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No a tamponi in parafarmacia, Gullotta (Fnpi): “Cittadini costretti a fare file, colpa della lobby”

La denuncia di Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie, a Fanpage.it: “Si sta danneggiando il cittadino italiano, senza una reale motivazione. Le file di tre o quattro ore per fare un tampone sono sotto gli occhi di tutti”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Non è passata la proposta, presentata da Leu e M5s, che avrebbe esteso anche alle parafarmacie la possibilità di effettuare tamponi per la diagnosi del Covid-19, e snellire così le lunghe code davanti alla farmacie, che soprattutto durante il periodo delle feste si sono intensificate e che potrebbero aumentare con la riapertura delle scuole, visto che le nuove regole sulle quarantene in classe richiedono comunque test agli studenti, nel caso vengano accertati casi positivi tra i compagni.

Gli emendamenti al decreto sul Super Green Pass, presentati dai senatori Loredana De Petris e Gianluca Castaldi, sono stati bocciati ieri in Commissione Affari costituzionali al Senato, per l'opposizione del centrodestra e di Italia viva. Ma il M5s non demorde e ha già annunciato che presenterà in Commissione Affari Sociali alla Camera un emendamento al Decreto Milleproroghe, per consentire appunto alle parafarmacie di effettuare i test antigienici rapidi. La deputata pentastellata, Stefania Mammì, ha spiegato così su Facebook l'iniziativa: "Presenterò un emendamento al decreto Milleproroghe che chiede di consentire alle parafarmacie di poter effettuare test molecolari ed antigenici rapidi anti Covid". La deputata pentastellata ha condiviso poi le parole del leader Cinque Stelle Giuseppe Conte, che ieri dopo la bocciatura dell'emendamento, aveva assicurato: "Per il Movimento non finisce qui".

L'emendamento di Castaldi aveva anche ottenuto il parere favorevole, oltre a quello del governo, anche del relatore del provvedimento Nazario Pagano (Forza Italia), il quale però, al momento del voto dell’emendamento di Leu, ha votato contro linea con il centrodestra.

Tra le fila di Italia viva la senatrice Annamaria Parente ha motivato la sua contrarietà, spiegando che le parafarmacie sono esercizi commerciali che "non fanno parte del servizio sanitario nazionale, se non pochissime, quindi non sono nelle piattaforme che gestiscono le tessere sanitarie". Un'affermazione falsa, come ha spiegato a Fanpage.it il presidente della Federazione Nazionale Parafarmacie Davide Giuseppe Gullotta: "Sono state dette delle cose palesemente errate. Ci stupiamo che una senatrice non conosca gli argomenti su cui poi esprime un voto, quindi o c'è ignoranza o c'è cattiva fede. Quanto la senatrice Parente dice che le parafarmacie non fanno parte del Sistema sanitario nazionale, che non possono inviare i dati al sistema TS (tessera sanitaria), dice una fesserie enorme. Perché le parafarmacie hanno il codice di tracciabilità del farmaco inviato dal ministero, hanno le credenziali per il sistema TS e sono già registrate al portale del sistema ‘Tessera sanitaria', tanto è vero che inviano quotidianamente i dati per il 730 precompilato e i dati per lo scontrino parlante. Quando la senatrice di Italia viva dice che ‘somministrare tamponi anti Covid non è come dare un’aspirina al banco', sta dicendo una fesseria, perché le parafarmacie, proprio perché sono nel Sistema sanitario nazionale, dispensano tutti i farmaci veterinari, anche farmaci pericolosi per uso veterinario, e lo fanno attraverso il sistema della ricetta elettronica veterinaria".

Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione nazionale delle parafarmacie
Davide Giuseppe Gullotta, presidente della Federazione nazionale delle parafarmacie

"Resto ancora più stupito del fatto che il vicepresidente della Camera Andrea Mandelli, che oltre a essere deputato di Forza Italia è anche presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti italiani, e conosce benissimo la realtà delle parafarmacie e dei farmacisti che vi lavorano, non intervenga o faccia finta di non sapere nulla".

La Federazione nazionale delle parafarmacie aveva già lanciato diversi appelli al ministero e alle Regioni nei mesi scorsi, dicendosi disponibili a coadiuvare le farmacie con i tamponi, ma quegli appelli erano caduti nel vuoto. "Basterebbe anche un semplice intervento del ministro Speranza", ha ribadito il presidente. Per legge tra l'altro in ogni parafarmacia lavora un farmacista iscritto all'albo, esattamente come nelle farmacie, e le parafarmacie sarebbero già attrezzate come spazi e come mezzi, visto che possiedono gli stessi software di gestione. Del resto anche le farmacie che non avevano gli spazi all'interno si sono poi organizzate fino ad ora con i gazebo all'esterno, e lo stesso potrebbero fare anche le parafarmacie.

Perché allora questa chiusura da parte di alcuni partiti? "Il perché è palese, c'è un'interferenza lobbistica vergognosa. Solo così si spiega perché un relatore di Forza Italia dà parere positivo e poi improvvisamente vota contro. Questa lobby agisce a scapito del cittadino italiano, perché le file di tre o quattro ore per fare un tampone sono sotto gli occhi di tutti, e con l'apertura delle scuole la situazioni peggiorerà".

Quanto guadagnano le farmacie con i tamponi rapidi

Il tampone si compra dai grossisti mediamente a 1,90 euro. In grandi quantità può costare anche 90 centesimi, e può arrivate al massimo a 2,50 euro. Al cittadino si fa pagare poi 15 euro, quindi si capisce perché l'interesse economico è così forte, se si considera che le farmacie arrivano a fare anche 300-400 tamponi al giorno. Se l'emendamento passasse ci sarebbero 5mila parafarmacie sul territorio, che non toglierebbero un grosso profitto alle 14mila farmacie attualmente impegnate nei tamponi, ma di contro potrebbero snellire le file e diminuire il carico di lavoro dei farmacisti, in questa fase emergenziale.

"Si sta danneggiando il cittadino italiano, senza una reale motivazione. In un momento in cui ci sono disagi enormi invece di condividere un minimo con i colleghi delle parafarmacie, questa lobby si sta dimostrando arrogante e vergognosa. Basti pensare che ci sono piccoli paesini in Sardegna, Calabria, Sicilia, in cui le farmacie non offrono il servizio tampone, mentre le parafarmacie, che potrebbero farli, non hanno il permesso. Le persone così devono fare anche 30-40 km per fare un tampone antigenico", ci ha detto ancora Gullotta.

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