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Cos’è lo spazio Schengen e cosa succede in Italia dopo la sospensione

Lo spazio Schengen è una convenzione che consente di attraversare le frontiere di 27 Paesi europei senza essere controllati. In questi giorni, undici Stati hanno sospeso l’accordo in seguito agli attentati di Arras e Bruxelles per timore di un ritorno del terrorismo nel continente, aumentando quindi la sicurezza dei propri confini nazionali.
A cura di Andrea Miniutti
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Lo spazio Schengen è la più grande zona di libera circolazione al mondo: nato ufficialmente con una convenzione nel 1990, ad oggi unisce 27 Paesi europei, di cui 23 fanno parte dell'Unione europea. L'accordo ha cancellato i controlli alle frontiere interne dello spazio Schengen, armonizzando invece quelli ai confini esterni e creando un coordinamento delle forze di polizia. Le sue regole consentono a oltre 400 milioni di cittadini europei di viaggiare liberamente all'interno degli Stati che fanno parte dell'accordo.

In questi ultimi giorni si sta parlando molto di questa convenzione in seguito alla sua sospensione temporanea per motivi di sicurezza da parte di 11 Paesi europei: Italia, Slovenia, Austria, Germania, Francia, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Svezia, Danimarca e Norvegia. La decisione è stata presa in seguito agli attentati che hanno sconvolto le città di Arras e Bruxelles, col timore che la minaccia del terrorismo possa tornare a far tremare l'Europa. Questo significa che saranno fatti i controlli ai documenti di chiunque provi a entrare o uscire da questi Stati.

Cos’è la convenzione di Schengen

La nascita della forma primordiale della zona di libera circolazione è avvenuta il 14 giugno 1985 con la firma dell'accordo di Schengen, nome che proviene dall'omonimo villaggio lussemburghese nel quale è stato siglato il patto. All'inizio erano cinque i Paesi membri: Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Poi, nel 1990 è stata firmata la convenzione e nel 1995 è entrata in vigore, dando luce al codice frontiere Schengen: l'insieme di regole che ha portato ad una progressiva cancellazione dei controlli alle frontiere interne e, quindi, alla libera circolazione dei cittadini dei Paesi firmatari. Dal 1999, l'Acquis di Schengen – cioè l'insieme di norme e accordi che regolano lo spazio – è entrato a far parte del quadro legislativo dell'Ue.

La convenzione prevede che gli Stati che ne fanno parte cooperino anche sulle operazioni di polizia interna, ad esempio consentendo gli inseguimenti trans-frontalieri, e collaborino per un corretto funzionamento della giustizia penale, ad esempio scambiando informazioni rilevanti ai casi. Gli Stati che fanno parte della convenzione possono rilasciare i visti Schengen, cioè le autorizzazioni che consentono ai viaggiatori di entrare nello spazio per soggiorni di breve durata o motivi di transito.

La convenzione di Schengen viene considerata una delle principali conquiste del progetto comunitario per l'apporto che ha dato al principio dell'integrazione europea, creando un maggiore senso di cittadinanza europea attraverso la semplicità degli spostamenti in quasi tutta l'Unione, esattamente come avviene all'interno dei singoli Stati. Infatti, lo spazio Schengen consente a oltre 400 milioni di europei di viaggiare liberamente in 27 Paesi: secondo i dati Ue, ogni giorno 3,5 milioni di persone attraversano le frontiere interne per motivi di lavoro, studio o altro.

Quali Paesi fanno parte dello spazio Schengen

Fonte Ue: mappa dei Paesi Schengen che possono rilasciare il visto e degli Stati Ue che non possono
Fonte Ue: mappa dei Paesi Schengen che possono rilasciare il visto e degli Stati Ue che non possono

Ad oggi sono 27 gli Stati che fanno parte dello spazio Schengen: 23 sono membri dell'Unione europea, mentre 4 – Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera – sono dell'Efta, l'Associazione europea di libero scambio. I Paesi comunitari che non hanno firmato ancora la convenzione sono Irlanda, Bulgaria, Cipro e Romania: questi ultimi tre entreranno presto nello spazio Schengen, mentre lo l'Irlanda effettua controlli alle frontiere ma fa parte della cooperazione tra le forze di polizia e anche in materia giudiziaria penale.

Invece, i Paesi membri dell'Unione che ne fanno parte sono: Austria, Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia. Tutti questi Stati, assieme ai 4 che fanno parte dell'Efta, sono gli unici titolati a rilasciare i visti Schengen, mentre Irlanda, Bulgaria, Cipro e Romania non possono.

Chi vuole visitare l'Unione europea, ma non proviene da un Paese che fa parte dello spazio Schengen, ha bisogno del visto. Come spiegato dall'Ue, può essere concesso in due casi:

  • soggiorni di breve durata previsti o transito nel territorio di uno Stato Schengen (visto per soggiorno di breve durata);
  • il transito nelle zone internazionali di transito degli aeroporti degli Stati Schengen (visto di transito aeroportuale).

Perché l’Italia ha sospeso l’accordo con la Slovenia

La sospensione della convenzione di Schengen è una misura che è consentita come extrema ratio in risposta a minacce alla sicurezza nazionale: tra il 2020 e il 2022 era stati ripristinati i controlli alle frontiere per motivi legati alla pandemia da Covid-19, mentre nel 2015 era successo a causa degli attentati terroristici in Europa e dell'improvviso flusso di migranti. Per questo motivo, in seguito agli attentati avvenuti ad Arras e a Bruxelles e agli allarmi anti-bomba lanciati nei giorni scorsi, undici Paesi che fanno parte della spazio Schengen (l'unico Stato non-Ue tra questi è la Norvegia) hanno deciso di sospendere la convenzione.

La prima a farlo è stata l'Italia: dal 21 ottobre sarà aumentata la sicurezza ai confini con la Slovenia. Così il governo ha giustificato la propria decisione in un comunicato: "L’intensificarsi dei focolai di crisi ai confini dell’Europa, in particolare dopo l’attacco condotto nei confronti di Israele, ha infatti aumentato il livello di minaccia di azioni violente anche all’interno dell’Unione".

Quindi, per entrare e uscire dagli undici Stati che hanno sospeso l'accordo non sarà più possibile attraversare liberamente la frontiera, ma sarà necessario passare attraverso dei controlli durante i quali sarà verificata la validità dei propri documenti. Come sottolineato da Palazzo Chigi, per quanto riguarda l'Italia "le modalità di controllo saranno attuate in modo da garantire la proporzionalità della misura, adattate alla minaccia e calibrate per causare il minor impatto possibile sulla circolazione transfrontaliera e sul traffico merci".

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