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Migranti, l’appello al governo dei parlamentari per sospendere gli accordi Italia-Libia

“Gli accordi con la Libia contenuti nel Memorandum siglato nel 2017 e che il 3 novembre si avvia ad essere automaticamente rinnovato sono all’origine di una sistematica violazione dei Diritti Umani delle persone che tentano di fuggire da quello che è ormai considerato un vero e proprio inferno. Chiediamo che il Governo italiano sospenda con effetto immediato gli accordi attualmente in essere”: così l’appello al governo di alcuni parlamentari di Pd, Iv, +Europa, Leu e del Gruppo misto.
A cura di Annalisa Girardi
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Un gruppo di parlamentari del Partito democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali, +Europa e del Gruppo misto ha presentato un appello al governo, a prima firma di Erasmo Palazzotto, chiedendo di sospendere il Memorandum d'intesa fra Roma e Tripoli sulla gestione dei flussi migratori. "Il deteriorarsi della condizione di stabilità in Libia e le informazioni di cui oggi disponiamo sulla condizione dei migranti imprigionati dentro i centri di detenzione governativi e non, ci impongono di avviare una seria riflessione sulle politiche di gestione dei flussi migratori dal paese nordafricano che fino a qui il Governo italiano e l’Unione Europea hanno messo in campo. Gli accordi con la Libia contenuti nel Memorandum siglato nel 2017 e che oggi si avvia ad essere automaticamente rinnovato sono all’origine di una sistematica violazione dei Diritti Umani delle persone che tentano di fuggire da quello che è ormai considerato un vero e proprio inferno", si legge nel testo dell'appello.

L'istanza presenta le firme dei deputati Erasmo Palazzotto, Rossella Muroni, Nicola Fratoianni, Matteo Orfini, Riccardo Magi, Gennaro Migliore, Giuditta Pini, Fausto Raciti, Luca Rizzo Nervo, Luca Pastorino, Stefano Fassina, Giuseppina Occhionero, Massimo Ungaro, Alessandro Fusacchia e Chiara Gribaudo. I senatori che hanno aderito sono invece: Loredana De Petris, Davide Faraone, Gregorio De Falco, Francesco Verducci, Francesco La Forgia, Virginia La Mura, Paola Nugnes. Hanno preso parte anche gli eurodeputati Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino, Massimiliano Smeriglio.

Il testo dell'appello

Il documento presentato al governo continua: "Le testimonianze raccolte, le indagini in corso, tra cui una della Corte Penale internazionale per crimini contro l’umanità, i rapporti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie, le inchieste giornalistiche come quella che è costata la scorta al giornalista Nello Scavo, dipingono un quadro drammatico ed insostenibile dal punto di vista morale prima ancora che politico. Un quadro in cui è sempre più chiaro il ruolo che le milizie e le organizzazioni dei trafficanti hanno all’interno delle autorità statali e della Guardia Costiera Libica, un’organizzazione che agisce come ci ricordano le Nazioni Unite con “spregiudicatezza e violenza” e che è parte del traffico organizzato di esseri umani".

"Le violenze, gli stupri e le torture documentate dentro i centri finanziati in forza degli accordi sottoscritti con la Libia da parte del Governo italiano e dell’Unione Europea non possono essere ulteriormente ignorati o considerati un costo moralmente accettabile nel tentativo di contenere i flussi migratori. Non possiamo continuare a voltarci dall’altra parte facendo finta di non sapere qual è la portata dei crimini di cui rischiamo di essere corresponsabili continuando ad alimentare questo sistema".

Vi è inoltre un rifermento alla "sospensione del dispositivo di soccorso in mare da parte dei governi europei e dalla guerra aperta alle navi della società civile a cui viene reso sempre più difficile operare nel Mediterraneo centrale". Il risultato? "Siamo davanti ad una emergenza umanitaria senza precedenti che si sta consumando a poche miglia dalle nostre coste, abbiamo il dovere di intervenire per porre fine a quella che sarà considerata dalla Storia come la più grande violazione sistemica di diritti umani dopo seconda guerra mondiale".

La fine degli accordi con la Libia

Per questi motivi, sottolineano i parlamentari firmatari dell'appello, "riteniamo che vada marcata una netta discontinuità dalle attuali politiche sulle migrazioni senza attendere oltre ponendo fine a tutto questo a partire dal 3 novembre data in cui andrà a rinnovo automatico il Memorandum con la Libia. Chiediamo che il Governo italiano sospenda con effetto immediato gli accordi attualmente in essere che riguardano il supporto ed il coordinamento della Guardia Costiera libica e la gestione dei centri di detenzione per migranti e che contestualmente avvii la dismissione della Missione di Supporto alla Guardia Costiera Libica. Che si apra un nuovo negoziato con il Governo di Unità Nazionale Libico e con l’Unione Europea per definire un piano di evacuazione umanitaria di tutte le persone attualmente detenute nei centri governativi e non, sotto il coordinamento dell’UNHCR. Che venga ripristinato un dispositivo di soccorso in mare europeo che comprenda quella che attualmente viene identificata senza alcun presupposto legale la zona SAR di competenza della Libia e che questo sia coordinato con l’intervento umanitario delle ONG attualmente operanti nel Mediterraneo Centrale".

Di Maio: "Accordo può essere migliorato"

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha affermato che il governo "sta lavorando per modificare in meglio il Memorandum d'intesa tra Libia e Italia" sulla gestione dei flussi migratori, "in particolare nella parte riguardante le condizioni dei Centri di detenzione". Per il leader del Movimento Cinque Stelle, l'accordo "può essere migliorato ma è innegabile come abbia contribuito attraverso il rafforzamento delle capacità operative delle autorità libiche a ridurre in maniera rilevante l'arrivo dei migranti, da 107.212 del 2017 a 2.722 all'ottobre 2019 e conseguentemente le morti in mare nel Mediterraneo centrale".

Il titolare della Farnesina ha annunciato che verrà convocata una Commissione congiunta italo-libica per lavorare all'intesa e coinvolgere le organizzazioni internazionali. Di Maio ha anche sottolineato come l'Italia sia "l'unico partner effettivo delle autorità libiche nella lotta al traffico di esseri umani: una riduzione dell'assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione dell'attività della Guardia costiera libica".

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