Reato negazionismo: chi discrimina verrà punito solo se lo farà “in pubblico”

Il ddl sul negazionismo cambia ancora una volta. In terza lettura la Commissione Giustizia del Senato ha approvato un emendamento, presentato da Giacomo Caliendo di Forza Italia. "Pubblicamente". Questa sola parola basterebbe a modificare l'intero impianto della Legge Mancino, la legge approvata nel giugno del 1975 che punisce la discriminazione, e la propaganda di idee fondate sulla supremazia razziale.
Il ddl originario si proponeva, attraverso l'introduzione dell'aggravante di negazionismo, di punire un potenziale reo con l'aumento di un terzo della pena qualora "la propaganda all'odio razziale o il pubblico incitamento alla discriminazione o alla violenza si fondano sulla negazione della Shoah, dei crimini di genocidio e di quelli contro l'umanità e di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello Statuto della corte penale internazionale".
Questa aggravante – sin da quando venne proposta, nel 2013 – ha provocato numerose polemiche "attirandosi le accuse di ‘bavaglio alla libertà di espressione' e ‘censura controproducente'". Contro l'inasprimento delle condanne per negazionismo si espressero anche un gruppo di storici, i quali pubblicarono una lettera aperta sostenendo che introducendo l'aggravante così impostata si sarebbe offerto "ai negazionisti, com’è già avvenuto, la possibilità di ergersi a difensori della libertà d’espressione, le cui posizioni ci si rifiuterebbe di contestare e smontare sanzionandole penalmente". Non solo, gli storici dichiararono inoltre che così agendo si sarebbe stabilita "una verità di Stato in fatto di passato storico, che rischia di delegittimare quella stessa verità storica" e che "l’Italia, che ha ancora tanti silenzi e tante omissioni sul proprio passato coloniale, dovrebbe impegnarsi a favorire con ogni mezzo che la storia recente e i suoi crimini tornino a far parte della coscienza collettiva, attraverso le più diverse iniziative e campagne educative".
Attualmente la Legge Mancino prevede la reclusione fino a un anno e mezzo o una sanzione pecuniaria fino a seimila euro per chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale e per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, mentre prevede una condanna da sei mesi a quattro anni per chi, "in qualsiasi modo istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi".
Il nuovo ddl al vaglio della Commissione Giustizia al Senato, rispetto alla proposta precedente, andrebbe quindi a introdurre l'aggravante del negazionismo all'interno del ordinamento giuridico italiano, ma con l'inserimento della parola "pubblicamente" verrebbe ristretto il campo di applicazione in cui potrebbe operare la legge. Il reato collegato alla legge Mancino inizialmente si proponeva di "punire" i negazionisti ovunque essi manifestassero le proprie idee, se passasse la modifica proposta da Caliendo i comportamenti potrebbero venire sanzionati solamente se compiuti "pubblicamente". La preoccupazione, sostiene Donatella Ferranti, presidente della Commissione Giustizia alla Camera e deputato del Partito Democratico, è che dovesse venire approvato il nuovo testo "cadranno molti processi in corso, è davvero gravissimo". Stando al calendario della Commissione Giustizia, il termine per la presentazione degli emendamenti è fissato per la fine della mattinata odierna.