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Non solo favori, anche mazzette per comprare voti mafiosi: nuovi elementi contro l’ex Pd Ruggirello

Non solo favori e assunzioni: l’ex esponente del Partito democratico, Paolo Ruggirello, ora in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, avrebbe anche consegnato una mazzetta da 20mila euro ai figli del boss di Trapani per comprare dei voti alle elezioni regionali del 2017. Ruggirello era stato arrestato lo scorso marzo in un’operazione che aveva coinvolto altre 24 persone.
A cura di Annalisa Girardi
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Emergono nuovi elementi nelle indagini che hanno coinvolto lo scorso marzo l'ex deputato del Partito democratico Paolo Ruggirello. La procura di Palermo ha mosso nuove accuse a Ruggirello per cui, per ottenere più voti alle Regionali del 2017 non avrebbe solo scambiato assunzioni e favori, ma avrebbe anche consegnato una mazzetta da 20mila euro ai figli del boss di Trapani, Vincenzo Virga. Ruggirello era finito in carcere insieme ad altre 24 persone, ritenute affiliate agli ambienti di Cosa Nostra trapanese.

I nuovi elementi sono il frutto delle dichiarazioni di un altro fra gli indagati, il quale ha raccontato ai pm di aver visto un incontro fra Ruggirello e Francesco e Pietro Virga, i quali sono stati anche loro arrestati. Come racconta Repubblica, Ruggirello si trova ancora in carcere dietro l'accusa di associazione mafiosa. Nel capo di imputazione si legge che l'ex esponente dem, "ha preso parte all'associazione Cosa nostra quale politico destinatario delle preferenze elettorali fatte confluire da esponenti di detta associazione, fornendo un concreto e specifico contributo per garantire gli interessi del sodalizio mafioso, cui metteva a disposizione l'influenza e il potere derivanti anche dalla sua posizione di deputato regionale dell'Assemblea regionale".

Non solo: per gli inquirenti Ruggirello sarebbe anche stato implicato negli interessi della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, "anche relativi a futuri finanziamenti pubblici, attraverso accordi raggiunti con Michele Accomando, appartenente a detta famiglia". Inoltre, l'imputato avrebbe anche "promesso di interessarsi per far assumere a tempo indeterminato, presso l'Azienda Ospedaliera Sant'Antonio Abate di Trapani, Margherita Buracci, figlia di Giovanni, appartenente alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara" e "esercitato pressioni politiche per far sì che Calogero Giambalvo, nipote dell'associato mafioso Vincenzo La Cascia, subentrasse come consigliere comunale a Castelvetrano, quale primo dei non eletti, e prometteva al medesimo Giambalvo l'opportunità di lavoro all'interno del Parco archeologico di Selinunte". Infine, Ruggirello "accettava, quale referente provinciale del movimento politico Articolo 4, l'inserimento nella lista del movimento di una candidata, Daria Razziano, indicata espressamente da Filippo Sammartino, esponente della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara", così come "si sarebbe rivolto all'associato mafioso Carmelo Salerno di Paceco per ottenere nominativi di fiducia da inserire come candidati nella lista Democratici per Marsala per le elezione comunali di Marsala del giugno 2015".

Ma le accuse non sono finite: Ruggirello sarebbe anche accusato di "aver sostenuto presso gli uffici amministrativi della Regione Sicilia l'aggiudicazione di un appalto per la fornitura di mobili in favore della ditta ‘Gulotta Design di Vincenza Costa', segnalata da Carmelo Salerno" e di aver ""sollecitato l'assunzione, come guardia giurata, di Vito Costa, persona segnalata ancora da Salerno, a cui avrebbe promesso pure un interessamento per la posizione lavorativa del figlio". Infine, si legge nel capo d'imputazione: "Si rivolgeva, in distinte occasioni, ad esponenti dell'associazione mafiosa, tra cui Salvatore Crimi (della famiglia mafiosa di Vita), Pietro Virga, Francesco Orlando, Carmelo Salerno, Pietro Cusenza (tutti della famiglia mafiosa di Trapani) per ottenere supporto elettorale in occasioni delle consultazioni regionali del 2017 e nazionali del marzo 2018".

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