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Quanto guadagnano davvero i parlamentari e perché Camera e Senato non pubblicano tutti i dati

Dopo il referendum sul taglio dei parlamentari, diversi politici hanno parlato anche della riduzione degli stipendi di deputati e senatori nella più ampia discussione di ridurre i costi della politica. Ma quanto guadagna oggi un parlamentare? La verità è che non è dato saperlo con certezza: nonostante sia la Camera che il Senato pubblichino un riepilogo sul trattamento economico destinato agli eletti, mancano informazioni specifiche su ciascuno di loro.
A cura di Annalisa Girardi
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Dopo la vittoria del Sì al referendum dello scorso 20 e 21 settembre, si apre ora la stagione delle riforme, come hanno annunciato i promotori del taglio dei parlamentari dopo i risultati del voto. Si dovrà necessariamente mettere mano alla legge elettorale e ai regolamenti parlamentari di Camera e Senato. L'ex capo politico del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, subito dopo il trionfo del Sì ha affermato: "Ora normalizziamo anche gli stipendi dei parlamentari". Un passaggio che fa parte del più ambio obiettivo di riduzione dei costi della politica. Ma ad oggi quanto guadagna un parlamentare nel nostro Paese? La verità è che non è dato saperlo con certezza: non esistono infatti dati certi sugli stipendi di ciascun parlamentare. Lo riporta Openpolis, in uno studio che cerca di ricostruire a quanto ammonti l'indennità che riceve ogni singolo deputato e senatore.

Per prima cosa bisogna precisare che lo stipendio è costituito dalla somma di diversi importi: c'è l'indennità vera e propria, quella di funzione, la diaria per le spese di soggiorno a Roma, i rimborsi per trasporti, telefono e altre spese tra cui quelle per l'attività politica sul territorio. Sono importi che dovrebbero essere messi a disposizione degli elettori, ma che ad oggi non lo sono.

Mancano le informazioni sui singoli parlamentari

Quello che fanno Camera e Senato, segnala Openpolis, è pubblicare un riepilogo sul trattamento economico destinato a deputati e senatori. Informazioni sommarie, contenute in due diverse pagine. Una per la Camera e una per il Senato. Quello che emerge, però, non è che un quadro generale, mentre è difficile avere informazioni precise riguarda al singolo parlamentare. Anche perché gli stipendi non sono tutti uguali, ma variano a seconda della funzione e dell'incarico coperto da ogni singolo parlamentare: ad esempio, presidenti e vicepresidenti di commissioni e di assemblee ricevono un'indennità di funzione aggiuntiva. Inoltre, lo stipendio cambia anche in base alle assenze: chi manca a più del 30% delle votazioni previste in un giorno perde diritto a parte della diaria. Nello specifico (per quanto riguarda la Camera almeno, i dati del Senato non sono specificati) la diaria pari a 3.500 euro al mese viene decurtata di 206,58 euro mensili per ogni giorno di assenza. Se questa viene fatta in commissione o in giunta possono scattare altri 500 euro mensili.

Come detto, tuttavia, basta il 30% di presenze affinché il parlamentare non sia considerato assente. Da quello che emerge dalle votazioni elettroniche, ad ogni modo, si nota che le assenze sono un fenomeno ancora parecchio diffuso. Openpolis sottolinea che durante questa legislatura, 105 deputati e 27 senatori erano assenti o in missione a un voto in Aula su 2. I dati disponibili, inoltre, non rendono nemmeno possibile sapere se si sia trattato di assenze giustificate (come per salute o perché in missione) o ingiustificate.

Non è una questione di privacy

Non è una questione di privacy. Del resto lo ha chiarito anche lo stesso Garante per la protezione dei dati personali intervenendo sulla vicenda del bonus da 600 euro messo in campo dal governo per gli autonomi in difficoltà durante l'emergenza coronavirus e richiesto anche da alcuni parlamentari: "La privacy non è d'ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo laddove, come in questo caso, da ciò non possa evincersi, in particolare, una condizione di disagio economico-sociale dell’interessato. Ciò vale, a maggior ragione, rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono", ha stabilito. L'argomento della privacy scade a maggior ragione del fatto che si stia parlando di parlamentari, che sono già sottoposti all'obbligo di pubblicazione di redditi e patrimoni proprio in funzione della loro pubblica funzione.

La poca trasparenza sui rimborsi

Manca trasparenza, inoltre, sui diversi compensi che si aggiungono all'indennità di ciascun deputato o senatore. Sui siti di Camera e Senato, infatti, non è presente un riepilogo di ogni trattamento ricevuto. In primis per quanto riguarda i vari rimborsi, come ad esempio per le spese telefoniche. E sono voci di spesa che gli elettori avrebbero diritto a conoscere. Mancano le "spese per l'esercizio del mandato", su cui rientrano anche i soldi stanziati per pagare i vari collaboratori.

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