Migranti, tutte le novità su Cpr e rimpatri ora che il decreto Albania è legge

Il decreto Albania è legge. L'iter in Parlamento si è concluso con il via libera del Senato alla fiducia: 90 voti a favore, 56 contrari, un astenuto. Poco meno di una settimana fa lo stesso era accaduto alla Camera, e ora i provvedimenti del testo sono leggi dello Stato. Il decreto riguarda soprattutto i centri migranti costruiti in Albania: contiene l'intervento del governo Meloni per provare a farli funzionare, cambiare le regole rispetto alla prima versione, più e più volte bocciata dai giudici perché incompatibile con le leggi italiane ed europee.
I centri albanesi dovevano servire per raccogliere persone soccorse in mare provenienti da Paesi sicuri: qui, nelle intenzioni del governo, avrebbero dovuto restare mentre la loro richiesta di asilo veniva elaborata, e poi da qui essere eventualmente rimpatriate se non avevano diritto all'accoglienza. Ma il modello non ha mai funzionato. I tribunali non hanno convalidato i trattenimenti nei centri perché ritenevano che queste persone avessero diritto, in base alle norme europee, ad essere trasportate in Italia e qui ricevere la procedura ordinaria per la richiesta d'asilo (che può comunque essere respinta successivamente, se non ci sono i requisiti).
Come cambiano i centri migranti in Albania
Per mesi le persone migranti sono state portate avanti e indietro dall'Albania. Il governo Meloni, dopo aver attaccato apertamente i giudici e tentato di ‘aggirarli' in più modi, ha deciso di cambiare le regole. Il centro di Gjader, quello che era dedicato alla detenzione, è stato trasformato ufficialmente in un Cpr, o Centro di permanenza per il rimpatrio. Questo significa che ci vengono deportate persone che si trovano già in Italia, ma che per qualche ragione hanno ricevuto un decreto di espulsione.
I migranti in questione devono poi aspettare nella struttura albanese che la pratica per il loro rimpatrio venga completata. Poi in ogni caso, per salire a bordo dell'aereo che eventualmente li rimpatria, devono rientrare in Italia. E questo accade quando il rimpatrio avviene effettivamente: in molti casi, nel Cpr albanese come nei dieci che già esistono in Italia, le procedure sono lunghissime e le persone migranti sono di fatto imprigionate per mesi senza nulla da fare. La legge prevede che possano restarvi fino a un anno e mezzo nei casi in cui, ad esempio, non collaborino al proprio allontanamento.
Rispetto al testo originale varato dal governo il testo ha subito almeno una modifica: si prevede esplicitamente che anche chi fa richiesta di asilo possa essere trattenuto al loro interno. Nelle ultime settimane è accaduto che chi faceva domanda di protezione internazionale dovesse subito essere riportato in Italia, e questo è il tentativo della destra di mettere una pezza al problema. Resta da vedere se i tribunali la considereranno sufficiente.
Le norme per allargare i Cpr e la procedura accelerata per l'asilo
In più, il decreto prevede che la cosiddetta procedura accelerata per l'asilo – procedura che prevede che la richiesta di accoglienza venga analizzata in soli sette giorni, togliendo diverse garanzie alle persone che la subiscono – si applichi a molte più persone. Finora si attuava solo per chi viene da Paesi considerati ‘sicuri' e chi fa domanda di asilo dopo aver tentato di evitare i controlli al confine.
Ora la procedura si allarga a chi fa richiesta di protezione internazionale solo per ritardare l'espulsione; così come alle persone sottoposte a procedimento penale (anche non condannate) per reati che vanno dall'omicidio alla minaccia a pubblico ufficiale; ma anche a coloro che sono considerati un pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica. Insomma, categorie ampie di persone che vedranno le loro richieste analizzate in fretta e con meno tutele.
Infine, due provvedimenti più pratici. Uno è la cessione gratuita di due motovedette all'Albania. Un altro è il via libera ai ‘potenziamenti' dei Cpr. Nei lavori che servono per realizzare o ampliare un centro per il rimpatrio si potranno ignorare tutte le leggi esistenti, tranne: il codice penale, il codice antimafia e gli obblighi europei. Tutte le altre normative potranno essere derogate.