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Processo Open Arms, il medico contro Salvini: “Le condizioni dei migranti erano gravi”

Il processo per il caso Open Arms è cominciato con Matteo Salvini sul banco degli imputati. Tra i teste dell’accusa il medico Vincenzo Asaro, che salì sulla nave umanitaria: “I migranti erano in condizioni gravi”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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I migranti a bordo della Open Arms avevano urgente bisogno di cure mediche per via delle loro condizioni di salute. A dirlo è stato questa mattina il medico ed ex direttore sanitario dell'ospedale di Licata, Vincenzo Asaro, che salì sulla nave della Ong spagnola nell'agosto del 2019. Asaro ha deposto durante il processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio a carico di Matteo Salvini, accusato di aver illegittimamente negato lo sbarco ai profughi. Oggi, nell'aula bunker di Palermo, era presente anche il leader della Lega insieme all'avvocata – e senatrice del Carroccio – Giulia Bongiorno.

"Erano in condizioni di salute mediocri e il protrarsi della loro permanenza a bordo della Open Arms rappresentava un fattore di rischio elevato del peggioramento della salute psicofisica dei migranti, nel senso di un aggravamento di malattie presenti o dell'insorgenza di nuove – ha spiegato Asaro – Le condizioni dei migranti rappresentavano un rischio per l'incolumità degli stessi e del personale di navigazione".

Poi il medico ha raccontato: "Li trovammo sul ponte, erano più di un centinaio e le donne erano al centro. Si riparavano sotto una tettoia. C'erano due bagni alla turca piccoli e una cambusa, i migranti dormivano sdraiati sul ponte non c'erano alternative. Non avevano saponi o detergenti e usavano l'acqua di mare che veniva desalinizzata. Quando facemmo il sopralluogo c'era una catasta di rifiuti". E ancora sulle condizioni di salute: "Erano in condizioni molto precarie, è verosimile che non avessero neppure modo di cambiarsi gli indumenti intimi. Cercavano di avvicinarsi a me per raccontarmi i loro problemi di salute". Asaro ha detto chiaramente: "Stiamo parlando di persone in condizioni di grave disagio. Provammo un sentimento di grande tristezza vedendoli. Erano in una condizione di mancanza di tutto".

"Non ci siamo mai sentiti minacciati dai profughi a bordo. Gli unici momenti di tensione sono stati determinati da azioni compiute dai profughi per la disperazione, come quando alcuni si buttarono in mare per cercare di raggiungere a nuoto Lampedusa", ha raccontato, invece, il capitano della nave Marc Reig Creus, anche lui ascoltato come teste. Poi ha aggiunto: "Avevamo chiesto l'indicazione del porto sicuro all'Italia il 2 agosto senza ricevere risposta. Prima di andare in Spagna dovevamo attendere il no all'attracco dai porti più vicini". E ancora: "Il 9 agosto Malta si era offerta di far sbarcare solo 39 migranti, gli ultimi soccorsi, ma noi decidemmo di non autorizzare lo sbarco. Non avremmo potuto spiegare a chi fosse rimasto sulla Open Arms perché solo alcuni potevano essere portati a terra e altri no. Temevamo disordini a bordo perché gli animi erano esasperati, temevamo per la sicurezza della nave". Il 14 agosto "c'erano onde alte tre metri", così "decidemmo di avvicinarci a Lampedusa ed entrammo nelle acque italiane".

Salvini, intanto, ha ironizzato a margine del processo: "Se questi sono i testi dell'accusa abbiamo già vinto. Non c'è un elemento a mio carico. Fossero tutti così…".

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