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No, gli asili nido non rovinano coppie e bimbi, come dice Drago (Fdi). E in Italia sono troppo pochi

La senatrice di FdI Tiziana Drago teme che aumentare gli asili nido possa danneggiare i bambini, perché li costringerebbe a separarsi troppo presto dai genitori.
A cura di Annalisa Cangemi
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La senatrice Tiziana Drago, ex Cinque Stelle passata ora a Fratelli d'Italia, deve essere rimasta particolarmente affascinata dalle teorie divulgate al Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona nel 2019, quando, in contrasto con il suo partito, partecipò a sorpresa alla kermesse fortemente voluta dalla Lega e dal senatore Pillon, in cui veniva propugnata una visione medievale del ruolo della donna e in cui i temi che andavano per la maggiore erano, per fare qualche esempio del campionario, l'attacco alla legge 194, la difesa della cosiddetta ‘famiglia tradizionale' e la condanna dell'omosessualità, paragonata al satanismo. Sebbene il M5s avesse preso nettamente le distanze dal forum, Tiziana Drago aveva deciso di parteciparvi comunque, a titolo personale. E stando alle dichiarazioni fatte oggi in commissione Infanzia sicuramente la senatrice deve essersi sentita allora a casa.

Secondo Drago gli asili nido potrebbero essere nocivi, perché danneggerebbero sia i bambini che le coppie. E perché sarebbero così perniciosi? Perché spingerebbero le donne a uscire fuori di casa, tralasciando i compiti primari per cui sono state create, e cioè accudire marito e figli. Perché le donne, sembra dire la senatrice, fanno male anche a se stesse se poi per inseguire quella brutta cosa chiamata indipendenza economica, dimenticano di allevare la prole e non hanno tempo da dedicare alle faccende domestiche.

Drago non vede di buon occhio lo stanziamento di fondi a favore degli asili nido: "Noi in questo modo mandiamo un messaggio al Paese. La nostra prospettiva qual è? Mettere al mondo dei bambini e dargli come unica destinazione l'asilo nido?". Se lo scopo è quello di aumentare la natalità non si possono dunque fare i figli e poi abbandonarli in quelle strutture dedicate, che lo Stato dovrebbe garantite a tutti i genitori, ovunque. Per Drago insomma queste "separazioni" non andrebbero incentivate: "Inevitabilmente si entra nel sistema educativo familiare e della coppia, e diventa un problema sociologico". L'alternativa che suggerisce la senatrice Fdi qual è? Estendere il congedo parentale per la madre da sei mesi a 3 anni. Una proposta che in modo esplicito tende a colpevolizzare la donna, colei che invece di esaltarsi nella maternità vuole addirittura lavorare e fare carriera.

In Italia mancano gli asili nido

La senatrice non prova nemmeno a mettere a fuoco il problema dalla giusta angolatura. Sono usciti da poco i dati Istat, che mostrano come gli asili nido in Italia siano assolutamente insufficienti: i servizi per l'infanzia non sono assicurati nemmeno a un bambino su tre. E al Sud va peggio, rispetto al Nord. Nonostante ci siano stati timidi segnali di miglioramento l'offerta si conferma ancora sotto il parametro Ue, pari al 33% di copertura dei posti rispetto ai bambini. E questa era l'asticella fissata nel 2002 dal Consiglio europeo di Barcellona, a sostegno della conciliazione tra vita familiare e lavoro e dell'empowerment femminile.

Ma non solo il target europeo non è stato raggiunto nel 2010, come era stato stato stabilito a Barcellona, ma la fotografia del Paese dimostra come siamo ancora molto distanti dal raggiungerlo, soprattutto in alcune aree: ci sono arrivati solo il Nord Est e il Centro Italia (rispettivamente con il 34,5% e il 35,3%). Ma mentre il Nord Ovest è messo abbastanza bene (con una disponibilità del 31,4%) la situazione al Sud (14,5%) e nelle Isole (15,7%) è disastrosa. Significa che nel Mezzogiorno ogni 100 bambini i posti a disposizione non sono neanche 15. E a piangerne le conseguenze sono soprattutto le donne, che avranno difficoltà non solo ad accedere al mercato del lavoro, ma anche a mantenere l'occupazione. Parlare del problema degli asili nido in quei termini è non solo anacronistico, ma denota una disonestà intellettuale inammissibile per una parlamentare.

Forse la senatrice non sa che le donne in Italia da decenni lottano per avere gli stessi diritti dei loro compagni, sul lavoro e in ogni ambito della vita. Ma abbiamo una notizia per lei: nonostante alcune sacche di potere cerchino di sopprimere questo bisogno irrinunciabile di affermazione e parità, e sembrino sempre di più scalpitare nel tentativo di ristabilire i ruoli tradizionali all'interno della società, le donne non hanno alcuna intenzione di stare a guardare o di aspettare che gli uomini si stringano per far loro posto, e intanto vedersi portare via quello che hanno faticosamente ottenuto. Anche se dobbiamo ammettere con molta amarezza, e un po' di imbarazzo, che non tutte remiamo dalla stessa parte.

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Giornalista professionista dal 2014, a Fanpage.it mi occupo soprattutto di politica e dintorni. Sicula doc, ho lasciato Palermo per studiare a Roma. Poi la Capitale mi ha fagocitata. Dopo una laurea in Lettere Moderne e in Editoria e giornalismo ho frequentato il master in giornalismo dell'Università Lumsa. I primi articoli li ho scritti per la rivista della casa editrice 'il Palindromo'. Ho fatto stage a Repubblica.it e alla cronaca nazionale del TG3. Ho vinto il primo premio al concorso giornalistico nazionale 'Ilaria Rambaldi' con l'inchiesta 'Viaggio nell'isola dei petrolchimici', un lavoro sugli impianti industriali siciliani situati in zone ad alto rischio sismico, pubblicato da RE Le Inchieste di Repubblica.it. Come videomaker ho lavorato a La7, nel programma televisivo Tagadà.
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