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Giornata internazionale contro il Papilloma Virus, Costa: “Basta tabù, se ne deve parlare di più”

Nella giornata internazionale contro il Papilloma Virus, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa lancia un appello su Fanpage.it per sensibilizzare su questo tema, di cui non si parla ancora abbastanza. “È necessario tornare a parlarne, sfatando ogni tabù, con campagne di comunicazione e prevenzione, anche social, rivolte ai più giovani e ai loro genitori per renderli coscienti e consapevoli. La cultura della prevenzione va declinata ugualmente al maschile. Le malattie sessualmente trasmissibili riguardano tutti”, scrive.
A cura di Redazione
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Del sottosegretario al ministero della Salute, Andrea Costa

Oggi ricorre la Giornata internazionale contro il Papilloma Virus. Da rappresentante delle istituzioni, da uomo, ma soprattutto da padre, desidero ricordare l’importanza delle attività di prevenzione per affrontare questa patologia molto comune che colpisce sia i ragazzi sia le ragazze. L'infezione da Papilloma Virus è una delle più frequenti tra quelle sessualmente trasmesse. L’assenza di sintomi ne favorisce la diffusione poiché la maggior parte degli individui colpiti ignora di esserne affetta. In Italia 8 donne su dieci, ma anche il 70% degli uomini, entrano a contatto con il Papilloma Virus nel corso dell'età fertile. Un problema, insomma, che non riguarda solo le donne, ma che coinvolge anche gli individui di sesso maschile, con conseguenze gravi. L’Hpv infatti se diagnosticata tardivamente può causare, tra le altre, condilomi, tumori e infertilità. Per questo motivo è necessario tornare a parlarne, sfatando ogni tabù, con campagne di comunicazione e prevenzione, anche social, rivolte ai più giovani e ai loro genitori per renderli coscienti e consapevoli. La cultura della prevenzione va declinata ugualmente al maschile. Le malattie sessualmente trasmissibili riguardano tutti.

Esistono 100 tipi di Papilloma Virus. Alcuni ceppi del virus sono responsabili di lesioni precancerose del collo dell’utero, tra le principali in termini di frequenza e impatto sanitario, che se non diagnosticate tempestivamente possono trasformarsi in cancro della cervice. In Italia, nel 2020, sono stati stimati circa 2.400 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina (pari all’1,3% di tutti i tumori nelle donne), che si posiziona al quinto posto fra i tumori più frequenti sotto i cinquant’anni. Lo strumento fondamentale della prevenzione nelle donne, oltre al vaccino, è il pap test. Nel nostro Paese esiste uno screening ormai consolidato organizzato dalla medicina territoriale mediante inviti scritti che consente alle donne dai 25 ai 65 anni di accedere gratuitamente e regolarmente all’esame.

Questa patologia rappresenta la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione e, quindi, eliminabile attraverso una efficace strategia basata sulle vaccinazioni e sulla diagnosi precoce. La Strategia globale per accelerare l’eliminazione del carcinoma cervicale come problema di sanità pubblica, è stata infatti lanciata dall’OMS nel 2020, con l’obiettivo di raggiungere un’incidenza del tumore inferiore a 4 casi su 100mila donne in tutti i Paesi del mondo. Secondo l’OMS, entro il 2030 dovranno essere raggiunti i seguenti target; il 90% delle ragazze entro i 15 anni di età completamente vaccinate con il vaccino anti-HPV; il 70% delle donne sottoposte a screening utilizzando un test ad alta performance a 35 anni, che deve essere ripetuto entro i 45 anni; il 90% delle donne identificate con malattia cervicale trattate o comunque prese in carico.

L’uomo purtroppo risulta ancora poco consapevole dei rischi legati all’HPV. Per questo è ancor più fondamentale puntare sulla prevenzione tramite la vaccinazione. Oggi abbiamo a disposizione dei vaccini sicuri, ben tollerati ed efficaci nel precorrere l’insorgenza della malattia. Nel nostro Paese la vaccinazione è raccomandata e offerta gratuitamente ai soggetti di sesso femminile nel corso del dodicesimo anno di età dal 2007 e agli uomini a partire dal Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2017-2019. Il dodicesimo anno di vita rappresenta l’età più indicata per l’offerta attiva della vaccinazione anti-HPV a tutta la popolazione. È decisivo agire il più precocemente possibile, al fine di dare una protezione alle ragazze ai ragazzi prima che inizi l’attività sessuale. Elevate coperture vaccinali contro HPV garantiscono, inoltre, una protezione anche per gli individui non vaccinati, attraverso una ridotta circolazione del virus.

Lo strumento migliore a nostra disposizione per vincere la battaglia contro l’infezione da Papilloma virus e da malattie associate, è, dunque, la prevenzione: vaccinazione e diagnosi precoce attraverso screening e test. Purtroppo in Italia la copertura vaccinale per HPV nelle ragazze e nei ragazzi undicenni, già molto lontana dall’obiettivo del 95% negli anni precedenti, si è ulteriormente ridotta nel 2020, a causa del forte impatto della pandemia sulle attività vaccinali. Impatto che ha influito negativamente anche nei confronti delle attività di screening. Ritengo quindi necessario attivare ogni canale possibile di contatto, dialogo, formazione e comunicazione con le nuove generazioni, partendo dalle scuole, passando per i social media, con l’obiettivo di sensibilizzare adulti e giovani sui rischi del virus. Dobbiamo mettere in atto tutte le azioni possibili per rilanciare efficacemente la vaccinazione contro HPV, puntando al raggiungimento dell’obiettivo di copertura vaccinale che superi il 95% negli adolescenti e alla progressiva riduzione dell’incidenza dei tumori correlati all’infezione. Non possiamo più attendere.

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