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Non post fascisti ma conservatori: in un convegno la destra di Meloni cerca un’ideologia presentabile

È in corso a Roma il convegno internazionale Italian Conservatorism organizzato da Nazione Futura e Fondazione Tatarella. Il tentativo di costruire un nuovo pantheon politico e ideologico lontano dal postfascismo e in grado di affrancarsi dalla povertà teorica della destra missina. Obiettivo? Una nuova egemonia culturale per una destra ossessionata dal marxismo culturale, la difesa della famiglia tradizionale, dell’identità nazionale e la difesa dello status quo.
A cura di Valerio Renzi
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Rafforzare una solida rete internazionale europea e atlantica, costruire una nuova egemonia culturale nel mondo dello spettacolo e dell'informazione e fornire alla destra italiana di Giorgia Meloni nuove coordinate ideologiche che gli permettano di dimenticare l'appellativo di "post fascisti". Questi sono i tre obiettivi di Italian Conservatorism, la tre giorni promossa dalla Fondazione Tatarella e Nazione Futura, che vogliono rappresentare rispettivamente il think tank e l'associazione di riferimento della destra italiana uscita vittoriosa dalle urne.

Prima di tutto il piano internazionale dicevamo. Giorgia Meloni è presidente dell'Ecr Party, la casa europea dei conservatori. Al gruppo partecipano tra gli altri i nazionalisti post (?) franchisti di Vox, il partito di governo polacco Diritto e Giustizia (Pis), i Democratici Svedesi, reduci da un successo che ha scosso i tradizionali equilibri della socialdemocrazia scandinava, gli ultranazionalisti del Partito Nazionale Bulgaro e molti altri movimenti politici. La composizione del gruppo è molto spostata sul blocco di Visegrad e i paesi baltici, e molti di loro si trovano proprio a Roma in questi giorni. Oltre agli amici dell'Ecr, parteciperà anche Balázs Hidveghi, europarlamentare del partito di Viktor Orban, assieme a Balázs Orbán, direttore politico del primo ministro ungherese e uno dei suoi principali consiglieri.

Partner della tre giorni è la rivista The European Conservative, spazio di approfondimento politico e teorico internazionale, che è intervenuta con il suo direttore Alvino Mario Fantini. Sono poi presenti altri think tank del mondo conservatore come Fundación Civismo e il Danube Institute, rappresentato da John O’Sullivan, già consigliere di Margaret Tatcher oggi anche lui fan della democrazia illiberale di Orbán

Il grande deus ex machina del successo europeo di Giorgia Meloni è Raffaele Fitto, intervenuto ieri all'Hotel Quirinale. È lui che ha tessuto la rete di relazioni che ha portato Fratelli d'Italia al vertice del gruppo conservatore, lontano dal gruppo dell'estrema destra guidato dal Rassemblement National di Marine Le Pen e dalla Lega (Identità e Democrazia), in una posizione di dialogo con la presidente Roberta Metsola e pienamente inserito nei giochi della compatibilità europea. A salutare i colleghi di Bruxelles si è visto in sala anche Roberto Fidanza, l'europarlamentare milanese di Fratelli d'Italia al centro dell'inchiesta lobby nera, esponente della Generazione Atreju vicinissimo a Meloni, come un altro eurodeputato, Nicola Procaccini.

Evola Addio: la costruzione di un'ideologia confezionata per Meloni

Non c'è solo il piano internazionale però, come si capisce dal titolo l'obiettivo del convegno è quello di costruire un'identità al conservatorismo italiano. Per far capire di cosa si parla gli organizzatori amano citare Giuseppe Prezzolini: "Prima di tutto il Vero Conservatore si guarderà bene dal confondersi con i reazionari, i retrogradi, i tradizionalisti, i nostalgici; perché il Vero Conservatore intende «continuare mantenendo», e non tornare indietro e rifare esperienze fallite. Il Vero Conservatore sa che a problemi nuovi occorrono risposte nuove, ispirate a principii permanenti”.

Julius Evola addio, ora la destra italiana recupera Longanesi e Prezzolini per superare il post fascismo, per collegarsi a una storia minore della politica nazionale. Perché il post fascismo è stato anche questo: un grande vuoto culturale, solo parzialmente colmato dalla meta politica della Nuova Destra, che più che modificare lo stabile pantheon di riferimento ideale proveniente direttamente dalla stagione del fascismo storico, ha condotto una serie di operazioni di appropriazione culturali (vedi la passione di Giorgia Meloni per Il Signore degli Anelli di Tolkien). Per non parlare degli effetti del berlusconismo che ha contaminato profondamente il mondo di Alleanza Nazionale. Ora l'obiettivo è costruire delle salde coordinate culturali e ideologiche. E poco importante se per farlo è necessario trovare dei presentabili padri nobili tutto sommato estranei alla propria storia. Un progetto messo nero su bianco dal front man del convegno, il giovane giornalista de Il Giornale Francesco Giubilei, presidente della Fondazione Tatarella e autore del libro manifesto Giorgia Meloni. La rivoluzione dei conservatori.

L'obiettivo di una nuova egemonia culturale

Eppure, nonostante la ricerca di una genealogia ideale lontana dalle polverose sedi dell'Msi tra busti del Duce e santini di Julio Valerio Borghese, le radici di Giorgia Meloni e del gruppo dirigente di Fratelli d'Italia sono tutte lì. Non si può scappare. Il risultato è un pastiche confuso che funziona però quando si deve parlare del Che Fare di leninista memoria. Il conservatorismo all'italiana, molto più che una dottrina economica e sociale, si configura così come una postura culturale, una crociata contro gli effetti della società globale sull'identità nazionale, la lotta per la difesa della famiglia tradizionale e, ovviamente, contro la cancel culture e l'ideologia woke. E ora che la vittoria è arrivata in una dimensione insperata, l'obiettivo è chiaro: scardinare il marxismo culturale che secondo la destra terrebbe in ostaggio la cultura nazionale a ogni livello.

È l'ossessione di "Una nuova egemonia culturale", come titola uno dei panel, che si tradurrà nell'occupazione di alcune caselle fondamentali da parte della destra di Meloni: il ministero della cultura, un annunciato feroce spoil system in Rai, un avvicendamento ai vertici di molte istituzioni nazionali, ma soprattutto la costruzione di un nuovo corso conservatore per un futuro modellato su "alcuni principi permanenti" che, va da sé, non prevedono niente di diverso dalla famiglia naturale come mattone fondamentale e il rispetto per la struttura sociale e le sue istituzioni, ovvero la difesa delle disuguaglianze (interpretate come naturali e connaturate al libero sviluppo individuale) e dello status quo.

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