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Missioni internazionali, ok del Senato ai rifinanziamenti: ma la maggioranza traballa sulla Libia

Via libera da parte del Senato a nuove cinque missioni internazionali. Allo stesso tempo Palazzo Madama ha anche riconfermato quelle attualmente in atto, tra cui quella di assistenza alla Guardia costiera libica. Un tema che però ha spaccato la maggioranza, con Italia Viva che puntava il dito contro le violazioni di diritti umani. Alla fine è stata trovata un’intesa e Italia Viva, pur sostenendo le risoluzioni, ha presentato un ordine del giorno approvato da tutta la maggioranza che impegna il governo a mettere al più presto un punto alla revisione del Memorandum con Tripoli.
A cura di Annalisa Girardi
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Il Senato ha approvato la risoluzioni che danno il via libera a cinque nuove missioni internazionali e al tempo stesso prorogano fino al 31 dicembre 2020 quelle attualmente in atto. Tra queste anche quella di assistenza alla Guardia costiera libica: un punto, quest'ultimo, che nei giorni scorsi aveva profondamente diviso la maggioranza. È però passato anche un ordine del giorno, presentato da Laura Garavini di Italia Viva, che impegna il governo a mettere al più presto un punto alla revisione del Memorandum stretto con Tripoli. Nella mozione dei renziani, che dopo alcune riformulazione è stata approvata anche dal Partito democratico e dai Cinque Stelle, si afferma l'impegno del governo a "operarsi per la conclusione delle procedure di modifica del Memorandum sottoscritto con le autorità libiche nel 2017, nella direzione del rispetto dei diritti umani e della maggiore presenza delle organizzazioni internazionali".

Per quanto riguarda la proroga delle operazioni in Libia, ci sono stati 260 voti favorevoli, ma anche 14 contrari e 2 astenuti. A sinistra si sono accese le proteste contro un sostegno diretto alla Guardia costiera libica in cui spesso, hanno sottolineato da Liberi e Uguali, si infiltrano "trafficanti di esseri umani che fanno parte di organizzazioni tra le più feroci". Mentre Pd e M5s difendevano l'impegno dei militari italiani in Libia, a sostegno del governo riconosciuto dalla comunità internazionale, Italia Viva ha evidenziato le violazioni dei diritti umani nel Paese. Più volte queste sono state documentate da diverse organizzazioni internazionali. Solo pochi mesi fa, le Nazioni Unite avevano chiesto agli Stati dell'Unione europea di interrompere immediatamente i respingimenti verso il Paese nordafricano, sottolineando come i migranti che venivano riportati in Libia dalla Guardia costiera finissero in campi di detenzione. E tanto in quelli gestiti dal governo che in quelli sotto il controllo degli scafisti, le violazioni dei diritti umani sono all'ordine del giorno.

La mozione di Italia Viva

Il rischio quindi era che la maggioranza si spaccasse sulla questione libica, rendendo ancora più complesso il tema dell'immigrazione tanto a livello nazionale quanto europeo. "Con l'ordine del giorno approvato sulla Libia, Italia Viva ha ricomposto la maggioranza, salvandola da un difficile confronto interno, grazie alla presentazione di un testo sul quale tutte le forze hanno potuto convergere. Grazie all'approvazione di questo ordine del giorno, l'esecutivo ha potuto superare l'impasse nel quale si trascinava da giorni in merito alla questione Libia", ha dichiarato la senatrice Garavini.

La mozione, oltre a chiedere il rispetto dei diritti umani spinge affinché si intensifichi l'azione diplomatica che permetta alle organizzazioni internazionali di avere un completo accesso nei centri di accoglienza sul territorio. Allo stesso tempo, si punta a favorire quelle iniziative che predispongano l'apertura di canali umanitari che permettano ai profughi di accedere al nostro Paese. E ancora, si legge: "A rafforzare, nei programmi di formazione del personale della Marina militare libica, la componente relativa al rispetto del diritto internazionale del mare e dei diritti umani, assicurandosi altresì che a tali corsi non partecipino persone coinvolte in episodi di sfruttamento delle persone migranti o collegate alla rete dei trafficanti di esseri umani; a mettere in campo tutte le iniziative utili a fare luce sulla destinazione e sul reale utilizzo dei fondi stanziati a favore dei ‘progetti delle municipalità libiche', come denunciato anche dalle inchieste giornalistiche in atto".

I renziani rivendicano il loro ruolo

La senatrice Garavini ha poi rivendicato il ruolo di Italia Viva nella maggioranza.  "Nonostante le critiche che ci vengono spesso rivolte, i fatti dimostrano sempre che siamo una forza determinante per la tenuta di questo esecutivo. L'approvazione del mio documento è un successo per Italia Viva. E per il Paese, che grazie a noi ha evitato una nuova e controproducente crisi estiva", ha scritto sulla sua pagina Facebook. "Abbiamo salvato il governo con il nostro ordine del giorno", ribadisce. E ancora: "Con le nostre missioni contribuiamo alla stabilizzazione e a promuovere il rispetto dei diritti umani nelle aree in cui operiamo. Anche in Libia. Ma va garantito il rispetto dei principi e dei diritti umanitari. Per impegnare il Governo abbiamo promosso e approvato un ordine del giorno a mia prima firma, sul quale le forze di maggioranza hanno trovato un accordo".

Orfini: "Avevamo deciso di non sostenere più che tortura, stupra e uccide"

Non tutti però sono contenti rispetto al risultato ottenuto: "Oggi al Senato il mio partito, anche con i voti di Salvini e compagni, ha deciso di rifinanziare la guardia costiera libica. Avevamo solennemente stabilito in assemblea di fare il contrario. Avevamo deciso all'unanimità di non sostenere più chi ha torturato, stuprato, ucciso", ha scritto sul suo profilo Facebook il deputato del Pd, Matteo Orfini. "Poi, senza alcuna discussione e decisione che superasse quel voto, esattamente come sullo stop alla vendita delle armi all'Egitto, oggi abbiamo cambiato linea. E abbiamo confermato, aumentandoli, i finanziamenti. E lo abbiamo fatto sapendo tutto. Sapendo cosa fa la guardia costiera. Sapendo cosa accade in quei lager".

Orfini punta quindi il dito contro il governo, accusandolo di non aver riunito la propria maggioranza per cercare una soluzione. "Non lo ha fatto Di Maio, ministro degli esteri. Non lo ha fatto Dario Franceschini, nostro capodelagazione. Non lo ha fatto Lorenzo Guerini, ministro della Difesa. Non lo hanno fatto gli altri nostri ministri.Nulla ha fatto Nicola Zingaretti, che avrebbe dovuto garantire il rispetto del voto dell'assemblea che lo ha proclamato segretario e che invece ha fatto perdere le sue tracce. Alcuni senatori del Pd hanno scelto di mantenere fede alla decisione che avevamo assunto e hanno votato contro. Come loro altri parlamentari di maggioranza. Li ringrazio per questo atto di coerenza e coraggio. E per il rispetto che hanno dimostrato al loro partito, a differenza di chi oggi lo ha umiliato con una decisione incredibile, inspiegabile, ingiustificabile. Ora il decreto arriverà alla Camera. Ne riparleremo".

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