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Pipe gratis per il crack, l’assessora a Fanpage: “Le paternali di Meloni e Salvini non aiutano i tossicodipendenti”

L’assessora al Welfare a Bologna, Matilde Madrid, ha risposto alle critiche di Giorgia Meloni e Matteo Salvini sul progetto avviato dal Comune guidato da Lepore, che prevede la distribuzione di pipe gratis per il consumo di crack: “Siamo tutti d’accordo con le affermazioni di Meloni e Salvini, ma dire che ‘la droga fa schifo’ non fa sparire i consumatori di crack”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Sta facendo discutere l'iniziativa del Comune di Bologna, che ha pensato di distribuire gratuitamente pipe per il crack. Le polemiche sono scoppiate proprio mentre Meloni dal palco di Rimini spolverava una delle tante questioni ideologiche della destra, la lotta all'uso delle sostanze stupefacenti: "La droga fa schifo, distrugge la vita", ha affermato dal palco.

"Questo è il tempo del coraggio di affermare cose semplici, ma per troppo tempo negate da ideologie irragionevoli. Come che la droga distrugge la vita, ti promette qualcosa che non può darti e mentre lo fa ti riduce a uno schiavo. E che se cadi nella dipendenza, non sei perduto e se chiedi aiuto troverai qualcuno disposto a prenderti per mano, a condividere la tua lotta e le tue oscurità per costruire insieme un futuro di libertà", ha scritto sui social la presidente del Consiglio, pubblicando il video della sua visita di ieri alla comunità di San Patrignano.

La città guidata dal sindaco Lepore ha deciso di affrontare l'emergenza crack con una misura rivolta a chi già assume la sostanza stupefacente, derivata dalla cocaina, chiamata anche ‘la cocaina dei poveri', perché nelle piazze dello spaccio si compra a pochi euro. In pratica circa 300 pipette in alluminio saranno distribuite da operatori di strada e in un centro che si occupa di tossicodipendenze. Un intervento dal costo complessivo di circa 3.500 euro, che rientra in un progetto di riduzione del danno già avviato in via sperimentale un anno e mezzo fa.

Chiaramente l'obiettivo non è incentivare il consumo, ma ridurne i danni della diffusione del consumo della droga, perché con l'utilizzo di strumenti occasionali e improvvisati, autocostruiti con metalli o plastiche, come bottiglie di plastica o lattine, spesso condivisi da più soggetti, è difficile contenere le patologie secondarie, come sanguinamenti, tracheiti e infezioni. Per il vicepremier Matteo Salvini si tratta di una "follia", perché "La droga è morte e fa schifo. Va fermata, non incentivata", ha detto.

"Siamo tutti d'accordo con le affermazioni di Meloni e Salvini, ma dire che ‘la droga fa schifo' non fa sparire i consumatori di crack, le paternali non aiutano le persone in condizioni di marginalità a uscire dalla dipendenza", ha detto a Fanpage.it l'assessora al Welfare del Comune di Bologna Matilde Madrid, a cui abbiamo chiesto di spiegare il progetto, che è stato naturalmente contestato da esponenti della maggioranza.

Assessora, cosa è emerso dalla fase di sperimentazione?

Il progetto sperimentale è iniziato a inizio 2024. Sono state distribuite pipe per il consumo di crack, monouso, sterili e certificate. Abbiamo seguito in questo modo circa 40 consumatori di crack, fruito da persone che vivono in condizioni di marginalità estrema: sono soprattutto persone dimora che fanno vita di strada, persone che difficilmente si avvicinerebbero ai servizi sociosanitari del territorio spontaneamente. Questa azione si inserisce all'interno di una strategia di riduzione del danno, praticata in Italia da tantissimi anni.

Può spiegare cosa sono le politiche di riduzione del danno e perché servono a tutelare la salute delle persone?

Le politiche di riduzione del danno sono riconosciute nei Livelli essenziali di assistenza, ma non sempre vengono attuate nelle Regioni. La riduzione del danno dal 2019 è diventata, tramite una legge dello Stato, un livello essenziale di assistenza: significa che deve essere garantita nell'erogazione delle prestazioni, attraverso un provvedimento intermedio emanato dalle Regioni. Molte Regioni hanno disciplinato la riduzione del danno come Lea: tra queste c'è l'Emilia-Romagna, ma anche Regioni di centrodestra.

La nostra Regione ha fatto anche un piano di prevenzione regionale, che oltre a dare le linee sulla prevenzione su cui investiamo tantissimo, con incontri nelle scuole, informazione nei luoghi del divertimento notturno, indica le azioni possibili all'interno delle politiche di riduzione del danno. Fornire strumenti per il consumo, monouso e sterili, è una delle azioni principali di aggancio e relazione. Bologna negli anni Novanta ha fatto da apripista, quando il tema era l'esplosione dell'eroina. Iniziammo con l'azienda sanitaria a distribuire siringhe monouso sterili e lacci emostatici. In quegli anni partì un dibattito, che si sta ripetendo con le pipette, ma oggi nessuno si scandalizza più della distribuzione di siringhe.

Qual era l'obiettivo di quell'intervento negli anni Novanta? È servito a qualcosa?

Allora avevamo un duplice obiettivo: ridurre gli effetti secondari sulle patologie croniche collegate al consumo di sostanza, malattie trasmissibili come l'HIV oppure l'epatite e altre infezioni, e dall'altro agganciare il consumatore marginale, che è il vero obiettivo. Riuscire ad agganciare il consumatore, attraverso questo pretesto, ha un suo beneficio sulla salute, e consente di consolidare nel corso del tempo una relazione di fiducia con gli operatori sociali che fanno questo lavoro, in un contesto non giudicante, non stigmatizzante e di ascolto. Questo permette di lavorare sulla consapevolezza del consumatore, per aiutarlo a rendersi conto anche dei rischi che sta correndo per la propria vita.

Quali sono i dati raccolti quest'anno con il progetto sperimentale sul crack?

A valle di questa sperimentazione abbiamo osservato tre ricadute principali. Il primo beneficio è un tema di salute, consiste in una riduzione delle patologie collegate all'utilizzo della sostanza: abbiamo osservato ad esempio una riduzione di problemi respiratori, quasi nel 38% dei casi, una diminuzione di piaghe al cavo orale nel 21% dei casi, è calata la trasmissione dell'epatite e dell'HIV. Certo, stiamo parlando di un quantitativo di consumatori ridotto proprio perché si tratta di una sperimentazione, però è già un risultato aver ridotto i danni fisiologici e derivanti sia dal consumo, ma anche dall'utilizzo di materiali autocostruiti, di plastica o metallo che vengono poi inalati insieme alla sostanza.

E poi?

Il secondo risultato – che chiaramente è meno certificabile perché è impossibile seguire queste persone 24 ore su 24 – è il fatto che questi utenti dichiarano di aver via via consumato meno dosi nell'arco della giornata. Teniamo presente che il crack è una droga che ha un effetto molto breve, e induce un consumo molto frequente, anche 10-12 volte al giorno. E quando un fisico è molto deperito l'effetto si sente meno, dura meno e quindi si è portati a consumare più volte. E dunque la riduzione delle patologie collegate probabilmente ha indotto un minor consumo della sostanza.

Qual è il terzo effetto positivo che avete riscontrato?

Abbiamo visto che proprio attraverso questa relazione continuativa di fiducia, in un contesto che non stigmatizza, molte persone iniziano a valutare la possibilità di percorsi di fuoriuscita dalla dipendenza e chiedono aiuto per uscirne. Dimostrano quindi la volontà di provarci, e quando questo succede per noi è un bellissimo giorno. A quel punto questi soggetti vengono accompagnati anche fisicamente al servizio di dipendenze dell'azienda sanitaria. È evidente che la pipa in sé non fa uscire dalla dipendenza, ma attiva una relazione, che li fa stare meglio perché effettivamente i consumatori osservano un miglioramento nella loro salute, e crea le condizioni affinché più persone ci chiedano di essere tirate fuori da questa realtà.

Quindi adesso il progetto entra nel vivo?

Sì, essendo stata una sperimentazione, siamo stati accompagnati da un'équipe di epidemiologia dell'Università di Bologna, che ha studiato i dati scientificamente, ne ha fatto oggetto di pubblicazioni su riviste internazionali americane, che sono punto di riferimento sul tema delle droghe. Terminata questa fase di sperimentazione, visto che siamo stati confortati da un miglioramento del quadro, vorremmo proseguire per fare diventare questo intervento un servizio più strutturato. Ora ci prendiamo qualche settimana, per aumentare i soggetti coinvolti nel progetto, e avere numeri più alti.

A quale obiettivo puntate in termini numerici?

Il nostro servizio, cosiddetto a bassa soglia, è composto dalle unità di strada che agganciano nel corso dell'anno poche centinaia di utenti, non tutti consumatori di crack, ma anche eroinomani o persone che hanno altro tipo di dipendenza, oppure sono policonsumatori. Noi vorremmo aumentare il numero delle persone seguite un po' alla volta, perché comunque è un lavoro impegnativo dal punto di vista degli operatori sociali, per arrivare possibilmente a seguire almeno 100-150 persone. Voglio precisare che questa è una singola azione, che serve ad agganciare gli utenti, ma si inserisce all'interno della strategia della riduzione del danno.

Quali sono i dati sul consumo di crack a Bologna?

La premessa è che c'è molto sommerso, i numeri che abbiamo sono quelli delle persone che noi e l'azienda sanitaria riusciamo a raggiungere. I dati dell'azienda sanitaria ci dicono che al 30 giugno 2025, l'ultimo semestre disponibile, le persone in carico all'azienda sanitaria erano 518, in aumento rispetto agli anni precedenti, rispetto al 2024 e al 2023. Questo ci dice certamente che probabilmente c'è stato un aumento del consumo, ma anche che il lavoro fatto per intercettare questi consumatori è stato efficace. Mentre per quanto riguarda i servizi a bassa soglia del Comune, quelli appunto che svolgono quel primo lavoro su strada, abbiamo avuto da gennaio a giugno di quest'anno 293 persone, di cui 77 erano nuove rispetto agli anni precedenti. Non si tratta però soltanto di consumatori di crack, ma tra questi per esempio ci sono persone che consumano eroina. La fascia di età prevalente è 45-49 anni, anche se abbiamo osservato un incremento nella fascia 25-35. E purtroppo sono aumentate anche le donne che accedono a questi servizi, siamo al 18%, e in molti casi si tratta di donne fragili, che possono anche essere esposte a situazioni di violenza.

Come rispondete agli attacchi, di chi, come Matteo Salvini, vi accusa di voler incentivare il consumo di crack?

È evidente che la distribuzione di una pipa di crack non incentiva in alcun modo l'utilizzo di questa droga. Le persone fumano crack perché sono dipendenti da crack. Se non gli dessimo una pipa sterile, consumerebbero crack lo stesso con dei materiali autocostruiti che peggiorano le loro condizioni di salute. Dunque, il nostro obiettivo è la salute delle persone. Salvini e gli altri esponenti della maggioranza che ci attaccano probabilmente conoscono molto poco la materia. È una questione che interessa decine di migliaia di famiglie in Italia, e ci sono tantissime città italiane che si stanno sobbarcando la gestione di quest'emergenza, insieme alle aziende sanitarie. Bisognerebbe andare oltre le enunciazioni di principio, dire che ‘la droga fa male' non modifica la realtà. Bisogna fare invece passi avanti sulla prevenzione, investendo molto sull'aggancio delle persone invisibili o marginali, come stiamo facendo a Bologna, potenziando i servizi di presa in carico con i trattamenti farmacologici, i percorsi di recupero in comunità. Insomma il tema è molto ampio, non si riduce certo alla pipa e bisognerebbe essere onesti con i cittadini.

Dire che la ‘droga fa male' non fa sparire dalla scena i consumatori di crack. Per noi sono persone che si trovano in un momento di estrema difficoltà, in cui non stanno decidendo della loro vita, perché lo decide la droga al posto loro, e dunque devono essere considerate persone che hanno bisogno di un supporto. E se questo aiuto lo vogliono, se lo accettano, e maturano questa consapevolezza, i servizi devono farsi trovare pronti. Non aiuta ascoltare una paternale, che è soltanto l'affermazione di un principio, perché governare significa provare a cambiare la realtà.

Fdi ha annunciato di voler denunciare il sindaco di Bologna per "istigazione a delinquere". Lepore è stato anche chiamato "spacciatore". Ci saranno conseguenze legali?

Facciano denunce, interrogazioni, quello che vogliono, scopriranno che la riduzione del danno è un livello essenziale di assistenza, che le Regioni lo hanno normato, che ci muoviamo all'interno di un quadro di piena legittimità e peraltro non da oggi, da decenni. E scopriranno che anche altre città oltre a noi hanno messo in campo politiche simili, anche tantissime città europee. Crediamo che sia la cosa giusta, e quindi se per caso ci chiameranno in tribunale porteremo tutti gli elementi scientifici, tecnici e normativi a supporto di questa sperimentazione. Ripeto, il mercato le sostanze è cambiato, chi potrebbe dire oggi che dare siringhe sterili ai tossicodipendenti non abbia aiutato a contenere le ricadute devastanti del consumo di eroina?

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