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Migranti, la denuncia di Sea Watch: “Turchia è complice di respingimenti illegali di esseri umani”

L’ong tedesca Sea Watch ha denunciato gravi violazioni da parte della Turchia, Paese Nato, e firmatario della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e della Convenzione di Ginevra: ha consegnato, come è stato documentato dall’aereo Moonbird, una trentina di migranti salvati in mare alla Guardia costiera libica.
A cura di Annalisa Cangemi
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L'organizzazione umanitaria Sea Watch, tramite il suo aereo Moonbird, ha documentato il coinvolgimento della Turchia in un'operazione di respingimento illegale di esseri umani. In pratica la Turchia avrebbe di fatto consegnato alla Guardia costiera libica una trentina di migranti soccorsi da una nave militare turca impegnata nel Mediterraneo in un'operazione della Nato.

Il soccorso dei migranti, secondo quanto riportato da Moonbird, è avvenuto ieri mattina. Prima è stato avvistato un elicottero Seahawk della Marina militare turca. Poi, a poca distanza, l'equipaggio del velivolo dell'ong tedesca e della svizzera Humanitarian Pilot Initiative (Hpi) che dal 2017 individua e segnala alle navi umanitarie i gommoni che partono dalla Libia, ha potuto osservare la presenza di una fregata turca (identificata come F-490 dall'equipaggio come poi confermato dal ministero della difesa turco stesso in un comunicato) e, vicino alla nave, un gommone grigio con a bordo diverse decine di persone. "In acqua è stato possibile scorgere anche un RHIB (presumibilmente della fregata turca)", ha scritto su Twitter l'ong Sea Watch.

"L'equipaggio di Moonbird – si legge ancora nel messaggio pubblicato sul social network – ha potuto ascoltare sul canale 16 VHF le comunicazioni tra la nave turca e una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica che stava raggiungendo l'area delle operazioni".

"Moonbird, poco prima di lasciare la zona per continuare le operazioni di ricerca, ha avvistato la motovedetta libica ‘Sabratha' – ha denunciato ancora Sea Watch – che ha preso a bordo le persone che si trovavano sul gommone per poi riportarle in Libia, paese in guerra dove i respinti si trovano a fronteggiare violenze e torture di ogni tipo".

"La Turchia – ha sottolineato la ong – Paese membro della Nato, firmatario della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo e della Convenzione di Ginevra, si è così resa complice di una ennesima grave violazione dei diritti dell'uomo. Un rifugiato, secondo il principio di non-refoulment, non può infatti essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate".

Linardi: "Gravissimo il respingimento attuato dalla Turchia"

La portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi, ritiene la presenza turca in Libia e l'intervento attivo di Ankara "un fatto gravissimo" in quanto mostra come la "presenza istituzionale in mare si traduca in una violazione del diritto internazionale volta al contenimento a ogni costo delle persone in Libia e alla loro condanna a morte nei campi di tortura, ampiamente documentati e denunciati da agenzie Onu e inchieste giornalistiche".

Si è trattato di "un respingimento ‘per procura', in cui gli accordi europei con la Libia e le motovedette fornite dall'Italia hanno permesso un trasbordo in acque internazionali", aggiunge Linardi, sottolineando che la nave turca "ha operato in linea con la prassi di intercettazione e rientro coatto finanziata dall'Unione Europea dal 2017". Dunque "L'Unione europea e, con il fatto accaduto ieri, anche la Turchia, parte del dispositivo Nato, sono complici attivi di uno scempio in Libia".

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