Pensioni, quasi metà degli italiani teme di non poter affrontare la vecchiaia con serenità

Guardare al futuro, per molti italiani, significa oggi fare i conti con la paura di non avere abbastanza: abbastanza risparmi, abbastanza certezze, abbastanza tempo per costruirsi una vecchiaia serena. L'incertezza economica, l'instabilità dei mercati e l'aumento del costo della vita hanno infatti acceso un campanello d'allarme nelle famiglie: il 49% teme di non poter far fronte a spese impreviste, mentre il 39% confessa di temere di non riuscire a mantenere lo stesso tenore di vita una volta in pensione. Numeri che raccontano non solo una percezione, ma una realtà fatta di precarietà e difficoltà nel pianificare il futuro. Tutto, mentre il sistema pensionistico pubblico, pur restando un pilastro fondamentale, non sembra più sufficiente a garantire serenità e stabilità economica a chi si avvicina all'età del ritiro.
L'idea di posticipare il ritiro dal lavoro
Per molti, la soluzione sembra essere quella di rimandare il momento della pensione. Secondo i dati, il 37% degli italiani sta valutando di prolungare la vita lavorativa, e le motivazioni sono chiare: il 48% lo farebbe per continuare a percepire uno stipendio, mentre il 46% spera di ottenere così una pensione più elevata. Una scelta che, se da un lato risponde alla necessità di garantire maggiore sicurezza economica, dall'altro evidenzia la difficoltà di costruire un futuro finanziariamente solido senza un’adeguata pianificazione.
La previdenza integrativa: uno strumento in crescita ma ancora poco compreso
Nonostante le paure, cresce la consapevolezza dell'importanza di una previdenza complementare. Tra chi ha già deciso di tutelarsi, il 36% ha aderito a un piano individuale pensionistico (PIP), con una curiosa differenza di genere: il 45% delle donne ha scelto questa strada, contro il 30% degli uomini. Un dato che suggerisce come le donne, spesso più esposte alle discontinuità lavorative e a pensioni più basse, mostrino una maggiore sensibilità verso la pianificazione del futuro.
Il percorso non è però ancora chiaro per tutti: tra chi sta valutando l'adesione, il 37% non ha ancora deciso quale strumento adottare. Il segno insomma di un processo decisionale complesso, dove la mancanza di conoscenze finanziarie e la diffidenza verso il mercato rendono difficile scegliere la strada più adatta.
Il ruolo cruciale dei consulenti
In questo contesto di incertezza, i consulenti finanziari e assicurativi svolgono un ruolo rilevante nelle scelte degli italiani. Il 37% si rivolge a un consulente assicurativo per informarsi sulla pensione complementare, mentre il 32% preferisce quello bancario. Più in generale, oltre la metà degli intervistati (55%) dichiara di affidarsi a un esperto per le proprie decisioni di investimento, indicando come criteri principali trasparenza (57%), competenza tecnica (46%) e capacità di ascolto (36%).
Un Paese in bilico tra prudenza e sfiducia
Il quadro che emerge è dunque quello di un'Italia ancora sospesa tra prudenza e incertezza: come sottolinea Jozef Bala, amministratore delegato di Athora Italia, "la paura per il futuro non si traduce ancora in scelte corrette di pianificazione finanziaria". Molti italiani, infatti, preferiscono accumulare risparmi in liquidità o investire in immobili, scelte che danno una sensazione di sicurezza immediata ma che, nel lungo periodo, possono rendere le famiglie più vulnerabili di fronte all'inflazione e agli imprevisti economici.
Una fotografia di un Paese consapevole delle proprie fragilità economiche, ma ancora lontano da una pianificazione previdenziale diffusa.