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Revenge porn diventa reato: ok all’unanimità alla Camera all’emendamento al Codice Rosso

Passa all’unanimità in commissione Giustizia alla Camera l’emendamento al Codice rosso per le violenze di genere, che introdurrebbe il reato di revenge porn. “Portiamo in aula un emendamento della Commissione presentato dalla relatrice Stefania Ascari e condiviso da tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione. Felici per aver trovato questa intesa”, ha detto la presidente della Commissione Giustizia, Francesca Businarolo (M5S).
A cura di Annalisa Cangemi
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L'odiosa pratica del revenge porn potrà presto essere considerata un reato. È passato infatti alla Camera il discusso emendamento che punisce la diffusione di immagini e filmati intimi, senza il consenso delle vittime. Giovedì scorso il testo si è trasformato nel perfetto pomo della discordia in Aula. Oggi il sì in commissione è stato unanime: 461 voti a favore e questa volta nessun voto contrario. Lo scorso giovedì l'emendamento al ddl Codice rosso anti-violenza, presentato dalla deputata Laura Boldrini era stato bocciato per soli 14 voti.

L'emendamento invece della deputata di Forza Italia Federica Zanella, che riprendeva quasi del tutto il disegno di legge che sempre giovedì era stato presentato in Senato dal M5S (primo firmatario Elvira Lucia Evangelista), si era arenato: dopo un acceso dibattito le deputate dell'opposizione, in testa la deputata azzurra Stefania Prestigiacomo, avevano occupato i banchi del governo per protesta. Il presidente della Camera Roberto Fico aveva infatti sospeso i lavori dell'Aula prima che l'emendamento contro la pornografia non consensuale in rete potesse essere votato. Oggi l'accordo è stato accolto da un applauso, e i deputati azzurri e dem si sono alzati in piedi battendo le mani.

Le polemiche erano esplose perché il M5S in un primo momento aveva detto di non voler approvare l'emendamento perché aveva creato solo un ulteriore caos normativo: sarebbe stato preferibile invece approvare una legge più organica, a partire da testo di Evangelista. Poche ore più tardi, giovedì sera, Luigi Di Maio aveva fatto sapere dagli Stati Uniti che i pentastellati avrebbero votato sì alla Camera, e che questo sarebbe potuto essere un primo mattone per costruire un muro più solido contro gli abusi e le violenze di genere in rete, fenomeno dilagante e preoccupante per la sua diffusione, seppure silente.

L'emendamento approvato, presentato dalla relatrice 5Stelle Ascari, recepisce i testi di Boldrini e Zanella. Soddisfatto il M5S: "Portiamo in aula un emendamento della Commissione presentato dalla relatrice Stefania Ascari e condiviso da tutte le forze politiche, di maggioranza e opposizione. Felici per aver trovato questa intesa", ha detto la presidente della Commissione Giustizia, Francesca Businarolo dei 5Stelle.

"Bene ok Camera a reato revenge porn: la diffusione non autorizzata in rete di foto o video intimi lede dignità e reputazione. Colmata lacuna normativa. Domani approveremo Codice rosso", ha scritto su Twitter la ministra della Pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno.

Ritirato invece l'emendamento al ddl Codice rosso sulla castrazione chimica, portato avanti da Giulia Bongiorno, a cui i pentastallati si sono da subito opposti. L'emendamento, presentato dal capogruppo della Lega Roberto Turri in commissione Giustizia alla Camera, darebbe la possibilità di usufruire della sospensione condizionale della pena se il condannato per reati di violenza sessuale accettasse di sottoporsi alla castrazione chimica. Oltre alla ministra della Salute Giulia Grillo, anche il presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera Giuseppe Brescia si era fermamente opposto: "Non voterò mai l'emendamento sulla castrazione chimica. Una proposta ridicola e medievale in linea con una strategia chiara: sporcare ogni buon provvedimento che vogliamo portare avanti".

"Siamo orgogliosi e felici che sia stato approvato all'unanimità il nostro emendamento sul revenge porn, perché la dignità delle donne è tema che ci sta a cuore e sul quale le forze politiche non devono dividersi – ha commentato il sottosegretario alla PA Mattia FantinatiFondamentale è stato superare il tema della castrazione chimica, che il M5S non condivide. Importantissima sarà anche l'opera di educazione dei minori circa l'uso consapevole del web. Ai nostri ragazzi va spiegato che il porno è finzione e, dunque, differente dalla vera sessualità che si deve basare sempre sul rispetto reciproco".

Anche per il ministro degli Interni Matteo Salvini è una giornata storica: "Oggi è una giornata di cui sono orgoglioso, da ministro, da italiano e da uomo. Una legge che dà la priorità alle denunce per violenza, che elimina sconti di pena per assassini, ergastolani e stupratori, che prevede sanzioni pesantissime per chi usa materiali, video e foto private per ricattare. Una legge di civiltà e buonsenso, un 8 marzo che dura tutto l'anno e difende seriamente le donne!"

Raccolte 120mila firme per ottenere una legge

A dicembre era stata lanciata una petizione su Change.org grazie al lavoro di associazioni come ‘Insieme in Rete', ‘Sentinelli' e ‘Bossy', per colmare il grave vuoto normativo nel nostro Paese. Ben 120mila persone avevano firmato per ottenere una legge che tutelasse le vittime della pornografia non consensuale in rete. Al coro di questi cittadini si erano uniti i 100mila firmatari della petizione del C.A.I, Centro Antiviolenza Italiano, che chiedeva l’approvazione di una legge contro la violenza di genere, il ‘Codice Rosso' appunto.

Alla richiesta delle associazioni aveva risposto l'ex presidente della Camera Laura Boldrini, che si era impegnata a scrivere appunto un testo, che accogliesse queste istanze. Proprio ieri, alla vigilia del voto alla Camera, centinaia di utenti della piattaforma online hanno partecipato a un vero e proprio un social media bombing sulla pagina Facebook ufficiale del vicepremier Luigi Di Maio per chiedergli di ascoltare l'appello delle associazioni.

"Un grande risultato per i firmatari della petizione e per tutti i nostri utenti. Il movimento per i diritti delle donne è il più grande sulla nostra piattaforma in Italia, con oltre 770mila sostenitori. Il fatto che oggi il Parlamento abbia approvato una legge nata su Change.org dimostra di quanta forza sono capaci i nostri utenti quando si uniscono nel sostegno a battaglie comuni. Non c’è limite a ciò che si può realizzare attraverso la piattaforma", ha commentato la direttrice di Change.org in Italia Stephanie Brancaforte.

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