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Ponte sullo Stretto pagato con i soldi di Sicilia e Calabria, lite Fi-Lega per l’emendamento alla manovra

La manovra del governo punta a rimodulare i fondi stanziati per il Ponte sullo stretto, vincolando una grossa fetta del Fondo di sviluppo e coesione destinato a Sicilia e Calabria. Scoppiano le proteste. Schifani: “Decisione governativa mai condivisa dall’esecutivo regionale”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Le ultime novità sulle risorse per costruire il Ponte sullo Stretto di Messina spaccano la maggioranza. Il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, si è lamentato dopo l'emendamento alla manovra, annunciato ieri dal governo, che punta a rimodulare i fondi stanziati per l'opera, prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi (su un totale di circa 11,6 miliardi al 2032). Le risorse che non mette lo Stato vengono recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione: 718 milioni arrivano dalla quota del fondo destinata alle amministrazioni centrali e 1.600 dalla quota destinata alle due Regioni del Sud interessate direttamente dall'infrastruttura, Calabria e Sicilia.

Con una nota la Regione Sicilia ricorda di aver "sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fes 2021-2027, dandone comunicazione al ministro Salvini. La decisione governativa per cui la quota di nostra compartecipazione debba essere di 1,3 miliardi non è mai stata condivisa dall'esecutivo regionale". Si auspica "che Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere investimenti per lo sviluppo dell'Isola".

"La decisione governativa per cui la quota di compartecipazione della Regione Siciliana debba essere di 1,3 miliardi di euro non è mai stata condivisa dall'esecutivo regionale", ha ribadito il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. "Il governo regionale della Sicilia – ha detto ancora il governatore di Forza Italia – ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027, dandone tempestiva comunicazione al ministro Salvini con una nota del 18 ottobre. L'auspicio della Presidenza della Regione è che il ministro Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere importanti investimenti per lo sviluppo dell'Isola".

Il governo Mleoni è sotto attacco: "Apprendiamo stupefatti che il nuovo emendamento del ministro Salvini che impegna 1.3 miliardi per l'ipotesi Ponte prelevati da Fsc a carico della Sicilia non è stato concordato con la Regione Sicilia e viene quindi da essa smentito. Dal momento che, secondo l'emendamento, l'impiego di quei fondi, che necessitano peraltro di progetto esecutivo, derivano da accordo con la Regione Sicilia e la Regione Calabria se ne deve dedurre che l'emendamento è già decaduto. Continua l'incredibile deposito di emendamenti governativi e dei relatori del tutto privi di basi giuridiche. Il Governo stralci la norma Ponte a quando avrà trovato tutte le risorse anche per le prescrizioni e ai costi aggiornati e destini ad altre urgenze le risorse pubbliche dei siciliani e dei calabresi", ha detto il vicepresidente dei senatori del Pd Antonio Nicita.

"Ritengo inammissibile che venga posto a carico della Sicilia una ulteriore parte della somma necessaria per costruire il ponte sullo Stretto. Nella legge di bilancio, leggo, si intendono utilizzare una rilevantissima parte di fondi destinati alla Sicilia per altre opere, per il ponte. Si parla di 1,3 miliardi. È inaccettabile", ha detto Tommaso Calderone, deputato di Forza Italia e presidente della commissione bicamerale sull'insularità.
E ha aggiunto: "Si dovrebbe pensare, per principio costituzionale, a eliminare gli svantaggi derivanti dalla condizione di insularità e invece si agisce al contrario, rendendo vano il grande lavoro che sta svolgendo il presidente della Regione Siciliana, senatore Schifani, con il quale concorderò per le vie brevi, una audizione in commissione per pianificare un intervento a difesa della Sicilia e dei siciliani". 

A stretto giro arriva la replica della Lega: "Quella di Tommaso Calderone è un'affermazione che ci stupisce: una reazione del genere potremmo aspettarcela da certa sinistra che è contro lo sviluppo delle nostre terre, non certo da parlamentari del partito di Berlusconi. L'auspicio è che Tajani prenda le distanze da tali surreali dichiarazioni", ha scritto in una nota Nino Germanà, vicepresidente del gruppo Lega al Senato e siciliano.
"È incredibile la critica sulla destinazione dei fondi di sviluppo e coesione al Ponte sullo Stretto indicata come sottrazione di risorse a Sicilia e Calabria come se Messina e Villa San Giovanni fossero in altre regioni – ha proseguito – Inoltre, come più volte ribadito, nessun euro dei fondi Pnrr, Sie, Fsc e altri piani complementari (per un totale di 309 miliardi di euro) andrà perso. Questo risultato si ottiene posizionando i progetti più avanzati sul Pnrr e quelli da realizzare su altri fondi, senza eliminare nessuna opera. Quindi, nessuno ‘scippo' ma ‘saldo' di risorse per le regioni Sicilia e Calabria. Oltretutto, finalmente, spendendo tutti i fondi e spendendoli bene, grazie alla determinazione del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, si realizzerà un progetto importante e con grande capacità di crescita per tutto il Meridione".

"L'ennesima scelta scellerata di un governo nazionale di incapaci che vuole affossare definitivamente la Sicilia, finanziando la campagna elettorale di Salvini con i soldi per le nostre strade e per le altre indispensabili infrastrutture che ci mancano e che frenano lo sviluppo della nostra isola. Tutto ciò non solo è inaccettabile, è anche vergognoso e faremo di tutto perché ciò non avvenga. La riprogrammazione dei fondi di sviluppo e coesione deve passare delle commissioni Bilancio ed Ue dell'Ars, dove faremo le barricate", hanno detto il capogruppo del M5S all'Ars Antonio De Luca e il collega Luigi Sunseri, presidente della commissione Ue dell'Ars.

"Speriamo che Schifani scopra il vero volto di un ministro che ha difeso fino a qualche giorno fa e faccia finalmente gli interessi dell'isola che dovrebbe governare al meglio e non quelli del centro destra di cui indossa la casacca. Abbiamo assistito ad un mese di annunci basati sul nulla, senza il supporto di alcuna carta ufficiale. Senza un progetto esecutivo nulla può essere finanziato, men che meno le ambizioni di un ministro che cerca gloria e voti sulla pelle dei siciliani", hanno aggiunto.

"Sul Ponte sullo Stretto il presidente della Regione, Renato Schifani, si è incartato. Ieri infatti il governo nazionale ha annunciato che gran parte delle risorse arriveranno dalle quote del Fondo di sviluppo e coesione destinate alla Sicilia e alla Calabria. Adesso Schifani dica ai siciliani quante e quali opere saranno sacrificate sull'altare di Salvini grazie a questo scippo perpetrato, a suo dire, in modo non concordato, ai danni della Sicilia", ha detto il segretario regionale del Pd Sicilia, Anthony Barbagallo.
"Che l'iniziativa non sia stata concordata tra Regione e governo centrale – ha aggiunto – è un aspetto ancor più grave. Fino ad ora, infatti, era stata sbandierata, come da prassi propagandistica, la concordia e l'unità di intenti tra i due governi di centrodestra. Tutto fumo negli occhi della Sicilia e dei siciliani che devono accollarsi da un lato, le fandonie del ministro Salvini, che utilizza il ponte sullo Stretto per fare campagna elettorale in vista delle prossime europee ma accollando ora i costi solo a Sicilia e Calabria. E dall'altro un presidente della Regione inerte che si comporta da fedele scudiero del sovrano, limitandosi a partecipare a inaugurazioni farlocche per infrastrutture, in alcuni casi, di livello poco più che medievali".

La riposta del Ministero dei Trasporti

Il ministero dei Trasporti, nonostante le polemiche tira dritto: "Il dossier-Ponte sullo Stretto prosegue come da programma. C'è la totale copertura economica e la giusta partecipazione finanziaria delle Regioni. L'obiettivo è rispettare i tempi, iniziando i lavori nel 2024, per offrire a tutti gli italiani un'opera attesa da decenni", fanno sapere fonti del Mit.

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