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Fondi russi alla Lega

Moscopoli, a giugno nel varesotto Savoini, la Lega e Dugin si sono riuniti per convegno in castello

A introdurre l’evento c’è Gianluca Savoini, l’uomo chiave della trattativa per il presunto finanziamento dalla Russia verso la Lega. A tenere lezione è Aleksandr Dugin, considerato l’ideologo di Putin. E ad ascoltare in platea sono i ragazzi del movimento giovanile del Carroccio. Un convegno tenuto poco più di un mese fa in provincia di Varese ha riunito tutti i soggetti protagonisti dell’intreccio tra Mosca e i leghisti. E getta nuova luce sul ruolo di Savoini nei rapporti tra i russi e il partito di Matteo Salvini.
A cura di Marco Billeci
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Conosco Salvini personalmente, credo che sia il miglior leader dell’Europa nuova, è l’uomo del futuro”. Il filosofo russo Aleksandr Dugin non ha mai nascosto la sua ammirazione per il leader leghista Matteo Salvini. Lo ribadisce anche il 9 giugno scorso, quando parla davanti alla platea dei giovani della Lega, riuniti in una sala del castello di Monteruzzo a Castiglione Olona. A introdurre l’incontro tra Dugin e il movimento giovanile del Carroccio è un personaggio destinato di lì a poco a riempire le cronache dei media italiani: Gianluca Savoini.

Lo stretto rapporto tra l’ex portavoce di Salvini e Dugin è noto da tempo. Non si sa invece se lo studioso – considerato da molti uno degli intellettuali più vicini a Putin – possa aver avuto un qualche ruolo nella cosiddetta trattativa del Metropol, l’incontro del 17 ottobre 2018 in cui Savoini ha discusso con alcune personalità russe di un possibile finanziamento da Mosca verso la Lega, da portare a termine tramite la compravendita di una partita di petrolio. Di certo c’è che Dugin viene fotografato insieme a Savoini e agli altri italiani seduti al tavolo del Metropol il giorno precedente a quello dell’incontro nell’hotel moscovita, nelle stesse ore in cui il ministro dell’Interno italiano si trova in visita ufficiale nella capitale russa. Un altro summit con gli stessi protagonisti si sarebbe svolto qualche settimana prima, il 25 settembre a Roma.

Nel giugno scorso, invece, Dugin si trova in Italia per un giro di conferenze lungo tutta la Penisola. Un tour che suscita forti polemiche per le controverse posizioni del teorico del populismo come “quarta teoria politica”. E anche perché a organizzare il ciclo di convegni è l’associazione REuropa, che raccoglie una serie di personaggi legati alla storia della destra radicale e del neofascismo, come Rinaldo Graziani, figlio di Clemente, uno dei fondatori di Ordine Nuovo.

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Accanto agli appuntamenti ufficiali, durante il suo viaggio in Italia il filosofo russo ha anche una serie di faccia a faccia privati con “parlamentari e uomini e donne delle istituzioni”, come raccontato da Graziani sul suo profilo Facebook. Tra questi ci sono anche Salvini o altri maggiorenti della Lega? “No”, ribatte l'organizzatore della tournée che però glissa sui nomi delle controparti: “Non sarebbe buona educazione rivelarli, ma non c’è nulla di rilevante”.

Tra gli eventi pubblici, invece, quello con i giovani leghisti è l’unico dal carattere strettamente politico. “La Lega è l’avanguardia della storia, della lotta dei popoli per la liberazione dalle élite mondiali”, arringa Dugin dal palco. Dai video disponibili su Youtube, si può vedere Savoini applaudire dalla prima fila il suo discorso. E nelle immagini a margine dell’evento, il presidente dell’Associazione Lombardia-Russia compare sempre a fianco dello studioso.

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Nonostante questo e nonostante il fatto che, come detto, a Savoini venga affidato il saluto introduttivo dell’iniziativa, tutti smentiscono che sia stato lui a organizzare il meeting tra Dugin e le nuove leve leghiste. “Conosco Savoini, ma non è stato lui a fare da tramite tra REuropa e i giovani della Lega”, dice Graziani.  Davide Quadri – responsabile esteri della giovanile leghista e sul palco della conferenza insieme allo studioso russo – dà questa versione: “Il contatto con Dugin è arrivato non unicamente tramite la figura di Gianluca. In quell’occasione Savoini era un’ospite, anche in virtù di un rapporto personale tra noi e lui”.

Quadri però non nega che il presidente dell’Associazione Lombardia-Russia sia strettamente legato al filosofo russo: “Il legame c’è, è solido e dura da anni”. E alla domanda se Savoini possa essere considerato a tutti gli effetti un uomo della Lega, il dirigente leghista risponde: “È stato portavoce di Bossi, di Maroni, di Salvini, è una figura sicuramente organica a quella che è la componente umana del movimento”.

Per i ragazzi del Carroccio d’altronde sarebbe difficile disconoscere il peso della figura di Savoini. Erano stati loro stessi, infatti, a rivendicarne l'importanza pochi mesi fa, in occasione di un altro momento clou nella storia dei rapporti tra il Carroccio e la Russia. Il 17 novembre 2018, un mese dopo l’incontro del Metropol, il responsabile esteri dei giovani leghisti Davide Quadri insieme al segretario Andrea Crippa era volato a Mosca per firmare un protocollo d’intesa con la sezione giovanile di Russia Unita, il partito di Vladimir Putin.

Nei comunicati e nelle interviste dell’epoca erano stati proprio i dirigenti leghisti a sottolineare il ruolo chiave svolto da Savoini per arrivare alla stipula del documento, che faceva seguito a uno analogo siglato dai “fratelli maggiori” dei due partiti nel marzo precedente. “Savoini aveva già gestito precedenti missioni della Lega per incontri one to one con Russia Unita, non c’è nessun mistero, era sicuramente la sua area di interesse”, conclude Quadri.

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