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Drogata e stuprata a Genova, in 2 finirono ai domiciliari. Ora Riesame dispone il carcere: “Furono brutali”

Disposta la misura cautelare in carcere per i due uomini di 47 e 29 anni che nel mese di settembre drogarono e violentarono una barista 25enne a Genova. La ragazza era anche stata minacciata da uno dei due che voleva costringerla a ritirare la denuncia. Per i due responsabili erano inizialmente stati disposti i domiciliari.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Immagine di repertorio
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Una 25enne stata vittima di violenza sessuale in un bar di Genova. Per lo stupro sono stati arrestati due uomini di 47 e 29 anni: nei loro confronti, oltre all'accusa di abuso di gruppo, vi è anche quella di lesioni gravissime. Secondo i giudici, infatti, i due avrebbero agito sulla base di "istinti violenti e brutali" e per entrambi vi sarebbe il pericolo di reiterazione del reato.

Per questo, dopo l'arresto, il pubblico ministero Federico Panichi ha impugnato e fatto ricorso contro la disposizione degli arresti domiciliari, sostenendo che i due potessero violentare ancora. Il Riesame ha accolto la richiesta del pm, disponendo il carcere per entrambi.

L'inasprimento della pena per i due non è ancora esecutivo e i difensori dei due, gli avvocati Pierpaolo Bottino e Igor Dante, hanno deciso di impugnare la nuova disposizione. Secondo la prima ricostruzione dei fatti risalenti a settembre, la vittima, una barista di 25 anni, aveva litigato con il fidanzato che era venuto a trovarla da fuori Genova. Il giovane era tornato a casa e lei aveva deciso di passare la serata in un locale. Entrambi si sarebbero avvicinati con la scusa di chiacchierare, poi per la donna i ricordi si sono fatti più confusi.

Secondo quanto raccontato dalla giovane barista, non avrebbe più alcun ricordo della serata dopo aver bevuto un drink al bancone. Il mattino seguente si era risvegliata in una casa di Sampiedarena con la sensazione che qualcosa di grave fosse accaduto. Qualche giorno dopo, i dolori si erano fatti sempre più forti e aveva quindi deciso di recarsi in ospedale. A quel punto per lei era scattato il protocollo per abusi.

Tramite le immagini delle telecamere di videosorveglianza, le forze dell'ordine erano riuscite a individuare un uomo che diverse volte era entrato e uscito dall'inquadratura, come se fosse tornato più volte davanti al bar dove la vittima era stata adescata. Le autorità erano riuscite a identificare poco dopo entrambi i responsabili e i due erano stati denunciati. Nel frattempo, la vittima era stata sottoposta ad accertamenti medici che avevano stabilito che la violenza le aveva causato lesioni permanenti. 

Subito dopo la denuncia e il primo accertamento medico, uno dei due accusati si era presentato sul luogo di lavoro della ragazza e l'aveva minacciata, cercando di indurla a ritirare la denuncia. Per questo motivo, dopo aver ottenuto i riscontri utili sull'identità dei due, il pubblico ministero aveva chiesto l'arresto.

"I due hanno agito con istinti brutali – aveva scritto il gip – compiendo atti di inaudita violenza sulla vittima. Potrebbero commettere nuovi comportamenti violenti e incontrollabili". Nonostante questo giudizio, però, per loro erano stati decretati i domiciliari. Per i giudici del Riesame, invece, il carcere è la misura cautelare più adeguata.

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