150 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito
News sul caso Daniela Santanchè

Respinta mozione di sfiducia a Santanchè, ministra: “Non ho mai mentito, resta il dispiacere per gli insulti”

La ministra Santanchè interviene in Aula, in occasione della mozione di sfiducia individuale che il M5s ha presentato contro di lei: “Quando sono venuta a riferire in Senato non ero stata ancora raggiunta da alcun avviso di garanzia da parte della Procura. Anche gli organi di stampa hanno confermato che è stata consegnata la proroga delle indagini alla mia residenza di Milano in data 17 luglio. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire”. La mozione è stata respinta.
A cura di Annalisa Cangemi
150 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

È stata respinta dall'Aula del Senato la mozione di sfiducia individuale nei confronti della ministra del Turismo Daniela Santanchè, presentata dal Movimento 5 Stelle, a prima firma dell'ex ministro Stefano Patuanelli: i voti favorevoli sono stati 67, 111 i contrari, nessun astenuto.

Questa mattina la ministra del Turismo, indagata nell'ambito dell'inchiesta Visibilia, ha seguito la discussione generale in Aula, seduta accanto al vicepremier Matteo Salvini.

"È la seconda volta che mi trovo discutere di accuse giornalistiche. Lo scorso 5 luglio sono già entrata nel merito di questa inchiesta pseudogiornalistica. Non intendo farlo ancora. Mi permetto solo di ribadire che quando sono venuta a riferire in Senato non ero stata ancora raggiunta da alcun avviso di garanzia da parte della Procura. Anche gli organi di stampa hanno confermato che è stata consegnata la proroga delle indagini alla mia residenza di Milano in data 17 luglio. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. Alcuni organi di stampa sono stati destinatari di notizie che dovrebbero essere riservate. Ho sentito gli interventi da parte dei gruppi di opposizioni, non capisco come si possa promuovere sulla base di elementi emersi da un'inchiesta pseudogiornalistica una mozione che non ha come oggetto il mio operato da ministra, relativa a fatti antecedenti al mio giuramento da ministro. E comunque ritengo di aver chiarito in questa Aula in maniera solenne tutta la verità. Rimane un dispiacere profondo per gli insulti che sono stati rivolti alla mia persona", ha detto la ministra Santanchè al termine della discussione generale.

Dopo che il capogruppo del Movimento 5 Stelle, Stefano Patuanelli, ha illustrato in Aula la mozione, si sono susseguiti gli interventi dei gruppi, prima delle dichiarazioni di voto. Per i dem e per i parlamentari del M5s, Santanchè dovrebbe dimettersi. La mozione contro Santanchè è stata però respinta: affinché una mozione di sfiducia possa avere effetti, portando un ministro a lasciare un incarico, serve la maggioranza assoluta dell'Aula, quindi il 50% più uno dei suoi membri. Ma dal 2001 a oggi si sono dimessi 32 ministri, e mai nessuno è stato costretto a fare un passi indietro a seguito del voto su una mozione di sfiducia. In questo caso tra l'altro le opposizioni non erano nemmeno compatte: se infatti M5s, Pd e Avs hanno votato a favore della mozione, Azione e Italia viva non hanno partecipato al voto. Secondo Azione la mozione è servita solo a compattare la maggioranza, mentre Italia viva si è espressa contro le dimissioni della ministra di Fratelli d'Italia e imprenditrice.

Io e Matteo Renzi "riteniamo assolutamente controproducente la mozione di sfiducia" alla ministra Daniela Santanchè, "perché se è chiaro che la vincerà la maggioranza, Giorgia Meloni potrà dire: ‘Ma il Parlamento sovrano ha riconfermato la fiducia alla Santanchè'. Io penso che la Santanchè si debba dimettere per una valutazione politica attinente all'etica pubblica e lo debba fare immediatamente, ma fare una mozione di sfiducia sapendo di essere sconfitti può solo aiutare Meloni a tenere la Santanchè. È una tipica cosa fatta per marketing dai Cinquestelle a cui il Pd si è accodato sbagliando", ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda, a ‘Omnibus' su La7.

Non sono mancati momenti di tensione in Aula. Il senatore M5s Licheri, al termine del suo intervento, rivolgendosi ai colleghi della maggioranza, li ha chiamati "Pagliacci". Da qui sono scoppiate le proteste in Aula, e il presidente di Palazzo Madama Ignazio La Russa ha richiamato Licheri: "Poteva evitare".

150 CONDIVISIONI
64 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views