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Processo Ruby, Emilio Fede sconterà la pena ai domiciliari: “Carcere sarebbe contro umanità”

Emilio Fede sconterà la sua pena di quattro anni e sette mesi in regime di detenzione domiciliare. All’ex direttore del Tg 4 sono stati concessi i domiciliari dopo la condanna in via definitiva per il caso Ruby bis. Oggi il tribunale di sorveglianza di Milano ha accolto l’istanza dell’avvocato di Fede.
A cura di Stefano Rizzuti
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Emilio Fede, ex direttore del Tg 4, dovrà scontare la sua pena in regime di “detenzione domiciliare”. Fede è stato condannato in via definitiva a quattro anni e sette mesi per il caso Ruby bis: oggi il tribunale di sorveglianza di Milano ha deciso di accogliere una delle istanze avanzate dall’avvocato del giornalista, Salvatore Pino. Secondo quanto spiegano i giudici Fede, che ora ha 88 anni, soffre di “alcune patologie”, motivo per cui detenerlo in carcere “andrebbe contro il senso di umanità”. Per il giornalista ed ex direttore del Tg 4 era stato già sospeso l’ordine di carcerazione. Secondo i giudici, che hanno deciso oggi per i domiciliari, affrontare il carcere da detenuto per Fede vorrebbe dire sottoporlo a una “enorme sofferenza”.

La procura milanese aveva concesso all’ex direttore del Tg 4 la sospensione dell’ordine di carcerazione con differimento della pena, in attesa che si esprimesse proprio il tribunale di sorveglianza, che oggi ha dato il via libera definitivo alla detenzione domiciliare. Questa misura alternativa al carcere può essere concessa a Fede perché l’uomo ha più di 70 anni e il reato per cui è stato condannato non è ostativo. La difesa di Fede aveva puntato soprattutto sui motivi di salute e sulle difficili condizioni dell’88enne. Fede aveva chiesto di poter scontare i domiciliari nella casa della moglie a Napoli. Poi, quando la parte rimanente della pena sarà di quattro anni, Fede potrà chiedere l’affidamento in prova.

Il reato contestato a Fede era quello di favoreggiamento della prostituzione: il giornalista si era sempre professato innocente. L’accusa verteva sulle serate a luci rosse nella villa di Silvio Berlusconi ad Arcore. Fede, inoltre, aveva anche chiesto la grazia, solo pochi mesi fa, ad aprile, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Secondo il suo avvocato difensore sia il reato per cui è stato condannato che la vicenda, così come le condizioni di salute dell’uomo, sono elementi che consentirebbero di richiedere la grazia: in caso di accoglimento la pena verrebbe estinta. La richiesta di grazia al capo dello Stato è stata reiterata questa sera da Fede, contattato dall'Adnkronos: "Chiederò assolutamente la grazie al capo dello Stato. Ancora mi si accusa di essere responsabile di aver tentato di far prostituire due ragazze. Nonostante questo, non mi metto a predicare contro la giustizia. Questi domiciliari mi lasciano ampi spazi di vita e sicuramente li rispetterò".

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