Parte la campagna #cambiostile contro gli insulti in politica: ma i 5Stelle non firmano

Chi non vorrebbe una campagna elettorale all'insegna della moderazione e soprattutto dell'educazione dei nostri politici? Ma purtroppo tra talk show e battaglia a colpi di bufale, questo obiettivo è sempre sembrato un miraggio. Ora i nostri politici al governo e al Parlamento fanno per la prima volta un mea culpa e promettono un cambio di passo. È questo lo scopo della campagna "#cambio stile", promossa dall'associazione "Parole O_Stili", per contrastare gli insulti tra i vari esponenti politici e soprattutto per scoraggiare le "fake news", che rischiano di diventare un'arma per delegittimare gli avversari in vista delle prossime elezioni politiche.
Hanno aderito più di 200 parlamentari, ma nessuno del M5S, a eccezione dell'assessore della giunta grillina romana Flavia Marzano. Prendendo spunto dal "Manifesto della comunicazione non ostile", la campagna #cambiostile è stata presentata insieme al documento che contiene i dieci principi del Manifesto stesso. In pochi giorni ha già ottenuto l’adesione di cinque ministri – Minniti, Fedeli, Martina, Pinotti e Finocchiaro – e di circa 200 parlamentari, i cui nomi sono visibili sul sito www.paroleostili.com/cambiostile.
Nel decalogo di comportamento sono elencati i principi base per una corretta condotta in politica. Leggiamo la prima regola: "So che la comunicazione è parte integrante della mia azione politica, orientata al bene comune. Dunque mi assumo sempre la responsabilità di ciò che comunico, sia online sia offline. Non considero o uso la rete come zona franca in cui tutto è permesso"
Il secondo punto amplia e completa il primo: "Condividere in rete si riflette sulla mia credibilità personale. Non produco, diffondo o promuovo notizie, informazioni e dati che so essere falsi manipolati o fuorvianti, evito che anche chi comunica per mio conto lo faccia. Educo alla responsabilità le community che mi sostengono".
Nel manifesto si leggono anche le regole di comportamento in tv durante i programmi televisivi, come si legge al punto 4: "Prendo in considerazione gli argomenti dei miei interlocutori anche se non li condivido. Non li interrompo. Non deformo le loro parole per controbattere meglio. Preferisco il dialogo e il serrato confronto delle idee al monologo".
"Il tema di un uso più corretto e consapevole dei mezzi di comunicazione, che permette di porre un argine all’odio online e offline e di contrastare ogni forma di disinformazione" – ha detto il premier Gentiloni nella conferenza stampa di presentazione del progetto – "è un percorso che dobbiamo continuare a incoraggiare, per tutelare i valori di rispetto della sfera personale, di convivenza civile e di pluralismo che sono autentiche pietre angolari della nostra democrazia".
"Il Manifesto della comunicazione non ostile" da cui prende avvio la campagna #cambiostile "non è il manifesto del buonismo. È il manifesto di persone che crescono in una cultura della convivenza civile e democratica di un paese che vuole puntare sulla qualità della relazione umana", ha spiegato il ministro Fedeli.