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Migranti, per la prima volta comandante è stato condannato per aver consegnato naufraghi ai libici

Sentenza storica in Italia. Per la prima volta un tribunale ha condannato un comandante, per aver consegnato illegalmente dei migranti alle autorità libiche. Si tratta della vicenda del rimorchiatore Asso 28, che nel luglio 2018 lasciò che un centinaio di persone, tra cui bambini e donne incinte, venissero ricondotti in Libia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Una sentenza storica per la gestione dell'immigrazione quella che ha coinvolto oggi il comandante della Asso 28, il mercantile italiano che nel luglio 2018 raccolse 101 migranti profughi, tra cui anche donne incinte e minori, e li riconsegnò a una motovedetta libica, affinché li riportasse indietro, a Tripoli. Il comandante del rimorchiatore – che è di proprietà della compagnia Augusta di supporto alle piattaforme petrolifere al largo della Libia – è stato condannato  a un anno di reclusione dal tribunale di Napoli, come racconta Avvenire. Questo significa che affidare i naufraghi alla cosiddetta Guardia costiera libica è reato, perché il Paese del Nord Africa non è considerato un porto sicuro.

Si tratta di una sentenza senza precedenti. È la prima volta infatti che in Europa viene emesso un verdetto simile, e crea un precedente: da questo momento in poi qualsiasi nave civile che sia complice di respingimenti potrà subire conseguenze giudiziarie, perché appunto atti di questo tipo saranno considerati illegali.

Per l'inchiesta, per la quale ha indagato anche la capitaneria di porto di Napoli, sono state acquisite dai magistrati anche le registrazioni audio delle conversazioni radio intercettate il 30 luglio 2018 dalla nave Open Arms. Queste comunicazioni, che pubblicate da ‘Avvenire', fecero emergere diverse criticità nella gestione del salvataggio.

"Nel luglio 2018 ero a bordo della Open Arms e sono stato testimone diretto di quanto avvenne nelle acque del Mediterraneo centrale, quando un mercantile italiano, Asso 28, raccolse un centinaio di naufraghi, tra cui minori e donne incinte, e li riconsegnò alle autorità libiche. Oggi Avvenire dà la notizia che il comandante di quella nave è stato condannato dal tribunale di Napoli. Evidentemente la Libia non è un porto sicuro, ed affidare i naufraghi alla cosiddetta Guardia Costiera di quel Paese non è la scelta giusta, anzi probabilmente è un reato", ha commentato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che durante l’inchiesta giudiziaria è stato ascoltato come persona informata dei fatti.

"I razzisti del nostro Paese – ha detto ancora il leader di SI – possono inondare il web delle loro farneticazioni, possono diffondere l’odio e i pregiudizi, ma non possono cancellare le norme e le leggi a difesa degli esseri umani e della loro dignità. Sono contento di quanto ha stabilito la giustizia a Napoli: la solidarietà e l’umanità non sono un reato".

"Un precedente importante e significativo perchè dice chiaramente che non si gioca con le vite delle persone. Lo sappiano tutti: gli armatori delle compagnie di navigazione, le varie Istituzioni italiane ed europee che devono, e spesso non lo fanno, tutelare i più deboli. E lo devono sapere anche i banditi della cosiddetta guardia costiera libica e i loro amici trafficanti", ha concluso.

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