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Recovery plan, perché il governo ha chiesto aiuto alla società americana McKinsey

La consulenza chiesta dal Mef alla società americana McKinsey per ultimare il Recovery plan ha generato molte polemiche. Il Mef ha precisato che la governance resta in capo alle Amministrazioni competenti e alle strutture del ministero di via XX Settembre: “Le informazioni relative al contratto saranno rese pubbliche, come avviene per tutti gli altri contratti del genere, nel rispetto della normativa sulla trasparenza”.
A cura di Annalisa Cangemi
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La decisione del ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) di avvalersi della collaborazione della società americana di consulenza strategica McKinsey per progettare il Recovery fund ha suscitato ieri non poche polemiche. La notizia è stata diffusa ieri dai quotidiani La Repubblica e il Fatto Quotidiano. Per la consulenza, la società, ha scritto Repubblica, "dovrebbe ricevere solo una sorta di rimborso spese". Il governo avrebbe optato per questa soluzione, visti i tempi strettissimi a disposizione per la presentazione del piano. La data limite per la presentazione del piano, fissata dall'Ue, è il 30 aprile. La collaborazione, scrive ancora il quotidiano, "sarà esclusivamente tecnica".

"Con McKinsey si dovranno valutare i costi e l'impatto (seguendo le regole europee) dei diversi progetti". Il Mef, si legge ancora, "ha anche chiesto al gruppo americano di esaminare eventuali progetti già realizzati in altri paesi".

Il governo ha ricevuto però molte critiche, sia dall'opposizione che dal Pd. "Con tutto il rispetto per McKinsey, se le notizie uscite oggi fossero vere, sarebbe abbastanza grave", ha detto l'ex ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.

"Un giorno trapela che Draghi ‘il Recovery se lo scrive da solo', e va bè… Oggi che invece ci lavora McKinsey… Un po' di chiarezza? Dobbiamo richiamare i migliori nello Stato, magari tra i giovani, non delegare a privati esterni funzioni fondamentali. C'è una norma, si attui", ha scritto su Twitter l'ex ministro Giuseppe Provenzano.

Il segretario di Sinistra italiana Fratoianni ha annunciato la presentazione di un'interrogazione parlamentare: "Rilancio e faccio mie le domande poste da Fabrizio Barca. Cosa sta succedendo a Palazzo Chigi? È vero che ad occuparsi del Recovery Plan sono dei tecnici esterni di una società di consulenza chiamati in gran segreto, come scrive il direttore di Radio Popolare Alessandro Gilioli? Con quale mandato? Sulla base di quale decisione?"

"Visto che il precedente governo – prosegue il leader di SI – è stato ‘lapidato' sulla governance che espropriava il Parlamento, la cosa sarebbe piuttosto grave. Oltre che grottesca. Intanto, in attesa che qualcuno risponda alle domande poste da Barca, – conclude Fratoianni – presenterò una interrogazione parlamentare".

Anche Fratelli d'Italia presenterà un'interrogazione parlamentare: "McKinsey, una società straniera, ottiene una consulenza per l'analisi di impatto: il governo dei migliori chiamato per scrivere il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza fa peggio di Conte e affida valutazioni chiave a tecnici senza responsabilità"m ha detto Federico Mollicone (FdI). Le Camere devono essere "centrali nella riscrittura del Pnrr – sottolinea – con più fondi per l'innovazione, la cultura, lo sport, l'editoria. La scelta di affidarsi a una società straniera dimostra, ancora una volta, che il Parlamento viene trattato come un passacarte accentrando tutti i poteri al ministero dell'Economia e in una specifica task force, anche coinvolgendo una società privata. La Pubblica Amministrazione italiana, dopo che il Parlamento avrà dato l'indirizzo per i progetti e le modalità di spesa, ha già tutti gli strumenti e le migliori risorse. È un esproprio di sovranità nazionale affidarsi a una società straniera".

Diversa la posizione di Carlo Calenda: "I consulenti McKinsey o altro, si usano per scrivere piani strategici straordinari. Quando hai bisogno di elaborazioni veloci e verifica di fattibilità su progetti. Ma se la guida rimane saldamente nelle mani dei Ministri non vedo alcun problema, anzi. No polemiche inutili", ha scritto il leader di Azione.

La spiegazione del Mef

Il Tesoro sul suo sito pubblica un chiarimento, spiegando che la governance dei 209 miliardi che andranno spesi nei prossimi anni resta al Mef: "In merito ad articoli di stampa relativi ai rapporti in essere con la società McKinsey, si precisa che la governance del PNRR italiano è in capo alle Amministrazioni competenti e alle strutture del MEF che si avvalgono di personale interno degli uffici".

"McKinsey – si legge ancora – così come altre società di servizi che regolarmente supportano l’Amministrazione nell’ambito di contratti attivi da tempo e su diversi progetti in corso, non è coinvolta nella definizione dei progetti del PNRR. Gli aspetti decisionali, di valutazione e definizione dei diversi progetti di investimento e di riforma inseriti nel Recovery Plan italiano restano unicamente in mano alle pubbliche amministrazioni coinvolte e competenti per materia".

"L’Amministrazione – spiega il ministero di via XX Settembre – si avvale di supporto esterno nei casi in cui siano necessarie competenze tecniche specialistiche, o quando il carico di lavoro è anomalo e i tempi di chiusura sono ristretti, come nel caso del PNRR. In particolare, l’attività di supporto richiesta a McKinsey riguarda l’elaborazione di uno studio sui piani nazionali “Next Generation” già predisposti dagli altri paesi dell’Unione Europea e un supporto tecnico-operativo di project-management per il monitoraggio dei diversi filoni di lavoro per la finalizzazione del Piano".

"Il contratto con McKinsey ha un valore di 25mila euro +IVA ed è stato affidato ai sensi dell’art. 36, comma 2, del Codice degli Appalti, ovvero dei cosiddetti contratti diretti ‘sotto soglia'. Le informazioni relative al contratto saranno rese pubbliche, come avviene per tutti gli altri contratti del genere, nel rispetto della normativa sulla trasparenza".

"Prendiamo atto della precisazione del Mef sulla consulenza McKinsey, ma ribadiamo che il Parlamento deve essere centrale nell'individuazione concreta dei progetti da portare avanti", hanno commentato i parlamentari del Movimento 5 stelle in commissione Finanze alla Camera. "Ricordiamo, inoltre, che uno dei motivi della crisi di governo scatenata da Matteo Renzi, una crisi che sta ritardando in modo preoccupante la tabella di marcia dei ristori alle attività colpite, è stato l'annuncio di una cabina di regia che lavorasse alla stesura del piano. Ora pare che questi temi siano scomparsi dal dibattito pubblico. Quello che chiediamo è la trasparenza nei processi".

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