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Crisi di Governo 2022

Perché il 21 giugno è un giorno decisivo per il governo Draghi e cosa può accadere

Il 21 giugno si avvicina, insieme alle comunicazioni di Draghi e al voto in Parlamento. Lega e Movimento 5 Stelle, però, smorzano i toni e puntano a trovare un’intesa in maggioranza sullo stop alle armi all’Ucraina.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Mancano meno di due settimane al 21 giugno, il giorno in cui Mario Draghi tornerà in Parlamento. Tra i vari partiti, nelle ultime settimane, si è respirata l'aria della resa dei conti. Soprattutto da parte di Lega e Movimento 5 Stelle, ex alleati nel governo gialloverde e oggi sulla stessa linea sulle armi. O almeno, questa è la linea dei leader di partito Salvini e Conte, mentre gli esponenti del governo Giorgetti e Di Maio sembrano pensarla diversamente. Nel frattempo i partiti continuano a litigare sulle armi all'Ucraina, vero nodo in vista del 21 giugno, quando Draghi leggerà le sue comunicazioni in vista del Consiglio europeo sulla guerra e la maggioranza dovrà votare una risoluzione comune.

Nei giorni scorsi si è respirata aria di crisi, tanto da far pensare che il governo fosse a rischio per via del passaggio parlamentare. Da Giorgetti a Di Maio – appunto – il voto in Parlamento è stato definito "pericoloso" dal titolare del Mise, mentre il ministro degli Esteri ha parlato di un "Papeete due" imminente. Insomma, la tensione è alle stelle e i gruppi di maggioranza stanno già cominciando a lavorare al testo che andrà votato compattamente. Sono stati gli stessi protagonisti, oggi, a chiarire il punto: "Noi lavoreremo per una risoluzione che metta d'accordo tutto il Parlamento italiano, perché litigare e dividersi in tempi di guerra dopo due anni di pandemia sarebbe sbagliato – ha spiegato Salvini a Radio Capital – E che metta al centro la diplomazia, che è comunque l'arma migliore per fermare le guerre".

Il messaggio di Salvini è chiaro, così come quello del Movimento 5 Stelle: basta armi all'Ucraina e spingere sul negoziato di pace con relativo protagonismo di Italia ed Europa. Conte, d'altronde, sulle armi ripete da settimane che l'Ucraina ne ha abbastanza. Oggi è stata Maria Domenica Castellone, capogruppo pentastellata al Senato, a difendere la posizione del partito: "Ogni volta che poniamo un tema ci accusano di voler far cadere il governo – ha detto al Corriere della Sera – Nella risoluzione di maggioranza a cui stiamo lavorando, come sempre inseriremo i punti che consideriamo prioritari". In particolare "il rafforzamento del percorso diplomatico rispetto alla guerra in Ucraina, una svolta verso un vero negoziato di pace, e la linea che intendiamo adottare nei prossimi mesi per sostenere imprese e famiglie in questa crisi economica". Poi ha detto chiaramente: "Nessuna prova di forza, ma una sintesi nella quale la nostra posizione trovi spazio e riconoscimento".

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