Migranti, ora la Grecia addestra la Guardia costiera libica: “Un’alleanza tra forze accusate di abusi”

Il capo della Guardia Costiera greca, vice ammiraglio Tryfon Kontizas, è arrivato giovedì a Creta per la cerimonia di chiusura del primo ciclo di addestramento riservato a 25 ufficiali della Guardia costiera libica, fedeli al maresciallo Khalifa Haftar. La formazione si è svolta presso il Centro di addestramento per l’interdizione marittima della Marina ellenica a Marathi, nei pressi di Chania, dove si trova Fanpage.it al momento, e ha riguardato pattugliamenti, operazioni di ricerca e soccorso, ispezioni navali e tecniche di controllo delle frontiere.
L’iniziativa nasce da un accordo siglato lo scorso luglio a Bengasi tra il ministro degli Esteri greco George Gerapetritis e il comandante dell’Esercito nazionale libico. L’obiettivo dichiarato da Atene è rafforzare la cooperazione con la Libia orientale nella gestione dei flussi migratori verso le isole del sud, in particolare Gavdos e Creta, teatro di un forte aumento di arrivi negli ultimi mesi.
Secondo fonti locali, esercitazioni delle forze di Haftar si sarebbero svolte anche nella zona di Agia Galini. La Grecia si è impegnata a fornire supporto tecnico – tra cui jeep e assistenza alla manutenzione delle motovedette – e un secondo ciclo di formazione, focalizzato proprio sulla manutenzione navale, è previsto a settembre ad Atene o Salonicco.
Durante la sua missione a Creta, il vice ammiraglio Kontizas ha consegnato dei diplomi agli ufficiali libici e affrontato le questioni interne alla Guardia Costiera ellenica: personale ridotto, reparti sotto pressione e il dossier migratorio che resta “in rosso”. Da luglio, infatti, la Grecia ha adottato misure di emergenza a causa del record di sbarchi del 2025, soprattutto nelle isole di Creta e Gavdos (dove negli ultimi tre anni arrivano le imbarcazioni che lasciano Tobruq, Libia orientale), inclusa la sospensione delle richieste d'asilo per tre mesi a partire dal luglio 2025 per chi arriva via mare dal Nord Africa.
Da luglio di fatto le persone che sbarcano nell'isola di Creta vengono arrestate, trasferiti in centri di detenzione informali e portate ad Atene dove vengono nuovamente recluse per un tempo indeterminato data l'impossibilità di richiedere asilo.

Le critiche: “Un’alleanza tra forze accusate di abusi”
Se per il governo Mitsotakis si tratta di una strategia di sicurezza e contenimento dei flussi, per Ong e osservatori internazionali la cooperazione diretta con la Guardia Costiera libica solleva gravi interrogativi.
“Questa settimana, la Grecia ha completato il primo turno di addestramento per 25 ufficiali della Guardia costiera libica presso il centro di addestramento marittimo della Marina ellenica a Creta. L'obiettivo è chiaro: impedire a più persone possibile di raggiungere il territorio greco e infine europeo. Sulla carta, si tratta di "protezione delle frontiere”, in realtà la Grecia sta cooperando con una forza a lungo accusata di violenza, torture, rapimenti e uccisioni”, denuncia Aegean Boat Report, “da anni, la Guardia Costiera libica, finanziata e attrezzata dall'UE, intercetta le persone in mare e le costringe a tornare in Libia, dove, affrontano detenzione arbitraria nei campi gestiti dalle stesse milizie, tortura e violenza sessuale, lavoro forzato ed estorsione, sparizioni e uccisioni. L'UNHCR e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni hanno ripetutamente dichiarato ciò che già sappiamo: La Libia non è un luogo sicuro di sbarco. Un tribunale italiano ha persino stabilito nel 2024 che la Guardia Costiera libica non rispetta gli standard internazionali di soccorso”.
Il governo greco, e la sua Guardia Costiera – anch’essa accusata da molteplici organi investigativi di violazione sistematica dei diritti umani, attraverso respingimenti illegali verso la Turchia, violenza ed espulsioni collettive – sta intensificando la sua cooperazione con la Libia, ignorando anni di torture documentate, sparizioni e uccisioni. “Due forze con lunghi precedenti di abusi si riuniscono – con finanziamenti e sostegno politico dell’UE – sotto la bandiera della “sicurezza di frontiera”, conclude Aegean Boat Report.
Sull’operato della Guardia Costiera ellenica, tuttavia, cala il silenzio. Da mesi, infatti, non si hanno più immagini delle operazioni di ricerca e soccorso e secondo diverse fonti locali di fatto la Guardia Costiera greca non porterebbe a termine quasi mai vere operazioni di ricerca e soccorso: “È da tantissimo tempo che non abbiamo foto delle operazioni”, spiega a Fanpage.it Christina Giannari – mediatrice culturale – “sappiamo per certo, però, che la guardia costiera greca non da neanche i giubbotti di salvataggio”. Fanpage.it ha chiesto un’intervista al portavoce della Guardia Costiera ellenica ma il giorno della pubblicazione di questo articolo non ha ancora ricevuto risposta.
Un nodo europeo
La cooperazione con la Libia orientale si inserisce in un più ampio disegno europeo di esternalizzazione delle frontiere, che vede già da anni l’Italia e l’UE impegnate nel sostegno economico e logistico a Tripoli. Mentre a Creta si consegnano diplomi agli uomini di Haftar, resta intatta la domanda: fino a che punto l’Europa è disposta a spingersi nel delegare a milizie accusate di torture e sparizioni la vita di chi cerca di attraversare il Mediterraneo?