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Paolo Becchi: “Stasera Grillo chiarisca la messa in stato d’accusa di Napolitano”

L’ideologo del Movimento 5 Stelle: “La mia speranza è che sia un messaggio molto forte con cui chiarisca che cosa intende fare il Movimento sulla messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica. Un tema toccato diverse volte sul blog di Grillo, indicando una data, il mese di gennaio”.
A cura di D. F.
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Paolo Becchi
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Cosa dirà stasera Beppe Grillo agli italiani, nel discorso che terrà in contemporanea con quello di Giorgio Napolitano? Nessuno lo sa, a parte i fondatori del Movimento 5 Stelle. L'"ideologo" dell'organizzazione politica Paolo Becchi, tuttavia, spiega: "La mia speranza è che sia un messaggio molto forte con cui chiarisca che cosa intende fare il Movimento sulla messa in stato d'accusa del presidente della Repubblica. Un tema toccato diverse volte sul blog di Grillo, indicando una data, il mese di gennaio". Un messaggio in cui, aggiunge "credo farà un bilancio dell'attività del Movimento che per il primo anno è arrivato in Parlamento e che guarderà alle prospettive future", nel quale , Becchi immagina, parlerà anche di Europa, visto che le elezioni europee sono alle porte.

A proposito del Capo dello Stato, Becchi ritiene che al Parlamento dirà "se non fate quello che dico io me ne vado". Quanto all'impeachment minacciato da Grillo, "è evidente che dal punto di vista della realtà non è possibile ottenere la maggioranza necessaria per riuscire ad arrivare ad un risultato positivo", ma dopo Leone e Cossiga che si sono dimessi e non hanno consentito al Parlamento un voto sulla loro messa in stato d'accusa, il Movimento 5 stelle, per la prima volta, costringerebbe "le Camere a votare. Il che avrebbe un significato politico notevole e se Napolitano dovesse rimanere in carica non rappresenterebbe più tutti gli italiani. Almeno non i circa 9 milioni di elettori M5S e, credo, gli 8 milioni di elettori di Fi. Resta in carica ma con quale legittimità?".

Secondo Becchi fino a ora il Movimento ha agito "gradatamente e adesso, alla fine dell'anno, non si può che prendere atto che il governo delle larghe intese , il progetto di Napolitano, Bersani e Berlusconi, è fallito. Responsabilità vorrebbe che facesse un passo indietro – aggiunge a proposito del presidente Giorgio Napolitano – ma lui, credo anche se posso sbagliare, minaccerà nuovamente dicendo che se non si fa la riforma elettorale e non si fa la riforma della Costituzione, lascia. Ma questo è un nuovo attacco alla Carta costituzionale, non si può continuare a suon di minacce verso il Parlamento".

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