Primarie Pd, Orlando contesta i dati diffusi e chiede una verifica: “Renzi non è al 70%”

Terminato il congresso del Partito Democratico con le primarie di domenica 30 aprile, che hanno consacrato nuovamente segretario del partito l'ex presidente del Consiglio con oltre il 70% delle preferenze, si accendono le polemiche. Il comitato a sostegno della mozione di Andrea Orlando, infatti, ha contestato i dati ufficiali diffusi dal Pd, sostenendo non siano veritieri e siano stati gonfiati. Secondo quando comunicato dal Partito Democratico, i votanti sarebbero stati 1.848.658, circa un milione in meno rispetto alle scorse primarie del 2013, e Matteo Renzi avrebbe vinto con il 70,01% delle preferenze (1.283.389 voti). Lo sfidante Andrea Orlando avrebbe invece raccolto il 19,5% dei consensi, pari a 357.526 voti, mentre Emiliano il 10,49% delle preferenze, ovvero 192.219 voti. Il comitato Orlando, però, come anticipato, contesta questi dati e sostiene che secondo i numeri in possesso dello staff, Matteo Renzi non sarebbe andato oltre il 68%, Orlando avrebbe raggiunto il 22,6% ed Emiliano sarebbe invece sotto il 10%, per la precisione al 9.8%.
"I dati comunicati dall'organizzazione Pd sono ufficiosi e non ufficiali. È infatti in corso in queste ore la verifica di tutti i verbali", ha dichiarato Marco Sarracino, portavoce del Comitato di Andrea Orlando. "Nell'attesa del responso della commissione congressuale e della certificazione del voto, siamo in grado di poter affermare che la mozione Orlando ha ottenuto un risultato superiore al 22,6% e che il lavoro messo in campo in questi mesi, che ha visto il coinvolgimento di tanti elettori e militanti del Pd e del centrosinistra, continuerà con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo di questa campagna congressuale". Anche per quanto riguarda i dati dell'affluenza al voto ci sono contestazioni: per gli orlandiani, infatti, le presenze rilevate sarebbero "tra il milione e 600 mila e il milione e 800 mila" e non quelle diffuse dal Partito Democratico.