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Direttiva Case Green

Perché i motori a scoppio non spariranno nel 2035 e le case green sono necessarie: le risposte dell’Ue

Frans Timmermans, vice presidente della Commissione europea, ha spiegato in un’intervista a Repubblica perché i timori dell’Italia sullo stop alla produzione di motori termici e sulle cosiddette case green sono infondati.
A cura di Luca Pons
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Il regolamento europeo che prevede il divieto di produrre auto con motore termico – soprattutto a diesel e benzina – nell'Unione europea dal 2035 in poi è al centro di un grosso dibattito. La norma è stata approvata dal Parlamento europeo oltre un mese fa, e mancherebbe solo la conferma del Consiglio europeo, cioè dei capi di Stato e di governo dei 27 Paesi Ue. Alcuni Stati però, come la Germania e l'Italia, si oppongono alla misura.

Allo stesso tempo, l'Italia si è detta decisamente contraria anche alla direttiva sulle case green, che prevede di portare tutti gli edifici di Europa su certi standard di emissioni inquinanti entro il 2030. Il vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans, in un'intervista a Repubblica ha spiegato le due misure e perché è necessario adottarle in fretta.

Stop alla vendita di auto a benzina e diesel, ma potranno continuare a circolare

Per quanto riguarda le auto, vanno fatte alcune precisazioni. Prima di tutto, le vecchie auto con motori a combustione potranno continuare a circolare per strada, anche dopo il 2035: "Le vetture con il motore a combustione ci saranno ancora", ha ricordato il commissario, "ma le nuove macchine non potranno emettere CO2".

In più, non è detto che le nuove auto prodotte saranno elettriche. L'Unione europea non obbligherà le aziende automobilistiche a produrre solo veicoli elettrici: "L’Europa lascia all’industria la scelta della tecnologia. Non siamo noi che diciamo che cosa devono usare, ma dal 2035 le macchine prodotte in Europa saranno a zero emissioni. Il resto dipende dalle imprese del settore e dalla filiera. Quale tecnologia volete sviluppare? Io preferisco le macchine a batteria, elettriche o a idrogeno, ma se ci sono altre tecnologie tocca all’industria decidere, non a noi".

Nei mesi scorsi, quando l'accordo è stato scritto, l'Italia "era felice perché avevamo trovato tutti insieme una soluzione per i piccoli produttori", ha detto Timmermans. Quindi adesso il commissario spera che "si possa convincere anche il governo italiano che su questo regolamento dobbiamo andare avanti". Anche perché, mentre l'Europa discute, "le case automobilistiche della Cina, solo nel 2023, porteranno in Europa 80 nuovi modelli di vetture elettriche accessibili anche dai cittadini con meno risorse. Dobbiamo reagire".

Chi critica la misura dice che sarebbe un favore alla Cina, perché renderebbe l'Ue dipendente da Pechino per tutti i materiali che servono a costruire le auto elettriche. Al contrario, per Timmermans, la competizione sta già arrivando e "se noi vogliamo un futuro per l’industria dell’automobile in Europa dobbiamo andare avanti, non indietro. Questo è importante. Ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro in ballo per il futuro. E il futuro sono le macchine senza emissioni di CO2″.

Case green, "l'Italia deve scegliere": la crisi climatica non aspetta

Per quanto riguarda le cosiddette case green, il governo italiano si è subito opposto dicendo che per l'Italia non è realizzabile. Per Timmermans, "l’Italia deve fare delle scelte. Un’economia non può crescere su una terra morta. Dunque non ci può essere opposizione fra ambiente, difesa del clima ed economia".

Anche perché, numeri alla mano, in Italia "i danni causati dalle condizioni meteorologiche nel 2021 sono stati stimati in 2 miliardi di euro. Gli scienziati dicono che la resa del frumento si ridurrà del 12% nelle regioni meridionali dell’Europa se la temperatura aumenterà di 2 gradi. Senza una transizione verso una sostenibilità, gli shock diretti e indiretti colpiranno il pianeta, i cittadini e i mercato. Influenzeranno l’offerta di beni, i prezzi e la domanda".

Secondo il vice presidente della Commissione, "la nostra nostra società dipende da un’economia sostenibile, circolare", anche grazie alla riduzione delle emissioni inquinanti. "L’Italia è talmente industrializzata che è stata sempre in grado di reinventare la sua industria. Dobbiamo avere fiducia nel popolo italiano". Dall'altra parte, "se non riusciremo oggi a tenere sotto controllo il cambiamento climatico, domani i nostri figli si troveranno ad affrontare guerre per il cibo e l’acqua".

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