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Ministro Tria smentisce Di Maio: “Mai parlato di ingresso del Mef nel capitale di Alitalia”

Il titolare del Mef Giovanni Tria smentisce il ministro Luigi Di Maio sull’ipotesi di ingresso del Ministero dell’Economia nel capitale di Alitalia, con una quota intorno al 15 per cento: “Io penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell’Economia. Io non ne ho parlato”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Non sarebbe una notizia ufficiale il ritorno dello Stato come azionista di Alitalia, attraverso il ministero di via XX Settembre. Il ministro dell'Economia Giovanni Tria smentisce il vicepremier Luigi Di Maio: "Io penso che delle cose che fa il Tesoro debba parlarne il ministro dell'Economia. Io non ne ho parlato", intervenendo in merito all'ipotesi di ingresso del Mef nel capitale di Alitalia così come affermato dal ministro pentastellato, a proposito del rilancio dell'azienda, per farla tornare a essere la compagnia di bandiera. "Il ministero dell'Economia convertirà in equity parte del prestito con cui coprirà la quota del 15% di partecipazione nella newco", ha detto di Maio. Dopo 22 anni dalla prima privatizzazione, la soluzione del Governo è quella di far tornare lo Stato in partita come azionista, con il coinvolgimento di Ferrovie dello Stato, che ha già presentato una manifestazione di interesse.

Un'ipotesi rilanciata anche dal sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, che commenta le parole di Tria: "Noi stiamo facendo ciò che è scritto nel Contratto di Governo e sarebbe bene che tutti noi lo mettessimo sulla scrivania come memo, così eviteremmo di rimanere stupiti di cose ben indicate e all'ordine del giorno. La soluzione che si sta prospettando è all'ordine del giorno ed è uscita già da giorni attraverso indiscrezioni", sottolinea Siri: "È una questione di cui si è parlato. Noi come ministeri competenti abbiamo lavorato alacremente per una soluzione che coinvolgesse partner industriali nel perimetro delle società pubbliche, senza escludere un socio industriale straniero", dice Siri, spiegando che "abbiamo un'urgenza", la scadenza di fine mese. "Con Tria penso non ci saranno problemi, ci siederemo tutti al tavolo per collaborare fattivamente insieme per l'obiettivo del Contratto di Governo", conclude.

"I trattati indicano il 3% e questo viene rispettato". Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giovanni Tria, conversando poi con i giornalisti a margine dei meeting annuali di Fmi/Banca mondiale, continua a difendere la manovra e risponde a chi gli chiede dell'invito del direttore generale del Fmi Christine Lagarde di rispettare le regole europee sul deficit.

"È chiaro che ogni istituzione dà dalle raccomandazioni, poi si instaura un dialogo e si fanno delle scelte di policy che a volte coincidono con le raccomandazioni e a volte divergono", spiega Tria. Il dialogo avviato "con la Commissione europea è un dialogo costruttivo, ci saranno dei rapporti, delle discussioni e tutto questo rientra nel quadro complessivo delle regole europee. Anche quando un Paese diverge da alcuni sentieri si aprono discussioni e procedure che rispondono a un quadro europeo. Tutto si svolge totalmente nel quadro legale europeo. Vedremo come riusciremo a spiegare le scelte Italiane a favore della crescita e a favore di una discesa effettiva del rapporto debito/Pil che finora non c'è stato".

Poi risponde alle accuse del presidente dell'Inps Tito Boeri, che ieri ha detto che la riforma delle pensioni con Quota 100 non aiuta i giovani "anche nel caso ne venisse assunto uno per ogni uscita", perché "a gravare sulle nuove generazioni ci sarebbe un debito pensionistico enorme".

"Boeri avrà le sue stime. Quando vedo 100 miliardi bisogna vedere qual è l'arco temporale in cui si accumula questo debito" – riferendosi ai maggiori oneri per 100 miliardi legati alla riforma delle pensioni previsti da Boeri – "Probabilmente, ma non ho letto, è fino al 2050 o al 2060 ma questo presuppone che quello che viene fatto in un anno viene mantenuto costante per i prossimi 30 anni".

"Qui nessuno mi chiede cosa penso io, quasi dovrei offendermi" dice scherzando Tria, interpellato dai giornalisti sulle critiche espresse negli ultimi giorni nei confronti della manovra.

La replica di Di Maio su Alitalia

Il vicepremier Luigi Di Maio, a Rivarolo Canavese per incontrare gli industriali, interviene sul presunto scontro con il ministro Tria su Alitalia: "Nel contratto di governo abbiamo previsto l'ingresso dello Stato attraverso soldi che già sono in Alitalia. Così si andrà avanti, senza scontri, perché siamo d'accordo come ministri e come forze politiche e perché il presidente del Consiglio sostiene questa ipotesi. Avremo tutto il modo di arrivare all'obiettivo senza nessun tipo di scontro o di controversie". 

Quella su Alitalia "non è un'opera di salvataggio, ma il grande rilancio di una compagnia che ci deve permettere di andare a prendere i turisti nel mondo" – spiega – Nel contratto di governo avevamo scritto che ci doveva essere una guida pubblica ma una partecipazione privata – precisa – Non stiamo dicendo che adesso lo Stato fa il padrone di Alitalia, ma stiamo dicendo che la parte del prestito ponte che abbiamo dato ad Alitalia, come stato, lo lasciamo lì dentro e manteniamo il controllo. Ferrovie dello Stato ha dato la sua manifestazione di interesse poche ore fa: potrebbe nascere l'unico gruppo al mondo gomma, ferro, aria. Questo ci permetterà di fare intermodalità: un turista che arriva in Italia si potrà muovere con lo stesso biglietto allo stesso modo, con un piano integrato dei trasporti". 

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