Ponte sullo Stretto, perché è difficile che i cantieri partano a febbraio e Salvini è in un vicolo cieco

Sul Ponte sullo Stretto il governo non andrà per ora allo scontro con la Corte dei Conti, che con una delibera mercoledì sera ha fermato l'iter per la realizzazione dell'infrastruttura che dovrebbe collegare Sicilia e Calabria. Una mancata bollinatura che era nell'aria da giorni.
I magistrati contabili, tramite la Sezione di controllo di legittimità, si sono espressi su profili strettamente giuridici della delibera Cipess che ad agosto aveva dato il via libera al progetto definitivo del ponte.
Cosa farà il governo dopo l'ennesimo stop al Ponte sullo Stretto
Il governo è comunque intenzionato a proseguire, e per il momento il ministro Salvini ha detto che risponderà ai rilievi della Corte dei Conti, punto su punto, senza forzature. La decisione della Corte dei Conti sulla delibera Cipess relativa alla costruzione del Ponte sullo Stretto non può essere oggetto di un ricorso, ma dopo che saranno arrivate le motivazioni, entro i prossimi 30 giorni, il Consiglio dei ministri potrà avanzare un'ulteriore richiesta alla Corte, la quale, se manterrà ancora la propria contrarietà, potrà apporre un ‘visto con riserva' alla delibera. Quindi, dopo aver conosciuto le motivazioni che hanno spinto mercoledì la Corte a non apporre il visto di legittimità sulla delibera Cipess, il Consiglio dei ministri potrà inviare una richiesta formale alla Corte, chiedendo sostanzialmente di ‘vistare' la delibera pur senza un parere favorevole, ritenendo "che l’atto risponda ad interessi pubblici superiori e debba avere comunque corso".
In questo modo si potrà arrivare all'ultimo step prima dei lavori, cioè la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. L'atto registrato con riserva è una procedura contemplata dalla legge, anche se non è stata mai utilizzata in passato per opere con un simile peso economico (quasi 14 miliardi interamente a carico dello Stato).
"Mi sarebbe piaciuto partire con i cantieri già a novembre, se dovremo tornare in Cdm ai primi di dicembre rimandando in Corte dei Conti tutte le nostre motivazioni per proseguire con l'opera lo faremo. A quel punto vuol dire che arriverà un passaggio definitivo delle Sezioni riunite della Corte dei Conti a inizio gennaio. Il che vuol dire che anziché partire con i lavori a novembre, partiremo a febbraio", ha detto Salvini ieri.
Perché la Corte dei Conti ha bloccato la delibera Cipess sul Ponte
Come dicevamo, le motivazioni ufficiali saranno rese note solo nelle prossime settimane, ma ora è possibile fare alcune considerazioni sul perché i magistrati contabili abbiano bloccato l'Iter. La Corte ha preso atto delle criticità, che riguardano il piano procedurale, tecnico ed economico. Nell'udienza di mercoledì la magistrata delegata Carmela Mirabella ha messo in fila alcune anomalie emerse dalla documentazione fornita dal governo.
Innanzi tutto l'iter per il Ponte ha violato le norme europee sulla concorrenza, che obbligano a indire una nuova gara se il costo di un'opera cresce del 50% rispetto alla vecchia gara. Secondo Domenico Marino, professore di Politica economica ed Economia dell'innovazione all'Università Mediterranea di Reggio Calabria, ci sono due aspetti che la Corte ha evidenziato: "Il primo punto è che un'opera che valeva 3,9 miliardi di euro, oggi vale 13,5 miliardi. La Corte ha chiesto tutti gli atti aggiuntivi che potessero dimostrare il rispetto del tetto del 50%, e la Stretto di Messina non li ha forniti. Probabilmente perché in quegli atti c'è qualcosa che non va", ha spiegato l'esperto a Fanpage.it. "Sul fatto che occorra fare un altro bando di gara secondo me non ci sono dubbi".
La vecchia gara poi prevedeva che il costo fosse anche a carico dei privati. "È la seconda contestazione in merito alla violazione delle norme sulla concorrenza. La gara aggiudicata nel 2005 era una gara per un ‘project financing', cioè lo Stato mette una parte dei fondi, l'altra parte viene messa dal general contractor. Oggi l'opera è interamente a carico dello Stato. Magari ci sono imprese che non hanno partecipato alla gare nel 2005 perché avrebbero dovuto mettere una propria quota per coprire la parte non coperta dal finanziamento pubblico. Invece alle condizioni di oggi magari avrebbero partecipato".
Un'altra questione riguarda poi la relazione IROPI (acronimo di "Motivi Imperativi di Interesse Pubblico Prevalente", ndr), approvata il 9 aprile scorso dal Consiglio dei ministri, che il governo ha utilizzato con lo scopo di giustificare davanti all’Ue la deroga ambientale, nonostante la negativa Valutazione di Incidenza Ambientale. I giudici contabili evidenziano che la delibera IROPI non reca neanche una firma. Nessuno insomma si è voluto prendere la responsabilità. "Abbiamo delibere senza padri. È un fatto emblematico: se questa procedura fallisse, chi ha firmato gli atti potrebbe essere deferito alla Corte dei Conti per un danno erariale miliardario – ha detto il professore – Spero non si tratti si semplice sciatteria, sarebbe ancora più grave. Dal punto di vista ambientale la Corte ha sottolineato poi che la Valutazione di Incidenza Ambientale negativa presenta profili di illegittimità, che non vengono superati dall'IROPI. Anche il piano economico e finanziario che hanno presentato fa acqua da tutte le parti".
È stata la stessa magistrata Mirabella a metterlo in evidenza, lamentando anche la mancata chiarezza dei documenti trasmessi a proposito della quantificazione dei costi, per la quale sarebbero state inviate per errore delle schede non aggiornate. "Per coprire i costi, secondo le stime del governo, dovrebbero passare sul ponte più di 10 milioni di autovetture ogni anno, per arrivare, secondo le loro previsioni, a un pareggio sui costi di gestione", ha detto Marino, secondo cui un'ipotesi del genere è del tutto irrealistica. "Quell'opera economicamente non è sostenibile. Hanno dichiarato che l'opera una volta costruita non richiederà ulteriori spese da parte del pubblico, ma non è vero. E su questo hanno fatto anche confusione, perché Salvini parlava di tariffe di 10 euro per le auto, mentre l'ad della società Ciucci ha detto che le tariffe sarebbero state attorno a 4 euro per le moto, 7 per le automobili e 10 per i camion".
"Si tratta di un colpo senza precedenti per Meloni e Salvini: Ora il governo sta prendendo tempo per capire cosa fare. La strada della registrazione dell’atto con un visto con riserva da parte della Corte dei Conti è molto pericolosa. Un atto registrato con riserva è un'anatra zoppa, perché in un eventuale contenzioso in tribunale, amministrativo o civile, emergerebbero le criticità evidenziate dalla Corte dei Conti. Insomma in questo modo il governo non fa altro che spostare in avanti il problema".
Secondo il professore non ci sono adesso molte possibilità per l'esecutivo: "L'unica soluzione sarebbe quella di far ripartire la procedura da zero, secondo i criteri indicati dalla Corte dei Conti. Ma ci vorrebbero almeno cinque anni di lavoro. Si trovano in un vicolo cieco. Possono continuare a mettere altre tessere su questo castello di carte, ma non fanno altro che appesantire una struttura già traballante".
Secondo l'esperto insomma, su quegli atti non ci sarebbe niente da chiarire: "La Corte dei Conti ha semplicemente fotografato la realtà, e cioè che in questa procedura ci sono errori gravi".
 
		 
  