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Foto di yacht e barche di lusso: così gli scafisti usavano Facebook per attrarre i migranti in Italia

I trafficanti di esseri umani per lungo tempo si sono serviti – e continuano a servirsi – di Facebook per pubblicizzare i viaggi della speranza verso l’Europa facendo credere ai potenziali clienti che si tratti di vere e proprie crociere di lusso con tutti i comfort. A fare la scoperta, un’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian. Facebook ha fatto sapere che sta rimuovendo i post sospetti.
A cura di Charlotte Matteini
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Sarebbe Facebook, il social network più popolare al mondo, lo strumento utilizzato da numerosi scafisti per pubblicizzare i viaggi della speranza dall'Africa verso l'Italia. Secondo un'inchiesta condotta dal prestigioso quotidiano The Guardian, per incentivare le partenze dei migranti alla ricerca di un'opportunità in Europa, numerosi scafisti si sono per lungo tempo serviti – e continuano a servirsi – di post in lingua araba diffusi attraverso Facebook per pubblicizzare i viaggi in mare, assicurando alla potenziale utenza l'estrema sicurezza dei viaggi proposti per raggiungere l'Europa. Non solo post, The Guardian ha inoltre scoperto la presenza di numerosi video e testimonianze in cui gli scafisti mostravano agli ignari migranti quanto fosse facile arrivare in Europa attraverso il Mediterraneo e quali possibilità fantastiche avrebbero potuto trovare una volta giunti in territorio europeo e italiano. Guardando e leggendo i post incriminati, la sensazione è che gli scafisti proponessero quasi una sorta di crociera di lusso, trattando i migranti alla stregua di potenziali clienti.

In sostanza, gli scafisti promettevano il raggiungimento delle coste greche, turche e italiane via Egitto in maniera facile e semplice. In uno dei video segnalati da The Guardian si sente inoltre uno scafista descriversi ai potenziali clienti come fosse un eroe in grado di aiutare le persone ad agguantare opportunità per una vita migliore in Europa. "In molti sono preoccupati per la sicurezza, ma è nostro interesse arrivare a destinazione in modo da poter portare altre persone”, viene invece sostenuto in un altro video. In sostanza, come scoperto da The Guardian, i trafficanti di esseri umani hanno per molto tempo pubblicizzato i propri viaggi della speranza utilizzando le più banali leve del marketing di prodotto, cercando di raggiungere e convincere quante più persone possibili attraverso la diffusione di veri e propri contenuti pubblicitari, sfruttando il popolare social network in blu.

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Il business degli scafisti ha raggiunto un giro d’affari di 35 miliardi di dollari l’anno e rappresenta una delle principali cause di morte per i migranti, ha spiegato al quotidiano il capo dell'Organizzazione internazionale per la migrazione, William Lacy Swing. "Nell’ultimo anno 2.400 persone sono morte attraversando il Mediterraneo. Il traffico di migranti è un mercato in forte crescita e ciò ha scatenato una forte concorrenza tra gli scafisti che sono disposti a tutto pur di attirare nuovi migranti disperati".

"Abbiamo rimosso tutti i contenuti sospetti e tutti quelli che in qualche modo violavano i nostri standard. Incoraggiamo tutti a usare i nostri strumenti di reporting per segnalarci questi tipi di comportamento, così sarà per noi più facile individuarli e esaminare i contenuti. Sarà poi compito del nostro team di esperti rimuoverli qualora si riscontrino contenuti illegali”, ha commentato un portavoce di Facebook commentando le scoperte rese pubbliche dal quotidiano britannico.

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"I post su Facebook sono solo la punta dell’iceberg", spiega però il criminologo all’università di Cambridge Paolo Campana. “Ci sono gruppi chiusi, cui non si può accedere e quelli sono più pericolosi perché completamente fuori controllo”.  Campana da tempo è infatti impegnato ad analizzare i post sui social network e gli atti giudiziari dei processi per cercare di ricostruire le reti degli scafisti e capire soprattutto le ragioni di chi sceglie di intraprendere questo tipo di viaggi. Un collaboratore del criminologo, analizzando alcuni post su Facebook, ha scoperto per esempio che alcuni scafisti offrono anche un’assicurazione di viaggio, con la quale i migranti avrebbero diritto ad un altro viaggio qualora la barca fosse bloccata dalle guardie costiere. I prezzi per un viaggio variano da 450 dollari per una piccola imbarcazione fino ai 1.500 per uno yacht privato ‘sicuro per famiglie’. "Non è possibile capire quanti viaggi sono stati organizzati su Internet. I social sono solo uno dei tanti mezzi che vengono utilizzati per questo commercio illegale. Negli ultimi cinque anni 2 milioni di persone hanno attraversato le frontiere illegalmente e più del 95% dei viaggi sono stati fatti via mare. Ecco come la figura dello scafista è diventata indispensabile”, ha concluso Campana.

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