
Perché mai dovrebbe interessarci che la presidente del Consiglio Meloni non beve alcol fino a Natale? Manca ormai meno di un mese alle feste, che per qualcuno non rappresentano solo la convenzione obbligata e consumistica dello scambio dei regali o un'occasione per passare del tempo con famiglia e amici, ma sono soprattutto un momento di raccoglimento religioso. Ed ecco che gli esponenti del governo di destra sono pronti a ostentare la loro fede, facendo a gara per esibire la loro aderenza ai valori cristiani.
Potrebbe essere questione che attiene unicamente alla sfera intima, ma perché non cercare di sfruttarla anche per allargare il proprio consenso? Del resto Meloni ha sempre maneggiato la materia con scaltrezza. Lo abbiamo visto recentemente anche al meeting di Rimini, dove la premier è corsa a fine estate per blandire il mondo di Cl, movimento fondato da Don Luigi Giussani, che da sempre ha dettato la linea al centrodestra. Ma torniamo all'oggi. Con il Natale alle porte tornano le consuete polemiche e i vecchi refrain di dicembre: la difesa a oltranza del presepe, di Gesù Bambino e dei canti tradizionali, baluardi della cultura occidentale contro l'invasore straniero, contro il pericoloso integralismo islamico. Proprio poche settimane fa durante la campagna elettorale per le recenti elezioni in Campania, Salvini ha tirato fuori tutti gli ingredienti:
Se arrivi a Napoli e dopo un po’ inizi a dire però non mi piace come vivete qua, non mi piace come si vestono le vostre donne e non mi piace San Gennaro e basta col calcio e non mi piace il presepe e non mi piace Gesù Bambino e non mi piacciono le vostre chiese, se arrivi qua e non rispetti le nostre leggi, la nostra cultura e le nostre tradizioni fuori dalle palle, fuori dalle palle, torna a casa tua amico mio, torna a casa tua, non ci mancherai.
E la presidente del Consiglio, quella del "Mi chiamo Giorgia, sono italiana, sono una madre, sono cristiana…", non poteva essere da meno. L'occasione si è presentata provvidenzialmente a Padova, durante i festeggiamenti per la vittoria del leghista Alberto Stefani in Veneto. A chi le offriva da bere, magari uno spritz, la premier ha risposto gentilmente: "Non se ne parla, ho fatto il fioretto. Brindiamo a Natale…", ha raccontato il Messaggero oggi, ricordando che Meloni "fervida credente", di fioretti, cioè atti di rinuncia portati avanti volontariamente per devozione, ne ha fatti tanti, fin da piccola, soprattutto in Quaresima e nel mese mariano.
Prima di lei un altro grande leader, Silvio Berlusconi, che di comunicazione ne capiva, aveva confessato durante un'intervista a Bruno Vespa di aver messo da parte fumo, gioco e ballo, per fare appunto dei fioretti, in senso religioso, per ottenere favori divini. Per poter gustare dunque un'altra bevanda alcolica Meloni attenderà rigorosamente almeno la Vigilia. Un sacrificio – non importa se sia vissuto come rito scaramantico o con profonda fede – che di certo sarà notato tra i suoi sostenitori e simpatizzanti più vicini al mondo cattolico. Meloni lo sa bene, sa quanto la religione condizioni ancora la politica in Italia, e probabilmente quella che può sembrare una risposta spontanea e casuale è invece una mossa studiata.
La cura del Natale, ma soprattutto del presepe, di cui la premier pubblica sempre una foto a corredo degli auguri per le festività, non va mai tralasciata. Scorrendo tra le immagini condivise sui social negli ultimi anni, ultimamente ha vinto l'albero con gli addobbi, ma non mancano comunque i riferimenti ai simboli più potenti per la costruzione dell'identità della destra conservatrice: i pastori, la stalla, i Re Magi e il Gesù Bambino sono irrinunciabili. Del resto era proprio Meloni nel 2017 a lanciare la ‘Rivoluzione del presepe':
Ho deciso di fare il Presepe quando non lo fa più nessuno, quando nelle scuole dicono che non si può fare perché offende chi crede in un’altra cultura.
Come avrebbe fatto se no Fdi a schizzare dal 6,4% delle europee del 2019 al 26% delle Politiche del 2022? Molto è dovuto anche dalla standing ovation raccolta il 31 marzo 2019 a Verona, quando la leader di Fdi venne acclamata, più del rivale Salvini, al Congresso mondiale delle famiglie, organizzato e voluto da pro-vita e antiabortisti. Da allora la strada per Meloni è diventata in discesa. E se ora l'alleato leghista ha fatto incetta di voti in Veneto, consolidando la sua leadership al Nord anche senza Luca Zaia, meglio stare in campana.