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Partono i controlli al confine tra Italia e Slovenia, quanto dureranno e cosa cambia per chi viaggia

Oggi, 21 ottobre 2023, ripartono i controlli ai confini dell’Italia con la Slovenia e anche con l’Austria. Chi vuole passare da un Paese all’altro dovrà mostrare i documenti. La misura inizialmente dovrebbe durare dieci giorni, ma è probabile che sarà prolungata.
A cura di Luca Pons
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Oggi, 21 ottobre 2023, si chiudono i confini dell'Italia con Slovenia e Austria. O meglio, ripartono i controlli che da quando è in vigore la convenzione di Schengen non erano più stati necessari. Dalle ore 14 di oggi, chi attraversa la frontiera per andare in Austria o Slovenia dovrà esibire il documento d'identità per dimostrare di essere regolarmente residente nell'Unione europea. Il motivo è che i Paesi che hanno sospeso l'accordo di Schengen temono infiltrazioni terroristiche dal Medio Oriente.

Nei luoghi di controllo – ci sono 22 valichi sui 232 chilometri di confine del Friuli-Venezia Giulia con Slovenia e Austria – tornano quindi le forze di polizia. Ci sono più di 300 agenti in tutto dedicati alle operazioni di controllo.

Il personale si occupa di controllare i documenti, ma non si esclude che nei prossimi giorni ai confini vengano impiegate anche misure più tecnologiche, come dei droni per monitorare l'area. I controlli non riguarderanno necessariamente tutti i veicoli che passano: nelle prime ore, gli agenti incaricati hanno effettuato verifiche a campione.

Lo stop alla libera circolazione è partito oggi, 21 ottobre, e durerà inizialmente per dieci giorni. Tuttavia, le regole di Schengen permettono di prorogarlo. Il regolamento europeo che norma la possibilità di ripristinare i controlli parla di una durata massima di sei mesi, oppure di due anni (ma solo in caso di "circostanze eccezionali").

L'Italia non è l'unico Paese che ha deciso di sospendere la convenzione di Schengen. La Slovenia ha ripristinato a sua volta i controlli nei confini con Croazia e Ungheria. Gli Stati che hanno adottato iniziative simili sono in tutto dodici: oltre a Italia e Slovenia, ci sono Austria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, e poi Svezia, Danimarca e Norvegia, che è all'interno dell'area Schengen anche se non è uno Stato membro dell'Unione europea.

Per quanto riguarda i confini italiani, i governi di Italia, Slovenia e Croazia hanno già fissato un incontro il 2 novembre. Qui si concorderanno "le modalità di attuazione che possano rendere ponderata la misura", cioè che non la faccia pesare troppo sui cittadini che devono viaggiare, ad esempio i lavoratori transfrontalieri.

Per il momento, quindi si può pensare con ragionevole certezza che i controlli dureranno come minimo fino al 2 novembre, quando si terrà il vertice tra governi. Se venissero prorogati per tutti i sei mesi concessi dal regolamento europeo, la circolazione non tornerebbe libera prima di metà aprile 2024. Finora, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha garantito che il blocco sarà "proporzionato" e "temporaneo". Tuttavia, alla luce degli ingressi irregolari che in passato ci sono stati in Italia (16mila registrati finora nel 2023 in Friuli-Venezia Giulia) e i timori di nuovi attentati terroristici, non è ancora chiaro cosa significhi esattamente "temporaneo".

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