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Referendum, il Tribunale deciderà sul ricorso presentato da Onida “non prima di 10 giorni”

In merito al ricorso presentato dall’ex presidente della Corte Costituzionale che richiede lo spacchettamento del quesito referendario relativo alla riforma costituzionale, il Tribunale di Milano ha fatto sapere che verrà presa una decisione “non prima di dieci giorni”.
A cura di Charlotte Matteini
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Il Tribunale civile di Milano, a cui il professor Valerio Onida ha sottoposto il ricorso relativo allo spacchettamento dei quesiti referendari e richiesto, implicitamente-  a meno di colpi di scena e improvvise riunioni della Corte Costituzionale per valutare la questione qualora la Prima Sezione di Milano presieduta dal giudice Loreta Dorigo dovesse rinviare gli atti alla Consulta – il rinvio a data da destinarsi del referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Secondo quanto si apprende dal Tribunale di Milano, nella persone del presidente della Prima sezione civile Paola Maria Gandolfi, per avere un parere da parte dei magistrati del foro si dovranno attendere almeno 10 giorni. Insomma, prima del 13 novembre non sarà possibile avere una risposta e nel frattempo il referendum rimane programmato per il 4 dicembre, visto che, nonostante la personale apertura del ministro dell'Interno Angelino Alfano a un rinvio della consultazione a causa dell'emergenza terremoto che ha colpito il Centro Italia, nessun parlamentare delle opposizioni ha accettato di discutere la proposta del capo degli Interni.

Nel ricorso presentato, l'ex presidente della Corte Costituzionale e professore di Diritto costituzionale dell'Università degli Studi di Milano Valerio Onida contesta la chiarezza e l'omogeneità del quesito "che per la sua eterogeneità viola la libertà di voto dell'elettore che si trova a dover decidere su un intero pacchetto senza poter valutare le sue diverse componenti" e per questo motivo ne chiede il cosiddetto spacchettamento, ovvero la separazione dei vari quesiti referendari, che al momento sono invece compressi in un'unica formulazione unitaria.

Secondo l’Avvocatura dello Stato, però, anche nel caso il giudice Dorigo dovesse inviare gli atti alla Corte Costituzionale, la Corte non avrebbe comunque – a livello teorico – il potere di sospendere la consultazione. In relazione al punto in questione, però, il professor Onida ha fatto notare, invece, che in caso di parere favorevole del giudice all’invio degli atti alla Consulta, in base ad un’interpretazione di legge, la Corte potrebbe sospendere la consultazione in attesa di decidere nel merito. Per sapere se il ricorso presentato dall'ex presidente della Corte Costituzionale avrà effetti sulla consultazione referendaria, non resta che attendere la decisione del tribunale di Milano.

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