Polemica per la foto dei bimbi in gita alla moschea in ginocchio, Lega: “Cancellano le nostre radici”

Scoppia la polemica in Veneto per via di una foto che ritrae alcuni bambini di un asilo paritario della Fism (la Federazione italiana scuole materne) Santa Maria delle Vittorie di Ponte della Priula, frazione di Susegana, in provincia di Treviso, che sono stati portati a visitare una moschea del territorio, mercoledì scorso. Nell'immagine si vedono i piccoli inginocchiati, mentre imitano il gesto tipico della preghiera dei fedeli musulmani.
Come è stato spiegato sulla pagina Facebook della scuola dell'infanzia, che ha diffuso alcune foto della gita, i bambini "ripetono il gesto mostrato loro dall'imam, che ci ha spiegato come prega un musulmano. Non stavano pregando in direzione La Mecca", ha detto la direttrice Stefania Bazzo.
La visita, che avrebbe avuto il consenso dei genitori, è stata definita dalla scuola sui social "un'esperienza davvero emozionante". Durante l'incontro l'imam avrebbe spiegato ai bambini alcuni concetto della religione musulmana.
"Questa mattina siamo stati accolti dall'Imam nella moschea di Susegana – si legge in un post su Facebook pubblicato dalla scuola lo scorso 30 aprile – è stata un'esperienza davvero emozionante …ci siamo tolti le scarpe, le maestre hanno indossato un velo e siamo entrati in una grande stanza dove per terra c'era un enorme tappeto rosso con alcune strisce bianche dove ci si mette per pregare".
"L'imam ci ha spiegato che la religione musulmana si fonda su 5 pilastri e ci ha detto che loro pregano 5 volte al giorno (ci abbiamo anche provato). Già in occasione della festa per la fine del Ramadan Shevala, mamma di Bilal, ha letto un libro che spiega ai bambini cos'è e cosa si fa durante il Ramadan. Grazie di cuore all'Imam che ci ha aperto le porte della moschea e ci ha accolto con rispetto, amicizia ed entusiasmo", si legge ancora nel post.
Le motivazioni della scuola
La gita, come ha scritto il Corriere della Sera, ha coinvolto tre classi. Nell'istituto ci sono molti bambini musulmani, e così la direttrice e alcune docenti hanno pensato di organizzare questa attività didattica, per creare un "ponte tra culture diverse. "Nel nostro asilo ci sono bambini di tutte le etnie – ha detto al Corriere Stefania Pillon, insegnante – molti hanno tradizioni e culture di cui spesso sappiamo poco. Abbiamo voluto portare i nostri bimbi in moschea per far conoscere loro meglio un aspetto della vita quotidiana dei loro compagni".
Il venerdì le famiglie musulmane della zona si ritrovano nel centro islamico Emanet di Susegana. "Per noi è stato un onore poter mostrare ai bambini cosa succede nel nostro centro", ha detto l'imam Avnija Nurceski, che è anche familiare di un alunno.
"La scuola, che è una paritaria parrocchiale di ispirazione cristiana è molto attenta nei confronti della molteplicità culturale e religiosa che caratterizza il nostro territorio – ha detto Stefania Bazzo, la direttrice – questa sensibilità vede protagonisti i bambini, le famiglie e tutta la comunità educante e si fonda sul rispetto della multiculturalità che caratterizza il tessuto sociale, senza penalizzare la nostra tradizione ma valorizzando il bene che nasce dall’incontro tra nazionalità e culture diverse".
Proprio con questo spirito un mese fa, alla fine del Ramadan, durante la festa di Eid Mubarak, ai bambini sono stati distribuiti degli opuscoletti per spiegare cosa stessero celebrando i compagni. E lo stesso, racconta il Corriere, avviene anche in occasione di celebrazioni religiose cristiane che sono parte dei principi fondanti della scuola: per esempio i bambini dell'asilo prima di mangiare sono invitati a fare il il segno della croce e spesso tutti insieme, anche i bambini musulmani, si recitano le preghiere in occasione delle festività.
Nella stessa moschea il vescovo aveva partecipato a una "preghiera per la pace"
Il Centro Culturale Islamico "Emanet" di Susegana (Treviso), meta della vista della scuola dell'infanzia, lo scorso 23 ottobre aveva ospitato il primo evento della "Giornata del Dialogo Islamo-Cristiano" 2024 in Veneto. Nel corso della giornata era stata pronunciata congiuntamente una preghiera per la pace dall'allora vescovo di Vittorio Veneto (Treviso), mons. Corrado Pizziolo, e dall'imam del centro, Avnija Nurceski.
All'appuntamento, ricordano i convenuti, erano presenti consiglieri e assessori del Comune di Susegana, il presidente della Federazione Regionale Islamica del Veneto, Ait Alla Lhoussaine, Gianluigi Manighetti per il Movimento dei Focolari della Diocesi di Vittorio Veneto, il direttore della Caritas Tarvisina, don Bruno Baratto, e rappresentanti della Questura di Belluno e della Prefettura di Treviso. "Con questo evento – avevano detto mons. Pizziolo e l'Imam Nurceski – vogliamo trasmettere un messaggio di pace, fratellanza e amore. E lo tramanderemo ai nostri figli e a chi verrà dopo di noi".
L'attacco della Lega
"Prima il Ramadan nelle chiese, ora i bambini dell'asilo portati in moschea a pregare rivolti verso La Mecca. In silenzio, l'identità europea viene smantellata. E c'è ancora chi parla di dialogo quando l'unico messaggio che passa è quello della sottomissione culturale. Questo non è il futuro che vogliamo per i nostri figli", ha commentato l'europarlamentare Paolo Borchia, capo delegazione al Parlamento europeo e vicesegretario della Liga Veneta, in merito alla visita organizzata per i bambini in una moschea a Ponte della Priula (Tv). "Difendere la nostra cultura significa dire dei no chiari. No alla cancellazione delle nostre radici, no all'educazione che confonde l'integrazione con la resa. Sveglia, Europa!", ha aggiunto l'eurodeputato del Carroccio.
Alberto Villanova, capogruppo della Lista Zaia e della Lega in Regione, ha detto che quelle immagini sono "Agghiaccianti" e fanno gelare il sangue", e non sono altro che "una provocazione".
Matteo Salvini ha pubblicato un post sui social, per commentare la vicenda, allegando la foto della notizia pubblicata in prima pagina da Libero: "Alla faccia della reciprocità".
"Qui non si parla di educazione, ma di fondamentalismo bello e buono, con un Imam che non ha perso l'occasione di "catechizzare" i giovani alunni, ha detto l'europarlamentare della Lega Anna Maria Cisint. "E il peggio è l'atteggiamento del corpo docente, che ha permesso tutto ciò: chissà se hanno avuto il coraggio di chiedergli perché le donne debbano portare il velo integrale o sposarsi in tenera età. Vogliono togliere i crocifissi e l'ora di Religione per indottrinarci all'Islam? Il sospetto è più che lecito: bambini portati in una moschea , molto probabilmente irregolare, costretti a inginocchiarsi verso la Mecca".
"Il rispetto tra religioni è giusto che venga insegnato – ha aggiunto Villanova – ma non certo facendo inginocchiare i nostri bambini all'interno di un luogo di culto che non è il loro. Lasciamo fuori i bambini da propaganda e ideologia". Sulla questione la diocesi di Vittorio Veneto e il Comune, per il momento, non commentano.
A questi attacchi ha risposto Rachele Scarpa (Pd), parlamentare trevigiana: "A questo deve servire la scuola: a far conoscere per insegnare a capire e ad accettare".
Il ministero dell'Istruzione annuncia verifiche
In merito alla vicenda della scuola paritaria della provincia di Treviso, l'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto precisa che si tratta di una scuola non statale, iscritta alla Federazione Italiana Scuole Materne. Pur in attesa che si definiscano meglio i dettagli dell'accaduto, su incarico degli uffici centrali del ministero dell'Istruzione e del Merito, l'Usr per il Veneto ha avviato approfondimenti, per verificare "se siano state rispettate, tra l'altro, le norme sulla parità scolastica", si legge in una nota dell'Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto.
"Si ricorda – prosegue il comunicato – che anche per questa istituzione, come per tutte le scuole statali e paritarie, vigono le regole dell'autonomia scolastica, da cui discende la necessitàdi dotarsi del proprio progetto educativo, specifico, autonomo e condiviso con le famiglie. A questo progetto educativo le insegnanti e il coordinatore scolastico devono attenersi, come richiesto dalla Legge n. 62/2000 sulla parità scolastica, per ogni tipo di attività progettuale".