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Perché i “permessi rosa” per le neo mamme al volante sono figli di una cultura sessista e arretrata

Una delle proposte di modifica al Codice della strada, al momento in Commissione trasporti, suggerisce di riservare dei parcheggi per le donne incinte e con figli al di sotto dei 2 anni. Tutto quello che dovranno fare è munirsi di un cosiddetto “permesso rosa”. E fin qui tutto giustissimo. Ma nel testo non si specifica se anche ai padri sarà riconosciuto lo stesso diritto. In effetti, non c’è alcun riferimento agli uomini che viaggiano con i figli piccoli. Anche se a molti potrebbe apparire irrilevante, in realtà la questione nasconde lo spettro di una cultura conservatrice e radicata nel sessismo, per la quale è ovvio e normale che sia la donna a portare in giro il figlio piccolo.
A cura di Annalisa Girardi
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Nel testo di riforma del nuovo codice della strada, al momento fermo in Commissione trasporti, ci sono alcune norme dedicate espressamente alle donne. Significa che il nostro Paese sta intraprendendo una svolta femminista, letteralmente in ogni settore della vita pubblica? Non proprio perché anche se alcune di queste proposte di modifica potrebbero effettivamente dimostrarsi utili e benefiche per le cittadine alla guida, allo stesso tempo il linguaggio con cui vengono scritte nasconde un sessismo che rimane radicato nel nostro Paese. Ma andiamo a vedere di cosa si sta parlando. Nel testo unificato dalla Commissione contenente tutte le correzioni che sono state avanzate al Codice della strada negli ultimi due anni, due in particolare sono state formulate per la popolazione femminile: si tratta della proposta di riservare dei parcheggi per le donne in stato di gravidanza e con figli al di sotto dei 2 anni, e di quella per cui non potranno essere più affisse ai margini della carreggiata pubblicità dal contenuto sessista. E fin qui tutto bene. Il problema arriva quando si specifica che le donne con figli piccoli, per avere diritto al parcheggio speciale, dovranno esibire il "permesso rosa", senza fare alcun riferimento a cosa dovrà fare un padre quando starà cercando parcheggio con il figlio neonato a bordo.

Perché chiamarlo permesso rosa? Perché non pensare a un permesso per i neo genitori che viaggiano con i figli molto piccoli e basta? E specificare ovviamente che questo è un permesso valido per entrambi i genitori: mentre della parola "padre" sulla proposta di modifica non vi è traccia. In diversi altri punti del testo si fa riferimento "tutela e alla sicurezza della circolazione e alla tutela della sosta delle persone con disabilità e delle donne in stato di gravidanza o con un bambino di età non superiore a due anni munite di permesso rosa". Ma nessuna spiegazione su come si debba comportare il padre o se il beneficio sia dedicato anche a lui. Anche se a molti potrebbe apparire irrilevante, in realtà la questione nasconde lo spettro di una cultura conservatrice e radicata nel sessismo, per la quale è ovvio e normale che sia la madre a portare in giro il figlio piccolo. Mentre il padre è a lavoro, per esempio.

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E non si può nemmeno pensare a una leggerezza sul linguaggio. Perché su altri temi l'attenzione alle parole viene mostrata eccome. Infatti si legge:

5) al numero 53-bis) la parola: « Debole » è sostituita dalla seguente: « Vulnerabile », le parole: « disabili in carrozzella » sono sostituite dalle seguenti: « persone con disabilità » e dopo la parola: « ciclisti » sono aggiunte le seguenti: « , conducenti di ciclomotori e di motocicli »; conseguentemente, ovunque ricorrono nel codice della strada, le parole: « debole » e « deboli », sono sostituite, rispettivamente, dalle seguenti: « vulnerabile » e « vulnerabili »

Ci si preoccupa anche di sostituire le parole "veicoli a trazione animale" con "slitte" e si precisa che con "strada ad alta intensità ciclistica" si debba intendere la "strada a traffico promiscuo utilizzata e frequentata da un numero rilevante di ciclisti". Ma anche, "mucosa del cavo orale" diventa "fluido salivare" in relazione ai test anti-droga. Dal resto del testo traspare la consapevolezza che le parole abbiano un valore preciso. Questa attenzione però manca totalmente nel momento in cui destina il permesso di parcheggio speciale, oltre che (giustamente) alle donne in gravidanza, anche alle donne con figli piccoli senza una sola menzione al padre.

Fattore ancor più grave nel momento in cui il testo contiene anche una modifica che ha proprio l'obiettivo di combattere gli stereotipi di genere: "È vietata sulle strade e sui veicoli qualsiasi forma di pubblicità il cui contenuto proponga messaggi sessisti o violenti o stereotipi di genere offensivi", si leggge. Ma non ci si rende conto che pensare solo a una madre per strada con il figlio fa parte di quegli stereotipi tipici della cultura patriarcale per cui spetta solo alla donna occuparsi della cura dei figli e dell'ambiente domestico, mentre l'uomo è occupato dal lavoro e dal sostentamento economico della famiglia. Immagini che non solo non corrispondono a quello che è lo spaccato sociale di un Paese occidentale nel 2020, ma che offendono quella parte di popolazione che non si sente rappresentata da una visione tradizionalista, arretrata e riduttiva del ruolo della donna e della sua relazione con la famiglia. Il testo per ora rimane in Commissione, dove è soggetto ad altre modifiche: intanto ci si può solo augurare che quello della riforma ufficiale del Codice si ricordi che il sessismo si combatte anche sulla carta. 

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