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Migranti, la nave di Mediterranea torna in mare: “Risposta alla campagna d’odio contro di noi”

La Mare Jonio torna in missione nel Mediterraneo centrale per salvare vite umane. Una campagna di sottoscrizioni record ha permesso di ripartire dopo i fermi amministrativi del decreto Piantedosi.
Intervista a Denny Castglione
Capomissione di Mediterranea Saving Humans
A cura di Antonio Musella
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E' tornata a salpare dal porto di Trapani, la Mare Jonio, l'imbarcazione di Mediterranea Saving Humans, l'associazione italiana che si occupa di ricerca e salvataggio in mare. Uno dei tasselli di quella civil fleet, la flotta civile, l'unica nave battente bandiera italiana, la Mare Jonio torna a dirigersi verso le coste libiche dopo il periodo di fermo, seguito all'ultima missione, a causa dell'applicazione del decreto Piantedosi, e dopo una campagna stampa portata avanti da alcuni quotidiani di centro destra negli ultimi mesi. In poche settimane grazie ad una sottoscrizione straordinaria, Mediterranea Saving Humans ha raccolto i fondi per tornare nuovamente in missione. Fanpage.it ha intervistato Denny Castiglione, il capo missione di Mediterranea Saving Humans, che appresta ad affrontare la sua quindicesima missione dal 2018, anno in cui la Mare Jonio è stata messa in mare.

Denny Castiglione, capomissione di Mediterranea Saving Humans
Denny Castiglione, capomissione di Mediterranea Saving Humans

Tornate in mare dopo alcuni mesi, e ci siete riusciti raccogliendo i fondi in poche settimane, che tipo di missione sarà?

Questa è la risposta prima al fermo amministrativo della nave avuto con il decreto Piantedosi, perché ci siamo rifiutati di coordinarci nel salvataggio con le cosiddette autorità libiche. Ma è anche la risposta alla campagna diffamatoria che è stata fatta nel mese di dicembre contro di noi da alcuni giornali, ed è anche una risposta pratica al processo iniziato a Ragusa, contro i nostri compagni accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Questa è la nostra risposta, che siamo riusciti a mettere in campo grazie ai nostri equipaggi di terra a mettere di nuovo il gasolio nella Mare Jonio ed uscire in mare.

C'è stata una raccolta fondi straordinaria, in poche settimane siete riusciti a coprire i costi della missione, ce ne parli?

E' la cosa più bella di questi ultimi mesi, sono stati mesi complessi, siamo stati sotto attacco, eravamo anche preoccupati, ma questa risposta eccezionale ha raccolto tanti soldi che ci hanno permesso di partire. Siamo molto soddisfatti, vuol dire che c'è ancora una società civile che risponde "presente" a queste necessità.

Qual è la situazione che vi aspettate di trovare per questa missione?

Purtroppo la situazione è drammatica. Se prendiamo i dati dall'inizio dell'anno 2024, siamo già a numeri record, gli ultimi soccorsi delle altre Ong, che hanno avuto anche tanti problemi sanitari e anche morti, hanno avuto la risposta folle del governo italiano che ha concesso solo porti di sbarco lontanissimo. Questo anche quando c'erano dei morti a bordo, una cosa davvero folle. Le difficoltà sono non solo date dalle condizioni in mare ma anche dalla fragilità delle persone che vengono percorse, e c'è da sottolineare che tutte le navi che sono sbarcate in Italia sono state poi poste tutte sotto fermo amministrativo per il decreto Piantedosi. Inoltre per la prima volta è stata anche applicata la reiterazione del reato, con una nave che è stata fermata addirittura per 60 giorni. In questo scenario però ci sono anche cose positive, come la sentenza del Tribunale di Crotone che ha liberato una nave della flotta civile dal fermo amministrativo, dandoci ragione quando diciamo che questo decreto è semplicemente folle.

Alcune navi sono ferme, altre come voi tornano in mare, sta funzionando una rotazione tra le varie Ong?

Si è uno dei punti di cui essere felici, c'è una cooperazione ed un supporto incredibile, una sorta di staffetta solidale. Da un lato il governo italiano blocca le navi del soccorso civile con i fermi amministrativi, dall'altro nuove navi escono in mare per salvare vite. In questo momento ci siamo Mare Jonio ed Ocean Viking, siamo pochi in questo momento, ma adesso tocca a noi.

La Humanity 1 nell'ultimo salvataggio ha subito una raffica di mitra sparata dai libici accanto all'imbarcazione che stavano soccorrendo. Siete pronti a scenari del genere?

E' uno scenario a cui siamo preparati, lo abbiamo studiato. Cose simili ci sono capitate in passato. C'è stata una escalation di violenza da parte di questi banditi. E' assurdo che qualcuno continui a chiamarli "guardia costiera libica" sono solo dei banditi che giocano sulla pelle dei naufraghi e degli equipaggi. Finanziate inoltre dal governo italiano, sia materialmente con l'invio di motovedette sia con i soldi degli accordi Italia – Libia. A noi, come flotta civile, basterebbero appena due delle motovedette che sono state regalate alle bande libiche, per salvare più vite in mare. Quello che chiediamo da sempre è una nuova missione di ricerca e soccorso coordinata dall'Unione Europea per impedire i respingimenti violenti e permetta alle persone di poter vivere dignitosamente, e che soprattutto permetta di salvare vite umane che non finiscono nelle mani degli aguzzini libici.

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