Porcellum, domani la decisione della Consulta sui referendum, i comitati si mobilitano

Dopo la decisione della Cassazione, domani inizieranno i lavori della Corte Costituzionale sui due quesiti referendari promossi dal comitato anti Porcellum per abrogare l'attuale legge elettorale varata dal Governo Berlusconi. I comitati promotori, che riuscirono in poco tempo a raccogliere oltre un milione di firme, temono che la situazione attuale e le pressioni politiche influiscano negativamente sulla decisione della Consulta e si preparano a dare battaglia con manifestazioni di piazza e sul web. Molti movimenti si sono dati appuntamento questa sera per una grande fiaccolata davanti alla sede della Corte Costituzionale a Roma, mentre altre iniziative sono previste in alcune città come Torino. Anche sul web il popolo dei referendari si è scatenato con l'iniziativa No Porcellum Day, con migliaia di tweet che in poche ore hanno rilanciato le parole d'ordine sì al referendum, no al Porcellum.
La decisione dei giudici costituzionali non è per niente scontata visto che gli schieramenti sono quasi divisi a metà, però, sempre più voci reputano possibile una decisione di inammissibilità. Il problema principale è che i giudici potrebbero bocciare i quesiti in quanto una vittoria elettorale potrebbe portare ad un vuoto normativo molto pericoloso in una materia così delicata. I promotori dei referendum, però, contestano questa visione e ricordano che la scelta di presentare due quesiti è stata fatta proprio per evitare questo pericolo in modo che in automatico ritorni in vigore la legge precedente detta Mattarellum. Dal mondo politico è un susseguirsi di dichiarazioni anti Porcellum, ma ben pochi sono favorevoli ad un nuovo referendum in merito soprattutto perché andrebbe ad intaccare una materia che fino a questo punto è stata sempre una prerogativa del Parlamento.
La maggior parte dei politici punta, invece ad una bocciatura della Consulta in modo da varare una riforma elettorale in Aula con i dovuti aggiustamenti e soprattutto con tempi più dilatati, che probabilmente costringeranno ad andare alle elezioni ancora con il sistema attuale. Infatti, se la Corte Costituzionale decide per l'ammissibilità dei quesiti si potrebbe votare già a giugno, dunque, a meno di una nuova crisi di Governo, in questa legislatura. Il Governo Monti ha già espresso la non contrarietà all'ipotesi referendaria ma ovviamente non si espone troppo per evitare di rovinare il delicato equilibrio politico che lo appoggia, ma il Ministro della salute Renato Balduzzi ha comunque voluto firmare l'appello dei colleghi costituzionalisti per l'ammissibilità dei quesiti referendari.