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Perché nel 2024 aumenteranno ancora i prezzi di olio, pasta e caffè

Le cause principali sono le guerre e il cambiamento climatico, che incidono sulla produzione del cibo che consumiamo quotidianamente: i prezzi di pasta, caffè e olio potrebbero crescere del 70% nel 2024.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Da un lato il cambiamento climatico, dall'altro le guerre che continuano a scoppiare. Il contesto globale continua a influire negativamente sui prezzi degli alimenti, dei beni primari che vengono acquistati e utilizzati quotidianamente dagli italiani. Al di là della tragedia in sé – premessa d'obbligo quando si parla di conflitti, come quello scoppiato recentemente in Medio Oriente – c'è un aspetto economico da non sottovalutare: secondo quanto anticipato da Aretè – società di ricerca e analisi sull'andamento dell'agrifood – al Fatto Quotidiano, nel 2024 ci saranno nuovi aumenti per prodotti come pasta, olio e caffè, che potrebbero schizzare oltre il 70% di crescita del prezzo.

Partiamo dall'olio: su quello di girasole incombe la guerra in Ucraina, visto che il Paese invaso dalla Russia un anno e mezzo fa è uno dei maggiori produttori al mondo. Il prezzo è schizzato alle stelle e ha portato in alto anche quello di tutti gli altri oli vegetali. Ora incombono anche altre questioni: El Nino, che periodicamente scalda l'oceano Pacifico, potrebbe impattare sulla produzione dell'olio di palma, mentre la siccità che ha colpito la Spagna – e minaccia di minare anche la raccolta di quest'anno – ha fatto aumentare di molto anche il prezzo dell'olio d'oliva.

I granai di frumento duro sono vuoti, per via della grave siccità che ha colpito il Canada – sempre per via del riscaldamento climatico – e perciò il prezzo della pasta continuerà a mantenersi alto, se non aumenterà ancora. Parliamo del primo Paese produttore al mondo, il cui ammanco non può essere compensato da una maggiore importazione da Russia e Turchia. C'è infine il caffè, nell'analisi di Aretè sul Fatto, che resta in bilico per via degli eventi meteorologici estremi a cui sono sottoposti i principali Paesi di produzione, in Sudamerica e Africa.

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