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Nuovo Codice della strada, cosa dice la circolare del ministero sulla droga e come cambiano le regole

Il ministero della Salute e quello dell’Interno hanno varato le linee guida per l’accertamento dello stato di alterazione alla guida con un’importante novità che riguarda il nuovo Codice della strada. Bisognerà provare che la sostanza stupefacente sia stata assunta in “un periodo di tempo prossimo alla guida del veicolo, tale da far presumere che produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida”.
A cura di Giulia Casula
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Con una direttiva emanata lo scorso 11 aprile, il ministero della Salute e quello dell'Interno hanno varato le linee guida per l'accertamento dello stato di alterazione alla guida importanti. La circolare contiene importanti novità che riguardano il nuovo Codice della strada. In particolare, per l'accertamento del reato sarà necessario che la sostanza stupefacente produca ancora i suoi effetti nel momento in cui il conducente sta guidando.

Si tratta di una novità che nei fatti riscrive le regole previste dal nuovo Codice in materia di droghe e stupefacenti. Le norme infatti, prevedono sanzioni molto dure in caso di positività a un test antidroga indipendentemente dal fatto che il conducente risulti o meno in uno stato di "alterazione psico-fisica". Quest'ultimo, fino a prima dell'entrata in vigore del nuovo Codice, era tra i requisiti richiesti perché un conducente potesse essere sottoposto a un test salivare.

Le nuove regole avevano acceso un forte dibattito a causa dei dubbi sull'affidabilità dei test, che possono rilevare tracce di sostanze fino a settimane dopo l'assunzione o dare luogo a falsi positivi in caso di consumo di farmaci come del semplice ibuprofene.

Di recente peraltro, la parte della riforma che punisce l’uso degli stupefacenti anche quando non creano alterazione psicofisica è finita davanti alla Corte costituzionale dopo che il tribunale di Pordenone ha chiesto di intervenire, rilevando l'incostituzionalità della norma in questione. Il caso che ha portato i giudici a rivolgersi alla Consulta è quello di una signora risultata positiva agli oppiacei nelle analisi delle urine, e negativa in quelle del sangue, dopo aver assunto un farmaco contenente codeina che le era stato prescritto regolarmente.

Ora però, la direttiva dei due ministeri sembra ripristinare il vecchio Codice che richiedeva l'evidente stato di alterazione del conducente per procedere alle verifiche. In particolare, in un passaggio della circolare is legge che "l’accertamento del reato presuppone, quindi, l’esecuzione di analisi strumentali di tipo tossicologico su campioni di liquidi biologici che siano capaci di circoscrivere l’assunzione in un periodo temporale definito. In altri termini, occorre provare che la sostanza stupefacente o psicotropa sia stata assunta in un periodo di tempo prossimo alla guida del veicolo, tale da far presumere che la sostanza produca ancora i suoi effetti nell’organismo durante la guida". Il presupposto perché il reato possa dirsi integrato dunque, è che la sostanza assunta produca ancora degli effetti sul guidatore.

"A tal fine, la presenza dei principi attivi delle sostanze stupefacenti o psicotrope deve essere determinata esclusivamente attraverso analisi di campioni ematici o di fluido del cavo orale del conducente, le uniche matrici biologiche nelle quali la presenza di molecole o metaboliti attivi costituisce indice di una persistente attività della sostanza, in grado di influire negativamente sulla guida", si legge ancora. Insomma in attesa di un pronunciamento della Corte la circolare sembra aprire la strada a un'interpretazione differente che potrebbe risolvere, in parte, le criticità legate al nuovo Codice.

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