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Qual è il piano del governo Meloni per tenere aperta l’ex Ilva: le novità nel nuovo decreto

Il governo Meloni stanzia altri 150 milioni di euro per consentire la continuazione delle attività all’acciaieria ex Ilva di Taranto, che adesso è in cerca di nuovi proprietari privati dopo l’estromissione di ArcelorMittal. Nel decreto doveva esserci anche uno ‘scudo’ legale per i futuri proprietari, ma è saltato.
A cura di Luca Pons
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Nel nuovo decreto Agricoltura approvato dal Consiglio dei ministri, il governo Meloni ha inserito anche una norma per tutelare l'acciaieria ex Ilva di Taranto: uno stanziamento da 150 milioni di euro. Negli scorsi mesi, la complessa storia dell'Ilva ha visto diverse svolte. Dopo uno scontro con l'ex proprietario, la multinazionale ArcelorMittal, il governo è intervenuto con il commissariamento e l'amministrazione straordinaria. Ora gli obiettivi sono due: mantenere l'operatività dell'impianto, e trovare un nuovo acquirente (magari da coinvolgere fin da subito con un procedura rapida per dare in affitto lo stabilimento, poi trovando i dettagli sulla cessione definitiva) per fare sì che l'acciaieria torni in mano a un privato.

Proprio per questo nella bozza del decreto, circolata prima del Cdm, c'era anche una norma che poi è stata cancellata nella versione definitiva: una sorta di ‘scudo' legale per i nuovi acquirenti. Infatti, il timore è che il contenzioso legale lanciato da ArcelorMittal possa portare problemi nel caso in cui la fabbrica sia venduta di nuovo. Perciò, il testo prevedeva che anche se la vendita al nuovo proprietario fosse stata "dichiarata nulla" per problemi con gli "atti della procedura di amministrazione straordinaria o del procedimento di vendita", le conseguenze sarebbero state limitate: solo un risarcimento in denaro, e non il ritorno dell'acciaieria a ArcelorMittal.

Questa parte del decreto è stata poi rimossa, forse perché sono necessarie più valutazioni dal punto di vista giuridico. Il decreto Agricoltura, comunque, ora andrà al Parlamento che avrà due mesi di tempo per modificarlo e convertirlo in legge. In queste settimane, quindi la norma potrebbe tornare in una forma considerata più appropriata.

Ciò che invece è rimasto nel decreto è il finanziamento da 150 milioni di euro, presi dal fondo per l'amministrazione straordinaria dell'Ilva. L'obiettivo, come ha fatto sapere Palazzo Chigi, è di "assicurare la tutela dell’ambiente, della salute e della sicurezza dei lavoratori e la continuità operativa degli stabilimenti industriali". È il terzo intervento dall'inizio dell'anno, ha ricordato il ministero delle Imprese, che porta lo stanziamento totale a oltre 600 milioni di euro. Infatti, a questi 150 se ne aggiungono altri 150 stanziati in precedenza e i 320 milioni del prestito che deve ancora avere il via libera dalle autorità europee.

Oggi è previsto un incontro tra i commissari di Accierie d'Italia (la società pubblica che gestisce l'ex Ilva al momento) e i sindacati di categoria, Fiom, Fim e Uilm. Il coordinatore nazionale siderurgia di Fiom-Cgil, Loris Scarpa, ha chiarito: "Non vogliamo annunci, sono 20mila i lavoratori che attendono risposte". Il segretario nazionale di Uilm, Guglielmo Gambardella, ha contestato: "Senza un chiaro piano di rilancio della produzione di tutti gli stabilimenti ex Ilva e la garanzia dell’intera occupazione, compresa quella dell’indotto e dei lavoratori in Ilva a.s, è difficile proseguire un vero confronto"

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