni questa Regione è un fortino di Fratelli d'Italia: una sconfitta verrebbe considerata una ferita non da poco per il partito della premier.
Noi puntiamo sul cambiamento, che proponiamo agli elettori con punti programmatici concreti. La destra punta alla conservazione del potere, in special modo nelle Marche. Ma i marchigiani sanno di non essere solo una casella da riempire e sceglieranno in autonomia.
Vincere qui aiuterebbe il centrosinistra nelle Regioni dove parte più in svantaggio?
Ogni Regione ha una storia a sé, sono fiducioso che gli elettori sappiano individuare la persona che ritengono più idonea a guidare il territorio. E il centrosinistra ha saputo mettere in campo personalità forti, competitive, radicate sui territori, per vincere le sfide d'autunno.
Ha detto che le Marche per FdI sono un "fortino", e Acquaroli in effetti è l'unico presidente di Regione meloniano insieme a Marsilio in Abruzzo. Quindi, l'attenzione della premier è particolarmente alta. Sarà un vantaggio per lui?
Acquaroli spera che nascondendosi dietro l'immagine di Giorgia Meloni possa trarre maggiori consensi. Ma una campagna giocata senza metterci la faccia, senza ascoltare le istanze delle persone, affidandosi solo ai grandi appoggi di Roma, è una presa in giro ai marchigiani.
Credo che alla prova del voto i cittadini dimostreranno di volere a capo della Regione una persona autorevole e che ha a cuore il proprio territorio, non un mero esecutore di ordini calati dall'alto. Le Marche meritano un cambio di marcia, dopo anni di vuoto politico, di "Signor sì, signora" rivolti a Palazzo Chigi, di mediocrità e declino economico.
Il campo largo si presenta insieme in tutte le Regioni, cosa che non si vedeva da diversi anni. È un modello per le prossime elezioni politiche?
La vera notizia di queste elezioni è proprio che per la prima volta le opposizioni si presentano unite e compatte. La destra lo sa bene e, infatti, è ancora balbettante sui candidati da presentare nelle altre Regioni. Nelle Marche abbiamo costruito un'Alleanza del cambiamento ampia e rispettosa delle molteplici istanze e visioni contenute in essa. Ci riteniamo popolari, plurali, con lo sguardo rivolto agli ultimi e ai fragili, riformisti e progressisti: se saremo di ispirazione per il futuro, non potrà farci che piacere.
I partiti sono insieme, ma i leader – Schlein, Conte, Renzi, Bonelli, Fratoianni… – non sono mai saliti tutti su uno stesso palco in campagna elettorale. Invece Salvini, Tajani e Meloni sì. Sarebbe servito?
Noi – a differenza della destra locale – non prendiamo ordini da Roma, la nostra è una campagna condotta tra la gente e per la gente. Ecco perché non ci danneggerà il fatto che non ci sia un evento con tutti i leader, anzi. Mentre la destra ha fatto un evento con i leader nazionali, noi, nella stessa giornata, siamo stati con Elly Schlein e Stefano Bonaccini, accolti da una piazza gremita.
Chiuderemo, invece, il 25 settembre, con Alessandra Todde e Stefania Proietti, governatrici di regioni in cui si è già dimostrato di poter vincere con un centrosinistra forte e unito, come è il nostro, nelle Marche. La nostra è una scelta popolare e di unità, dal primo istante, fino alla vittoria.
Nelle altre Regioni in molti casi – Puglia, Campania, Veneto – il centrodestra deve ancora trovare un candidato. Sarà una debolezza quando si arriverà alle urne? E il risultato nelle Marche inciderà anche su queste decisioni?
È chiaro che il centrodestra stia aspettando l'esito delle Marche per decidere come coprire le caselle ancora libere nelle altre Regioni. Questo è un chiaro segno che a loro interessa solo spartirsi le poltrone, non individuare figure forti e competenti, formate sui territori, per competere nella tornata elettorale d'autunno. Questo dimostra la loro debolezza e il loro approccio verticistico, che maltratta le Regioni e i loro cittadini.
Ha fatto discutere la presenza di gruppi organizzati di soldati israeliani in vacanza (durante periodi di permesso) nelle Marche. La Regione dovrebbe intervenire?
Si tratta di una vicenda poco chiara, della quale Acquaroli dice di non sapere nulla. Con me presidente della Regione Marche non sarà più possibile una situazione del genere.
Sempre per quanto riguarda le vicende internazionali, crede che la missione della Global Sumud Flotilla, che ha concentrato ancora di più l’attenzione nazionale e mondiale su Gaza, possa avere degli effetti sul voto in Regione?
Il tema non è se questa vicenda influenzerà o meno il voto, è certamente un fatto che colpisce l'opinione pubblica. L'unica cosa certa è che con me ci sarà il riconoscimento dello Stato di Palestina, che chiederò durante la prima seduta del Consiglio regionale, così come proporrò di interrompere i rapporti con le aziende israeliane che stanno aiutando le operazioni militari a Gaza. Sono fermamente convinto che solo tramite il riconoscimento della Palestina e attraverso la soluzione dei "due popoli, due Stati" si possa giungere alla pace in quel martoriato territorio.
A luglio c’è stato il rischio che l’appoggio del M5s saltasse, quando è emersa l’inchiesta sugli appalti che la riguarda. La vicenda giudiziaria vi farà perdere consensi?
No, l'onda di affetto e sostegno che sto ricevendo mi dice che da questa vicenda, rispetto alla quale sono totalmente estraneo, usciremo più forti di prima. La verità è che, attaccandomi con violenza e metodi quasi "squadristici" attraverso le seconde e terze linee della destra, mi stanno rendendo più forte. Io sono sereno e fiducioso nel lavoro della magistratura, e proseguo la mia campagna con l'impegno consueto, concentrandomi sui veri problemi dei marchigiani e offrendo loro soluzioni concrete.
Quali sono le priorità per le Marche, le primissime misure concrete su cui vuole lavorare se eletto?
La nostra priorità assoluta è la sanità pubblica, che negli ultimi cinque anni è peggiorata in modo evidente. Vogliamo investire almeno il 7% del Pil in sanità, se necessario andando a battere i pugni sul tavolo a Roma, affinché il diritto alla salute dei cittadini sia garantito.
Non possiamo accettare le liste d'attesa infinite, i pronto soccorso intasati, i 160 milioni spesi dalla Regione Marche per coprire la mobilità passiva dei pazienti verso l'Emilia Romagna e la Lombardia. E poi c'è il dato più drammatico di tutti: un marchigiano su dieci rinuncia a curarsi perché non trovando risposte nel pubblico non può rivolgersi al privato, perché non ne ha la possibilità economica.
Vogliamo poi affrontare il "caro-scuola" con una misura concreta, per venire incontro ai bisogni reali delle famiglie.
Quale?
Bus e treni gratuiti per tutti gli studenti marchigiani, fino ai 18 anni. Sul fronte economico, serve un patto per il lavoro per sostenere imprese e lavoratori. Stanzieremo subito 10 milioni di euro per l'internazionalizzazione e l'innovazione, affinché la manifattura marchigiana contrasti gli effetti dei dazi, trovando nuovi mercati.
Alcune Regioni stanno sperimentando con un salario minimo regionale. Intendete farlo anche voi?
Sì, basta stipendi da fame pagati con soldi pubblici: nelle Marche introdurremo il salario minimo di 9 euro all'ora negli appalti regionali, con rispetto dei Ccn, controlli veri ed esclusione di chi non rispetta le regole. È la direzione giusta: sotto i 9 euro non è lavoro, è sfruttamento.
Infine, vogliamo valorizzare il turismo culturale, un volano di sviluppo per la nostra regione. La classe media emergente, specie nei Paesi asiatici, ha "fame" di bellezza e cultura italiana. Mentre le grandi città sono in overbooking, le Marche possono proporsi come meta di turismo culturale, un tipo di offerta che si affianca ai tradizionali percorsi legati alle specificità del territorio e che non è legata alle stagioni.