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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Reddito di cittadinanza, Fratoianni a Fanpage.it: “Referendum per abolirlo è una bestialità”

Il segretario di Sinistra Italiana, intervistato da Fanpage.it, attacca i detrattori della misura: “Prendersela col reddito di cittadinanza, volerlo abolire e indicarlo come il male italiano e l’ostacolo allo sviluppo economico è semplicemente una bestialità”. Per la destra “la povertà è una colpa”, ma il problema è “il mercato del lavoro e le sue retribuzioni indecenti”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Italia Viva vuole abolirlo con un referendum, la destra cancellarlo definitivamente. Il reddito di cittadinanza torna a far discutere e si candida a essere uno dei temi centrali della campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo anno. Se gli attacchi non mancano, però, c'è anche chi difende strenuamente la misura a sostegno del reddito. Nicola Fratoianni, deputato e segretario di Sinistra Italiana, intervistato da Fanpage.it attacca i detrattori dell'aiuto e rilancia sui temi dei salari e del lavoro povero.

Ieri sarebbe dovuta cominciare la raccolta firme per l'abolizione del reddito di cittadinanza lanciata da Renzi e Italia Viva, ma sembra sia stata rimandata

Si saranno persi i banchetti o i moduli, non lo so. L'annuncio di un referendum organizzato da Italia Viva contro il reddito di cittadinanza è stato rassicurante fin dall'inizio, considerata la dimestichezza di Renzi con lo strumento. Al netto delle battute, la verità è che esiste in questo Paese un fronte politicamente trasversale che considera la povertà e la marginalità una colpa da punire e che ha come obiettivo combattere i poveri e non la povertà.

È un fronte unito, però, che chiede di cancellare la misura perché impatta negativamente sul mercato del lavoro. Non è così?

Prendersela col reddito, volerlo abolire e indicarlo come il male italiano e l'ostacolo allo sviluppo economico è semplicemente una bestialità. Di fronte alla condizione di un Paese come il nostro, nel quale la povertà cresce e aumenta la disuguaglianza, nel quale il lavoro è iper sfruttato e non garantisce la dignità, pensare che la politica si impegni a eliminare uno strumento come il reddito di cittadinanza è incredibile.

Giorgia Meloni lo definisce "metadone di Stato", che ne pensa?

È sempre la stessa cultura politica: la povertà è una colpa, come la tossicodipendenza. La destra ha sempre fatto la guerra contro chi è ai margini. Ma questa cultura politica, oltre a essere odiosa e indecente sul piano culturale, è anche imbrogliona. Perché nasconde il vero problema di questo Paese.

E qual è il vero problema?

Lo dice il presidente di Confindustria con una battuta. Loro cercano lavoratori ma hanno un grosso competitor: il reddito di cittadinanza. Se davvero uno strumento come il reddito – di cui si può discutere, che può essere migliorato, riformato, aggiornato e rivisto – è un competitor efficace rispetto alle offerte di lavoro, allora il problema ce l'ha il mercato del lavoro con le sue retribuzioni indecenti.

Quindi non è vero che il reddito di cittadinanza impedisce agli imprenditori di trovare lavoratori?

Quando non hai nulla e non puoi campare in alcun modo sei costretto a subire un ricatto, che viene anche da chi ti offre lavori che per 12 ore al giorno prevedono paghe da fame, senza diritti, con una parte della busta paga in nero. Chi considera il lavoro una pura merce da trattare come tale, da sfruttare, di cui ridurre il costo per aumentare la propria competitività. Quello è il problema, non il reddito di cittadinanza.

La destra dice, in sostanza, basta reddito di cittadinanza e mettiamo quei soldi sul taglio del cuneo fiscale. Che ne pensa?

Intanto di cuneo fiscale si può discutere in molti modi. In molte occasioni sono stati investiti miliardi sul taglio senza produrre alcun risultato. Su quale lato interveniamo, su quello dei lavoratori o su quello delle imprese? Perché le due cose non sono uguali. Poi se ne può discutere, ma è improponibile che questo sia alternativo al reddito di cittadinanza.

Il problema quindi sono i salari…

Certo, di salario minimo dobbiamo discutere. Come tema non può essere rinviato ancora e va affrontato in modo serio, nel merito, senza indebolire la contrattazione collettiva. È possibile farlo, costruire meccanismi virtuosi ed efficaci. Abbiamo presentato una proposta di legge. Lo ripeto a tutti: discutiamo nel merito.

C'è il rischio però che questi temi – il lavoro, il salario minimo, il reddito di cittadinanza – diventino bandiere da campagna elettorale?

È un rischio, ma anche un'opportunità. È evidente che occorrono misure immediate. L'aumento del costo della vita è drammatico e rischia di causare una ecatombe economica e sociale per milioni di persone in autunno. Serve subito un tetto al prezzo dei carburanti, anche su base nazionale. Come è giusto fare una battaglia per il tetto europeo al costo del gas. Costa? Sì, ma è necessario pagare questo prezzo per evitare che la crisi sociale assuma dimensioni insostenibili.

E tornando alla questione campagna elettorale?

Qui la leggo come una opportunità. Questi temi devono assolutamente diventare il terreno principale su cui organizzare la prossima campagna elettorale, la definizione di un programma per il Paese e il terreno su cui misurare la differenza tra la destra e chi ha una proposta alternativa. La campagna elettorale dovrebbe essere incentrata finalmente sul salario minimo, sulla lotta alla povertà, sulla centralità del welfare e della sanità pubblica, sugli investimenti nell'istruzione e sull'autonomia energetica nel segno della transizione.

Può essere questa la ricetta per battere la destra? Dalle ultime amministrative è uscita più che vincitrice, soprattutto se unita…

Prendiamo le elezioni amministrative per quello che sono: incidono sul quadro politico ma non è una proiezione esatta del dato nazionale, anche perché basta ricordare quanto successo alla tornata precedente in ottobre, quando il centrosinistra ha stravinto. Non bisogna parlare più di campi, più o meno larghi, ma di idee e delle emergenze del Paese.

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